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   SATIRA SULLE CTU

E questa CTU dovrebbe essere pagata ( sono stati richiesti oltre 8.000 euro che il giudice dr. Antonio Matano a dimezzato, visto che, come è evidente, non è stata fatta ne con coscienza ne con scienza?

Ha forse fatto un favore al CTP della Reale Mutua assicurazione, suo amico e professore nella stessa università, Zoia Riccardo, scelto dopo che l'assicurazione ha saputo che il prof. Angelo Moretto era il CTU scelto dal giudice?

llegato 4

Risposte alle controdeduzioni del dr. Pani, CT di parte ricorrente

Nota: per facilitare la lettura, il testo integrale delle controdeduzioni del CT dr. Pani è riportato in corsivo, e

le risposte o commenti del CTU in carattere piano e grassetto, immediatamente di seguito ai passaggi cui si

riferiscono.

Preliminarmente si vogliono ribadire alcuni concetti:

1) sarebbe opportuno abbandonare/distogliere la attenzione dalla concomitante

intossicazione da metano, perchè fuorviante. E’ documentata la deconnessione del

TUBO di scarico di un essicatoio ed essa ha certamente determinato l’inquinamento

ambientale del locale chiuso con il CO.

L’argomento è stato rapidamente trattato nella CTU, perché il problema dell’odore di gas è stato

sollevato sia dalla sig.ra Lan che dal sig. S, ma negato dagli altri intervenuti. Da

notare che il sig. S riferisce anche che il medico del pronto soccorso dell’ospedale di C ove ha accompagnato al sig.ra Lan avrebbe affermato che il sangue della sig.ra Lan emetteva odore.

2) così come devono opportunamente essere soppesate le dichiarazioni della Lan e

se si vuole anche dello S,

analogamente devono essere valutate adeguatamente le dichiarazioni di altri

testimoni, in quanto tutt’ora dipendenti della casa di cura, o del dott Schiattareggia,

Direttore Sanitario (che visitò per primo la pz e le face applicare l’O2, facendo portare

da un inserviente le bombole) la cui posizione è obbiettivamente conflittuale con la

ricerca di verità dei fatti, ed al quale non possono non essere censurati i

comportamenti: mancata certificazione diagnostica e delle cure prestate alla Lan,

omessa denuncia INAIL; resistenze alla richieste di “dimissione volontaria” della pz, per

tornare a casa o per potersi recare in PS per essere curata. Fu proprio la condotta del

primo medico intervenuto dr. Schiattareggia a complicare grandemente la possibilità di

fare a posteriori diagnosi certa di quanto capitò presso i locali della lavanderia. Se

avesse attivato tempestivamente il 118, avremmo dei dati clinici riconducibili alle h9 di

quella mattina, anzichè alle h 13 (ora di arrivo al PS di C), ma prevalse la azione

di “depistaggio” della sospetta intossicazione trattenendo la Lan foorse anche

contro volontà, comunque senza effettuare tempestivamente le doverose certificazioni e

denunce obbligatorie. Eventuale valida sua descrizione della condotta clinica doveva

essere redatta contestualmente all’evento vale a dire il 07.02.07

Il CTU non nega che la somministrazione di ossigenoterapia ha reso complesso il riconoscimento di

un’eventuale intossicazione da CO; non si è invece espresso sul comportamento degli intervenuti

perché non richiesto, né utile alla ricostruzione dei fatti.

A prescindere dalle discrepanze e diverse opinioni sollevate durante la attività

collegiale peritale, descritte dal CTU:

.......Il dr. Pani riteneva di dissentire su alcuni punti, per i quali si impegnava a fornire

indicazioni dettagliate. Sugli stessi punti il CTU si impegnava a rivedere la

2

documentazione per verificare le discrepanze evidenziate dal dr. Pani. Le discrepanze

sono le seguenti (parere dr. Pani/parere CTU):

· 1 ) è vero/non è vero che anche le colleghe di lavoro della sig.ra Lan

abbiamo lamentato disturbi riconducibili ad intossicazione da CO il giorno

07/02/2007, né nei giorni precedenti

· 2) è vero/non è vero che la sig.ra Lan sia svenuta e abbia perso conoscenza

cadendo sul tavolo della stireria

· 3) l’ossigeno è stato somministrato con mascherina/l’ossigeno è stato

somministrato con “occhialini” nasali

· 4) non è vero/è vero che la sig. Lan mal sopportava “gli occhialini” per la

somministrazione di ossigeno

· 5) la signora uscì verso le 12.30/la signora uscì verso le 12.00

· 6) è ipotizzabile/non è ipotizzabile una intossicazione cronica per esposizione

durata per almeno qualche giorno. .......”

1) La Lan fu l’unica a rimanere nei locali inquinati ininterrottamente dall’inizio del

turno di lavoro h 06, in quanto la B che aveva iniziato il lavoro allo

stesso orario , in realtà abbandonava immediatamente i locali della lavanderia per il

giro di consegna delle lenzuola pulite ai reparti, quindi si assentava dai locali inquinati.

L’altra collega la P iniziava il lavoro alle 08. Quindi fu solo la Lan a

essere esposta lungamente al CO e quindi unica a subire l’intossicazione acuta.

Riguardo alla possibile intossicazione cronica dei gg precedenti esisterebbe

dichiarazione della B che affermava malesseri nei gg precedenti riportata in

testimonianza SIT dallo S.

Il CTU si è principalmente riferito alla ricostruzione dei fatti dell’UPG Rota Omar (relazione del

05/02/2009) e sulle SIT disponibili. Non ha ritenuto di utilizzare dichiarazioni che riportavano

dichiarazioni altrui, non concordanti con le stesse.

2) La Lan afferma di aver perso conoscenza, lo stesso Schiattareggia testimonia

che essa versasse in semideliquio” a prescindere dalla scarsa correttezza del termine

dichiarato da un laureato in medicina e chirurgia, abilitato e “direttore sanitario” e con

molteplici interessi a minimizzare la gravità sintomatologica della infortunata, è assai

verosimile che la Lan abbia avuto quantomeno una fugace perdita di coscienza

o comunque una alterazione dello stato di coscienza.

Il CTU non ha trovato evidenza alcuna che la sig.ra Lan fosse svenuta, anche se, visti episodi

simili precedentemente accusati dalla sig.ra Lan, questo potrebbe essere successo. Certamente,

nessuna delle testimonianze riferisce di aver visto la sig.ra Lan svenuta, mentre tutti sono

concordi sulla presenza di conati di vomito e di un malessere generale.

3) Ammesso che il dr. Schiattareggia per minimizzare (ma in primo grado addirittura

negava la somministrazione di O2) affermi effettuazione di O2 terapia con occhialini,

la Lan afferma che al risveglio non sopportava gli occhialini e le venne applicata

3

la maschera O2. S testimonia che la trovò alle 12 con maschera O2, esiste anche

analoga affermazione della P.

Il CTU non è stato in grado di trovare nella documentazione in atti la dichiarazione della sig.ra P

relativa all’applicazione della mascherina per la somministrazione di ossigenoterapia. Il sig. S è

l’unico testimone che parla di mascherina e non di “occhialini”

4) Vedi punto 3

5) essendo il tempo di percorrenza da L all’ospedale di C di una mezz’ora, ed

essendo stata immediatamente accompagnata in PS appena libera di uscire dalla C

S, è verosimile sia uscita alle 12,30

Si tratta di una ipotesi fatta dal CT, che assume che dopo l’uscita si sia recata direttamente al pronto

soccorso, e che contrasta con varie dichiarazioni.

6) Malesseri ed euforia nei gg precedenti il 7 febbr sarebbero riferiti sia dalla P che

dalla B riferite a terze persone ma documentate le affermazioni e testimoniate

da S.

Il CTU non ha ritenuto di utilizzare dichiarazioni che riportavano dichiarazioni altrui, non

concordanti con le stesse.

In merito alla relazione del Prof Moretto a pag 10 non corrisponde al vero che la

Lan rifiutasse di essere accompagnata al PS, se d’altra parte avendo uno stato di

coscienza alterato e se il dr Schiattareggia regista del primo “soccorso” immediato ne

avesse posto la indicazione, detto orientamento assistenziale avrebbe dovuto avere

dominanza, ma purtroppo è verosimile per gli interessi di C S e per evitare

accertamenti INAIL, ASL ecc., come già avvenne in passato, di minimizzare sull’incidente

e con atteggiamento omertoso /omissivo provvedere a trattenere e somministrare O2

nascondere/minimizzare l’avvenuto avvelenamento da CO. Come Schiattareggia afferma

di aver trovato al suo arrivo in lavanderia la Lan in semideliquio, vomito e cefalea

ed il tubo di scarico deconnesso o come dice di “sbieco” e prescindendo dalla cosiddetta

controversia della presenza o meno di “fascette di contenimento” del tubo applicate dai

cuochi factotum intervenuti --> esistono per il comune buon senso tutti gli elementi per

affermare l’esistenza di un corredo sintomatologico correlabile a intossicazione da CO, o

quantomeno sospetta intossicazione da CO, una sorgente di CO in funzione (l’essicatoio

acceso) in un locale chiuso, ed un suo “malfunzionamento/incongruenza funzionale: la

deconnessione del tubo di scarico.

Il CT non porta evidenza contraria all’affermazione sul rifiuto di essere condotta in ospedale. Il resto

del paragrafo contiene ipotesi e considerazioni sul “comune buon senso”, non supportate da dati, per

cui non si ritiene di commentare.

In merito alla efficienza del macchinario, la caldaia che manca del bollino regionale di

conformità nella prova del 21.02.07 non venne dichiarata conforme, in considerazione

dello scarso rendimento energetico 50,2% e del calcolo del CO riferito ai fumi secchi e

senza aria pari a 218,3% quindi almeno oltre 21 volte il normale tollerato.

4

Per la precisione, il documento citato non si esprime sul rendimento energetico del macchinario.

Peraltro, il fatto che la caldaia avesse o meno un rendimento energetico conforme alla legge, nulla ci

dice sulle emissioni di CO in termini di rischio per la salute. Quanto, invece, dimostrano i certificati è

che la concentrazione di CO nei fumi di combustione era intorno ai 10 ppm, ben lontana dai livelli che

possono causare effetti tossici sui soggetti esposti.

Non si concorda assolutamente con la affermazione del prof Moretto relativamente alla

importanza della rilevazione in PS H C di HbCO pari a 3,7% quantizzato alla

emogas delle h 13,08 dopo esposizione in ambiente inquinato dalle 06 alle 08,30 circa

(UNICA PERSONA ESPOSTA per almeno 2h,30) e dopo oltre 3 h di O2 terapia, esso ha

importanza assoluta.

Detto valore 3,7% ha RILEVANZA QUALITATIVA .

Il CTU ha discusso a lungo il significato del valore di COHb di 3.7%, e non lo ha semplicisticamente

scartato come non rilevante. Il CTU ha commentato, in seguito a numerose considerazioni, che il dato

non permette alcuna conclusione definitiva.

La sua valutazione quantitativa riferita alle h 8,30 circa momento della slatentizzazione

del malessere della Lan è induttivo in funzione del tempo di emivita del CO a

fronte di respirazione di Aria o di O2 . Certo che dopo 3h e 38 min di O2 la risposta è

complessa (anche in considerazione di diverse concentazioni di O2 nella miscela

inspiratoria e nella ignoranza dei flussi di O2 impostati). Certo è che il tutto è da

ascriversi all’incongruo e omertoso e soprattutto alla negligente omissione di descrizione

della attività sanitaria effettuata dal dr Schiattareggia peraltro censurabile in quanto

imperita e negligente. La analisi con un saturimetro/pulsossimetro periferico era

certamente inadeguata a stabilire gravità della situazione clinica e conferma di ipotesi

diagnostiche, la terapia e la condotta inadeguata ai protocolli di gestione anche solo di

sospetta intossicazione da CO. Il comportamento, gli aspetti soggettivi, il ruolo di

Direttore Sanitario della Struttura configurerebbero comportamenti che andrebbero oltre

l’aspetto semplicemente colposo. L’aspetto quantitativo del reale grado di entità della

intossicazione della emoglobina del sangue della Lan ha attualmente una

importanza solo relativa, avrebbe avuto rilevanza al momento 07.02.07 per decidere il

migliore trattamento terapeutico per limitare il rischio di sindrome intervallare. Oggi il

perdersi nella stima del calcolo può non essere univoca per la scarsa certezza e assenza

di documentata entità della % di arricchimento della miscela respiratoria somministrata

alla Lan. La sindrome postintervallare è da ricoscere alla Lan solo con la

documentata esistenza di pregresso avvelenamento da CO e con la assenza di altra

patologia correlabile clinicamente.

Il CTU concorda con il CT dr. Pani sull’impossibilità di giungere ad una conclusione di tipo

quantitativo sui livelli di COHb. Il CT, invece, pone diagnosi di “sindrome post-intervallare” a un

corteo sintomatologico che può essere compatibile, ma non patognomonico, con tale diagnosi, visto che

non presenta alcuna caratteristica univocamente riferibile a una complicanza dell’intossicazione da

CO. Anche gli Ausiliari del CTU definiscono “compatibile” con sindrome post-intervallare il quadro

da loro osservato (vedi oltre), e non pongono tale diagnosi. Il CT pone e utilizza quindi questa

diagnosi, scelta fra tante possibili, per confermare la presenza della causa. Ragionamento circolare che

evidentemente non può dimostrare né la causa né l’effetto.

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Il prof Moretto in relazione al sospetto tabagismo della Lan, dichiarato in 5

sigarette/die, ma che stava smettendo di fumare, si contraddice riferendo che il valore di

HbCO ritrovato 3,7 potrebbe essere compatibile in un fumatore di 20 sigarette /die, ma

ciò non può essere certamente valido nel caso in specie essendo la Lan

eventualmente esposta solamente a un quarto (o meno) di 20 sig /die .

Il CTU ha svolto un ragionamento molto più dettagliato, e si rimanda al testo della perizia.

In ogni caso La Lan è testimoniato dalla P che alla “micropausa lavorativa alle

h 08 del 07.02.07” certamente non fumò, anche perchè probabilmente iniziava il

malessere, pertanto la ultima sigaretta sarebbe stata fumata forse la sera del 6 dopo

cena, oltre 12 ore prima, quindi il tardivo valore di 3,7 è significativo di sopravvenuta

intossicazione.

Il CT formula delle ipotesi che non possono essere confermate da alcun dato oggettivo disponibile.

Di conseguenza le affermazioni del prof Moretto non sono corrette, e certamente non si

può negare la conferma qualitativa di avvenuta intossicazione da CO con il

rilevamento tardivo di 3,7% oltre 3 ore e mezza dopo l’incidente con effettuazione di

respirazione di aria e O2.

Si rimanda al testo della CTU per una discussione sulla scarsa utilizzabilità di questo dato.

A conferma comunque della gravità della intossicazione soprattutto tessutale e

cellulare/mitocondriale è il dato relativo alla significativa acidosi metabolica rilevata alla

emogas delle 13,08 con la evidenza di un BEecf pari a -3,0 mmol/l persistito patologico

anche il giorno dopo a -1,3. (con iperventilazione di compenso e relativa ipocapnia) e

soprattutto con bassa pressione parziale di O2 pari a soli 88mmHg. Di conseguenza Il

danno tessutale /mitocondriale evidenziato da questi valori è significativo della

importante gravità dell’avvelenamento. Esso è anche da solo coerente e predittivo della

sindrome postintervallare che poi si è innescata. E’ da ricordare che a prescindere dai

valori di O2 legato alla emoglobina per le alterazioni dell EME indotte dal CO che

spostano la curva di saturazione dell’O2 con l’emoglobina, rendendo il diminuito O2

disponibile molto più difficilmente cedibile verso i tessuti : quindi meno O2 trasportato e

soprattutto meno O2 disponibile per i tessuti perchè meno cedibile dalla Hb evento che

peggiora il quadro dei dati misurati alle emogas. Oltre a quanto detto si aggiungano i

danni diretti del CO a livello mitocondriale col blocco/rallentamento della respirazione

cellulare, eventi veramente responsabili della entità della intossicazione (correlati alla

acidosi metabolica / tissutale: -->BE all’emogas) e del rischio di sviluppo della sindrome

intervallare.

Il ragionamento fatto dal CT si basa sull’assunto che ci sia stata intossicazione da CO. In ogni caso il

dato relativo al deficit di bicarbonati non è particolarmente rilevante, trattandosi anche di un valore

calcolato e non misurato. Inoltre, il quadro di acidosi metabolica compare per quadri di intossicazione

da CO gravi con stato di coma. Per questo motivo, questo dato non deve essere sopravvalutato e non

può essere portato a sostegno di una diagnosi di intossicazione da CO.

CONCLUSIONI

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Il Prof Moretto sembrerebbe dare più credito alle testimonianze di persone direttamente

legate alla posizione della C S in quanto tutt’ora dipendenti (forse soggette a

pressioni ) congeda e minimizza le lagnanze della parte lesa, e soprattutto da estrema

rilevanza alle affermazioni del dott Schiattareggia la cui posizione nella vicenda è

quantomeno in grandissimo conflitto di interessi, che ha prima in sede testimoniale

negato la effettuazione di O2 terapia, poi ricorretta con O2 somministrati con

occhialini”, ma decide di ignorare la condotta dal dr. Schiattareggia perseguita

nell’assistenza alla Lan. Essa è assolutamente censurabile sotto il profilo

omissivo/omertoso volto a minimizzare o nascondere l’infortunio lavorativo e sotto il

profilo medico: assolutamente imprudente imperito inosservante dei dettami e linee

guida in caso di sospetta intossicazione da CO. Nonostante dette “incongruenze”

sembrerebbe disequilibrato il peso che viene dato alle affermazioni di una parte (C

S) rispetto alla parte lesa (Lan)

Il Prof Moretto IGNORA il corredo sintomatologico della Lan in fase acuta (cefalea,

malessere, nausea vomito, astenia, fugace perdita di coscienza) anzi si sforza di

minimizzare la cefalea correlandola a sofferenza mestruale.., ignora la perdita di

coscienza chiamandola come l’ILLUSTRE dott Schiattareggia “semideliquio”...

Si noti che nella CTU il quadro sintomatologico non è ignorato, ma è descritto, e non è considerato

patognomonico di intossicazione da CO. Non risulta al CTU di aver mai fatto propria la descrizione di

semideliquio” riportata dal dr. Schiattareggia.

IGNORA la coerenza cronologica e clinica con la intossicazione acuta da CO insorta in

luogo chiuso, con la esposizione a sorgente di CO attiva, che sarebbe sufficiente per un

clinico attento a determinare sospetto diagnostico (avvallabile dalla attivazione di CO

detector ambientali o dal rilevamento dell HbCO).

Il CTU non ha ignorato la cronologia; il CTU ha discusso, ed escluso, la possibilità che ci fosse una

sorgente attiva di concentrazioni patologiche di CO.

IGNORA la evidenza di anomalia della apparecchiatura sorgente di CO che presentava

documentatamente deconnesso il tubo di scarico.

Il CTU non ha ignorato le deconnessione del tubo di scarico, ma l’ha inserita nel quadro generale delle

emissioni dei fumi di combustione, che non indicavano emissione di livelli di CO pericolosi per la

salute, considerando la concentrazione nei fumi di emissione, e le dimissioni e caratteristiche del

locale.

IGNORA il documento che dichiara comunque non conforme da ente terzo certificatore la

suddetta apparecchiatura con le prove del 21.02.07 effettuate dopo l’avvelenamento.

Il CTU ha considerato il documento citato; il fatto che il macchinario potesse essere non conforme dal

punto di vista del rendimento energetico, non porta come necessaria conseguenza che emettesse

concentrazioni di CO pericolose per la salute, come peraltro dimostrato dall’analisi dei fumi di

combustione.

IGNORA la evidenza qualitativa di intossicazione da CO con il tardivo rilievo di HbCO di

3,7 molte ore dopo l’avvenuto avvelenamento, coerente con il corredo sintomatologico

inizialmente lamentato dalla pz. sottostimando e minimizzando il dato quantitativo col

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tentativo di assimilarla a tossicosi da tabagismo cronico dell’accanito fumatore di 20 sig

/die : dato non assimilabile al caso in specie

Il CTU ha discusso a lungo il possibile significato del livello di 3.7% di COHb, e non ha fato alcun

tentativo di considerare la sig.ra Lan un’accanita fumatrice. I livelli di COHb, come detto,

dipendono dal tempo trascorso dall’ultima sigaretta fumata, e nulla noi sappiamo di quando ciò sia

avvenuto.

IGNORA la coerenza cronologica della comparsa di Sindrome post intervallare in esiti di

valida intossicazione acuta da CO, con il tipico quadro di documentata oggettivamente

neuroastenia, deficit attentivi e cognitivi, s. depressiva reattiva.

Il CTU non ha ignorato il quadro sintomatologico, che il CT dr. Pani diagnostica come sindrome postintervallare.

In accordo con gli ausiliari dr. Garbarini e dr.ssa Zugno, il CTU definisce quel quadro

sintomatologico come compatibile con sindrome post-intervallare, ma non diagnostico, essendo

compatibile con altri quadri patologici. È l’insieme dei dati disponibili che portano il CTU a

concludere che, con molta probabilità, non si tratti di sindrome post-intervallare.

Sembrerebbe anche che il Prof Moretto voglia ignorare la valutazione del suo ausiliario

dott Garbarini e dott.ssa Zugno che riconoscono possibile e coerente con sindrome

Intervallare il disturbo sofferto dalla Lan e quantificano la entità del danno alla

persona pari al 16-18% (peraltro non difforme dalla valutazione del sottoscritto

quantizzata al 20%) ovviamente a patto di riconoscere valida la preliminare intossicazione

da CO del 07.02.07

Vedi sopra. Peraltro gli ausiliari nella loro relazione affermano “il quadro clinico in esame può essere

compatibile (non, si noti, “possibile e coerente”, NdR) con l’ipotesi eziologica di un’intossicazione

da monossido di carbonio”.


 

Nel rammaricarsi della asimmetria valutativa del reale peso delle diverse

testimonianze (delle diverse persone con interessi consci e inconsci, coinvolte nelle

vicende del 07.02 2007) il tentativo attuale, a posteriori, volto a cercare di ricostruire

IL QUADRO DI VERITA’ dei fatti (nascosto e reso complicato dalla condotta omertosa

dell’epoca, e di depistaggio all’oggi del dott. Schiattareggia -Direttore Sanitario della

c S), delegato al prof Moretto, purtoppo lascia la evidenza di un risultato

quantomeno opaco e sordo alla obiettività di una serie coerente di evidenze

suggestive per avvenuta intossicazione da CO mal gestita, ed evoluta in Sindrome

Intervallare, che ha determinato il consistente danno alla persona della sig.ra

Lan


 

Sulla base di quanto sopra commentato, il CTU non ritiene di modificare le sua conclusioni.

 

Il ctu andrebbe denunciato per falso in perizia, abuso d’ufficio e falso ideologico e diffamazione

agli art.372/373cp, abuso d’ufficio art.479cp, falso ideologico art. 480cp e diffamazione art.596 cp.

nominato consulente tecnico d’ufficio il 22novembre 2012 nella causa72/2012 Corte d’Appello di Brescia Sezione Lavoro e Previdenza

Premesso:

1- Che è ora in corso di impugnazione per Cassazione.

2- Che i reati di cui  non sono ancora caduti in prescrizione.

3- Che in nessun caso  la consulenza poteva servire ad esonerare la parte dal fornire la prova che le spettava di fornire in base ai principi che regolano l’onere relativo.

 

PREMESSO IN FATTO

 

Il giorno 07\02\2007 ho subito un infortunio sul lavoro per intossicazione monossido di carbonio e gas metano registrato INAIL sede di BG come Caso n. 506579680.  ( INAIL allegato n.1)

 

L’INAIL, dopo aver ricevuto i seguenti documenti ( allegato n.) da C S che certificavano:  : “un anello del tubo collettore che conduce i gas di scarico dell'essiccatoio della lavanderia è stato trovato, subito dopo l'avvenuta segnalazione dell'infortunio, staccato dalla sua sede e quindi l'essiccatoio che poco prima era in funzione ha sicuramente riversato una quantità imprecisata di fumi di scarico nell'ambiente”, allegava la prova dei fumi, ( Documenti CS INAIL allegato n.2 ) riconosceva  l’infortunio di intossicazione da monossido e quantificava il danno al 4%. ( INAIL allegato n.1 )

 

Causa l’insorgere della sindrome post intervallare ho fatto una denuncia sia penale che civile.

Il procedimento penale (procedimento numero370\2009 RG Not. Reato mod. 21) era archiviato perché, scrive il giudice dr. Masia:  “(…) DI PARTICOLARE PREGIO SI RIVELANO LE CONSIDERAZIONI ILLUSTRATE DALLA DIFESA DELL’INDAGATA NEI PROPRI SCRITTI EVIDENZIANDO SOSPETTI RITARDI NELLA PRESENTAZIONE DI DENUNCIA QUERELA,” sorvolando sul fatto che la denuncia per fuga di gas metano ed intossicazione da monossido era d’ufficio e che solo allora ne ero venuta a conoscenza. ( Penale allegato n.3)

Il giudizio di primo grado del Tribunale di Bergamo con sentenza n. 983\11 rigettava il ricorso della sottoscritta motivandolo:  L’unico fatto che l’ampia istruttoria consente di ritenere provato è che quella mattina il tubo di scarico dei fumi dell’essicatoio fosse un po’ staccato (vedi dep. Sgia, Peli) (…) Tra l’altro, nessuna delle altre operatrici, nonostante la richiesta di aiuto della Lani ed il fatto che costei sostenesse  di aver respirato metano, ha avuto il sentore di odore di gas. ( vedi depo. Peli, Beni e Scggia).” ( allegato n. 4 Sentenza Bertoncini)

 

La Corte Appello Brescia sezione Lavoro n.72\12 R.G. accoglieva la richiesta di appello con la seguente motivazione:

“Il Collegio, tenuto conto che il C.T.U., richiesto di replicare alle osservazioni critiche del consulente di parte della lavoratrice, 
secondo cui il modesto valore di 3,7 COHb 
doveva essere valutato alla luce della ossigenoterapia eseguita dal dott. Scgia, si era limitato ad osservare di non condividerle, 
ha ritenuto necessario disporre una nuova consulenza tecnica d’ufficio, finalizzata, in particolare:
a determinare, considerato un valore di 3,7 COHb dopo due ore circa di ossigeno terapia normobarica, 
quale possa essere stato il probabile valore di COHb prima della suddetta terapia”, 
 
ma a sua volta respinge la mia domanda basandosi sull’elaborato peritale del CTU Moretto Angelo, con la seguente motivazione: 
 “Con riferimento all’ambiente di lavoro, il CTU ha chiarito che livelli anomali di CO in aria ambiente 
sono da considerarsi quelli superiori a 35 ppm 
e che nel fumo di sigaretta inalato da un fumatore il contenuto di CO
 è di 2.000 – 45.000 ppm. Ha aggiunto che un controllo della combustione eseguito il 21.2.2007 s
ui fumi in uscita dall’essiccatoio che il giorno del fatto presentava il tubo parzialmente sconnesso, 
ha dimostrato la presenza di CO nei fumi di combustione in uscita di 2 - 11 ppm”. 
( allegato n. 5 sentenza appello)
 
Usando le stesse identiche parole del CTU Angelo Moretto che qui riporto:
Un controllo della combustione sugli essiccatoi della lavanderia eseguiti il 21/02/2007 
hanno dimostrato 2-11 ppm CO nei fumi di combustione in uscita dall’essiccatore 
che presentava il tubo parzialmente sconnesso il giorno 07/02/20007. 
Si segnala che livelli anomali di CO in aria ambiente sono da considerarsi 
quelli superiori a 35 ppm (Locatelli, 2009). 
Per confronto, nel fumo di sigaretta inalato da un fumatore il contenuto di CO è 2 000-45 000 ppm (Scherer, 2006).
( allegato 4 perizia moretto. N.7)
 
AGLI ATTI
 

Scrive prof. Angelo Moretto: ( allegato n.7 perizia Moretto)

 “In data 22 Novembre 2012, lo scrivente veniva incaricato dall’Ill.mo Giudice dott.ssa Antonella Nuovo

di eseguire consulenza tecnica medico-legale sugli atti relativi alla patologia di cui è affetta la sig.ra ,

ponendo il seguente quesito:

“Letti gli atti, visitata la lavoratrice, compiuto ogni accertamento, anche strumentale, indichi il C.T.U.,

considerato un valore di 3,7 COHb dopo 2 ore circa di ossigeno terapia normobarica, quale sia stato

il probabile valore COHb prima della suddetta terapia; dica se i postumi lamentati dalla lavoratrice

successivamente all’evento, siano stati causati dal valore di COHb così determinato;

in caso di risposta positiva a detto quesito, descriva i postumi permanenti derivati alla lavoratrice

dall’evento di cui è causa, riferendo ogni elemento utile a specificare le conseguenze

dannose in concreto verificatesi, anche in ordine alla vita di relazione e alle abitudini di vita;

determini i periodi di inabilità temporanea derivanti dall’infortunio;accerti,

determinandone il grado percentuale, il danno alla salute derivato alla lavoratrice

 in conseguenza dei postumi di carattere permanente;accerti in quale misura i postumi

derivati abbiano inciso sulla capacità di svolgimento dell’attività lavorativa specifica

 e se, ed in quale misura, persista o residui in capo alla ricorrente

la capacità di attendere ad altri lavori confacenti alle attitudini personali e ambientali.”

 

Il CTU prof. Angelo Moretto depositava, il 9 luglio 2013, il suo elaborato peritale,

che risulta, ictu oculi, palesemente falso sia sul piano scientifico che ideologico

oltre che oltraggioso e diffamante nei miei confronti.

 

E verrà ampiamente dimostrato che ha volutamente alterato una prova, tanto evidente quanto importante,

quale è la prova dei fumi, per la formazione del giudizio

e che ha fornito una descrizione volutamente falsa ed omissiva dei luoghi

e dei fatti in modo tale da fuorviare la sentenza emessa dai giudici d’appello,

affermando,

 

senza il supporto di una rilevazione ambientale, quando anche la CTU dr.ssa Ostir Patrizia (medico legale INAIL) 

 in primo grado concludeva: ( allegato n.8 ctu ostir primo grado)

 “ Risulta effettivamente documentata un sconnessione del tubo collettore

che conduceva i gas di scarico dall’essiccatoio della lavanderia all’esterno della struttura,

ma non si è in grado di comprendere da quanto

ed in che quantità i fumi di scarico possano essersi riversati nell’ambiente circostante

(prima dello spegnimento dell’apparecchio)

e l’effettivo grado di areazione dell’ambiente stesso al momento di verificazione del “guasto”, e quando effettivamente questo guasto si sia verificato.

questo che segue: ( allegato n.7)

 

“Un controllo della combustione sugli essiccatoi della lavanderia eseguiti il 21/02/2007

hanno dimostrato 2-11 ppm CO nei fumi di combustione in uscita dall’essiccatore

che presentava il tubo parzialmente sconnesso il giorno 07/02/20007.

Si segnala che livelli anomali di CO in aria ambiente sono da considerarsi

quelli superiori a 35 ppm (Locatelli, 2009).

Per confronto, nel fumo di sigaretta inalato da un fumatore il contenuto di CO è 2 000-45 000 ppm (Scherer, 2006).

 

Di la della sigaretta, come unica fonte di produzione di monossido certificata dal prof. Angelo Moretto,

(il CTU ha discusso, ed escluso, la possibilità che ci fosse una sorgente attiva di concentrazioni patologiche di CO)

una fonte ben più importante era certificata dalla stessa C Sa: il tubo emissioni fumi di una caldaia a metano staccato.  

( allegato n.2)

 

e la perdita di gas metano, testimoniata da Sndrea ( allegato n. 9 testimonianza Selli) e nel CD da Pli Mia Tera e da Beini;

certificata dalla testimonianza della legale rappresentante di CS alla giudice dott.ssa Monica ( allegato 10)

Bertoncini affermando che: “il tubicino del metano (…) era correttamente inserito, solo la fascetta era un po’ allentata”.

E dalla certificazione di C S all’INAIL riguardo la sostituzione della guarnizione forno. ( Allegato n.2)

E, pur ignorando qualità e durata dell’ossigenoterapia, cui sono stata sottoposta senza informativa

e consenso da parte del dr. Schigia, induceva subdolamente a far sospettare che io avevo fumato prima dell’esame emogas-analitico, affermando:

 “ Il CTU ha discusso a lungo il possibile significato del livello di 3.7% di COHb, e non ha fato alcun

tentativo di considerare la sig.ra Lan un’accanita fumatrice.

I livelli di COHb, come detto, dipendono dal tempo trascorso dall’ultima sigaretta fumata,

e nulla noi sappiamo di quando ciò sia avvenuto”.  ( ALLEGATO 7)

 

A dimostrazione dei reati, basterebbe rilevare che, nonostante la prova dei fumi qui allegata

 

 il C.T.U. afferma:  

“Considerazioni sull’ambiente di lavoro: ( ALLEGATO N.7)

Un controllo della combustione sugli essiccatoi della lavanderia eseguiti il 21/02/2007

hanno dimostrato 2-11 ppm CO nei fumi di combustione in uscita dall’essiccatore

che presentava il tubo parzialmente sconnesso il giorno 07/02/20007.

Si segnala che livelli anomali di CO in aria ambiente sono da considerarsi quelli superiori a 35 ppm (Locatelli, 2009).

Per confronto, nel fumo di sigaretta inalato da un fumatore il contenuto di CO è 2 000-45 000 ppm (Scherer, 2006).”

La prova dei fumi depone per 218.300 ppm ben superiore ai 25 ppm permessi dalla legge ( 28 aprile 2002 D.M. 60\02)

  ed ai 10mg della sigaretta permessa dalla legge.

Inoltre, lo stesso Scherer G. da lui citato, afferma che: “ la quantità effettiva di CO inalato dal fumatore

varia a secondo della modalità del fumo:  il numero di boccate, la profondità, la durata di apnea…” “ 

Varia a secondo della porosità della carta, la maggiore o minore efficienza del filtro ed il grado di umidità del tabacco.

Questi tassi misurati con macchine per fumatori, (nel rispetto ISO) variano da 0,5 a 13 mg per sigaretta.”

 Infatti le variabili dose fumo sigaretta per calcolare il CO assorbito sono molteplici e dipendono:

 

-         Dal numero sigarette fumate al giorno,

-         Dal tipo di tabacco

-         Dal numero boccate per sigaretta

-         Dall’intervallo di aspirazione fumo

-         Dalla portata aspirazione

-         Dalla forma della bocca

-         Dalla profondità inalazione

-         Dalla durata inalazione

-         Dalla capacità polmonare ( ventilazione, diffusione, pressione di CO, assorbimento

ed eliminazione di CO. ( Coburn ed altri 1965)

-         Dalla efficienza del filtro, porosità carta, umidità contenuta nella sigaretta. ( Robinson e Forbes, 1975; Benowitz, 1983.)

-         Dal contenuto di CO nella sigaretta fumata.

 

E, di tutto quanto, nulla può dire o collegare alla sig.ra Lan.

E’ inoltre testimoniato che non ha fumato alle ore 7,40 e che stava smettendo di fumare.

Oltretutto, “le concentrazioni di COHb non si correlano con la gravità dei sintomi” ( Ernst e Zibrak, 1998).

“I sintomi acuti sono improbabili nei fumatori di sigarette”. ( US Department of Health and Human Services, 1983.)

 

Si ricorda che, con concentrazione di equilibrio di COHB nell’aria ambiente di 20ppm,

 la concentrazione di COHb nel sangue % è di 3,7.

Con concentrazione di 30ppm ( 35mg\Nm3)  è di 5,3 di COHb nel sangue.

Facoltà di Ingegneria – Università degli Studi di Siena Laurea Magistrale in “Ingegneria Gestionale”

Valore limite CO per la qualità dell’aria

Media massima giornaliera su 8 ore:  10 mg/m3 (DM 60/2002)

L'effetto statistico rilevato per esposizione prolungata a livelli di 10-15 ppm di CO

(COHb nel sangue dell'ordine del 2.5%),

 è una diminuzione della capacità di riconoscere gli intervalli di tempo.

L'esposizione per 8 ore a livelli di CO di 30 ppm (35 mg/Nm3)

corrisponde a circa il 5% di COHb nel sangue,

 e causa l'incapacità di rispondere a tipici test di attività psicomotoria.

Valori più alti causano stati di ansietà od altri disturbi psicologici.

Valori di 750 ppm sono responsabili di decesso."

Valori : 

Un livello di base di 0.4% di COHb risulta dalla produzione di CO nel corpo umano;

 per fumatori è normale un livello di COHb nel sangue superiore al 5% (6%  per 20 sigarette /giorno;

8% circa per 40 sigarette/giorno).

Nelle aree industriali od urbane, anche i residenti non fumatori mostrano spesso livelli compresi tra 1.5 e 2%.

Ambienti industriali con concentrazioni di CO superiori ai 100 ppm sono considerati a rischio

Valori compresi tra 5 e 20 ppm sono stati rilevati nelle medie giornaliere di molti centri urbani.

Il fumo di sigaretta contiene tipicamente 400 - 500 ppm di CO.

Un MCI non catalizzato in buono stato emette 2000-3000 ppm di CO.

 

E la Lani, come si ricava dalla cartella infermieristica del ricovero, dichiara,

riferendosi a prima di smettere di fumare, circa 6\7 sigarette al giorno.

Dimentica inoltre, che il CO disciolto nel plasma, non legato all’emoglobina,

non è calcolato come COHb e non rientra nel calcolo da lui fatto, ed è quello che ha causato il danno.

E nonostante la perizia di parte, CENED ( allegato n. ) e quanto segue:

Il CTU prof Angelo Moretto

-         Pur senza aver fatto rilevazione ambientale alcuna,

-         - affermava ( allegato n.7) Il CTU non ha ignorato la cronologia;

il CTU ha discusso, ed escluso, la possibilità che ci fosse una sorgente attiva di concentrazioni patologiche di CO.

-         ignorando la testimonianza UPG Dott. Arrigoni, agli atti, che a pag.2  del n.1305\09 RG  ( ALLEGATO N.15)

“ Ho verificato successivamente che si trattava di un essiccatoio che funziona a metano, per cui ha un tubo di uscita dei fumi simile a quello delle caldaie. Da questo tubo esce il fumo di combustione del metano. I fumi delle caldaiette sono tutti tossici, contengono gas di vario tipo. (…) I prodotti di combustione di una caldaia a gas, a cui l'essiccatoio può essere assimilato, vanno portati all'esterno perché contengono CO2 ed anche CO, però non fuoriesce metano puro come tale. Dovrebbe uscire CO2 e una bassa percentuale di monossido, non saprei indicare quanto.”.  La percentuale di monossido di carbonio in genere aumenta quando la caldaia si trova in un ambiente poco areato oppure la combustione non funziona bene per problemi di manutenzione della macchina.”I prodotti di combustione di una caldaia a gas, a cui l'essiccatoio può essere assimilato, vanno portati all'esterno perché contengono CO2 ed anche CO, però non fuoriesce metano puro come tale . La Casa di Riposo aveva messo un nastro per evitare il distacco, io ritenni più corretto da un punto di vista tecnico una fascetta in metallo, considerato che, secondo quanto mi riferirono, era impossibile fissarla a terra.  (Dal libretto di installazione si evince il contrario) Il nastro venne adottato solo in seguito all'evento. Prima non c'era. Non c'era cappa di aspirazione. Non mi sono fatto consegnare i libretti di manutenzione della caldaia.”

 

-         Ignorando che tali libretti, come documentato, sono inesistenti. ( allegato n.16)

-         Ignorando la contemporanea fuga di metano,

-         Ignorando la testimonianza di Sli Anea, ( ALLEGATO N.17)

-         ignorando la prova dei fumi che depone per il funzionamento della caldaia al 50,2% con una emissione di monossido del 218.300ppm,  ( allegato n.18)

-         ignorando la testimonianza dell’UPG dr. Arrigoni ( allegato n.) che afferma che in mancanza di manutenzione aumenta la produzione di monossido; ( allegato n.15)

-         ignorando che i tubi di emissione non sono nella loro sede prevista dal progetto di costruzione lavanderia,

-    ignorando che nessun medico, specie dopo aver rilevato più volte la saturazione O2 con un ossimetro, mantiene O2 terapia per 2 ore, per precauzione, come afferma dr. Schiattareggia cui  prof Moretto da ciecamente credito per convenienza.

-    ignorando che sono state violate tutte le normative per la gestione di infortunio da intossicazione da monossido e fuga gas metano.

certificava ai giudici

a-       che nell’ambiente di lavoro non vi era una fonte di emissione di monossido

e che i ppm  ambientali  non superavano i 35ppm.

b-      Ed induceva a pensare che la Lan fosse stata intossicata dall’ultima sigaretta fumata. ( allegato n.7) .

c-      Che la cefalea era dovuta al mestruo, ignorando che era iniziato con largo anticipo,

due giorni dopo il ricovero, rispetto alle sue regole.

d-     Che la perdita di coscienza poteva essere possibile, ma non causata dall’intossicazione da CO,

visto le precedenti lipotimie, ignorando che non ne aveva più avute

dopo inizio terapia betabloccante come documentato dal libretto sanitario tenuto dal Medico Competente.

e-       E ribadiva quanto affermava,

 

nonostante

le osservazione del CTP dr. Pani, che qui riporto integralmente,evidenziando in giallo le parti di interesse: “

Risposte alle controdeduzioni del dr. Pani, CT di parte ricorrente ( allegato n.7)

Nota: per facilitare la lettura, il testo integrale delle controdeduzioni del CT dr. Pani è riportato in corsivo,

e le risposte o commenti del CTU in carattere piano e grassetto,

immediatamente di seguito ai passaggi cui si riferiscono.

Preliminarmente si vogliono ribadire alcuni concetti:

1) sarebbe opportuno abbandonare/distogliere la attenzione dalla concomitante intossicazione da metano,

perché fuorviante. E’ documentata la deconnessione del TUBO di scarico di un essiccatoio

ed essa ha certamente determinato l’inquinamento ambientale del locale chiuso con il CO.

L’argomento è stato rapidamente trattato nella CTU, perché il problema dell’odore di gas è stato sollevato sia dalla sig.ra Lan e dal sig. Si ma negato dagli altri intervenuti. Da notare che il sig. Si riferisce anche che il medico del pronto soccorso dell’ospedale di Ce dove ha accompagnato la sig.ra Lanf  avrebbe affermato che il sangue della sig.ra Lan  emetteva odore.

2) così come devono opportunamente essere soppesate le dichiarazioni della Lan e se si vuole anche dello Si, analogamente devono essere valutate adeguatamente le dichiarazioni di altri testimoni, in quanto tutt’ora dipendenti della casa di cura, o del dott. Scia, Direttore Sanitario (che visitò per primo la pz e le face applicare l’O2, facendo portare da un inserviente le bombole) la cui posizione è obbiettivamente conflittuale con la ricerca di verità dei fatti, ed al quale non possono non essere censurati i comportamenti: mancata certificazione diagnostica e delle cure prestate alla Lan, omessa denuncia INAIL; resistenze alla richieste di “dimissione volontaria” della pz, per tornare a casa o per potersi recare in PS per essere curata. Fu proprio la condotta del primo medico intervenuto dr. Sch a complicare grandemente la possibilità di fare a posteriori diagnosi certa di quanto capitò presso i locali della lavanderia. Se avesse attivato tempestivamente il 118, avremmo dei dati clinici riconducibili alle h9 di quella mattina, anziché alle h 13 (ora di arrivo al PS di Ce ), ma prevalse la azione di “depistaggio” della sospetta intossicazione trattenendo la Lan  forse anche contro volontà, comunque senza effettuare tempestivamente le doverose certificazioni e denunce obbligatorie. Eventuale valida sua descrizione della condotta clinica doveva essere redatta contestualmente all’evento vale a dire il 07.02.07

Il CTU non nega che la somministrazione di ossigenoterapia ha reso complesso il riconoscimento di un’eventuale intossicazione da CO; non si è invece espresso sul comportamento degli intervenuti perché non richiesto, né utile alla ricostruzione dei fatti.

 

A prescindere dalle discrepanze e diverse opinioni sollevate durante la attività collegiale peritale, descritte dal CTU:

“.......Il dr. Pani riteneva di dissentire su alcuni punti, per i quali si impegnava a fornire indicazioni dettagliate. Sugli stessi punti il CTU si impegnava a rivedere la documentazione per verificare le discrepanze evidenziate dal dr. Pani. Le discrepanze sono le seguenti (parere dr. Pani/parere CTU):

· 1 ) è vero/non è vero che anche le colleghe di lavoro della sig.ra Lan abbiamo lamentato disturbi riconducibili ad intossicazione da CO il giorno 07/02/2007, né nei giorni precedenti

· 2) è vero/non è vero che la sig.ra Lan sia svenuta e abbia perso conoscenza cadendo sul tavolo della stireria

· 3) l’ossigeno è stato somministrato con mascherina/l’ossigeno è stato somministrato con “occhialini” nasali

· 4) non è vero/è vero che la sig. Lan  mal sopportava “gli occhialini” per la somministrazione di ossigeno

· 5) la signora uscì verso le 12.30/la signora uscì verso le 12.00

· 6) è ipotizzabile/non è ipotizzabile una intossicazione cronica per esposizione durata per almeno qualche giorno. .......”

1) La Lan  fu l’unica a rimanere nei locali inquinati ininterrottamente dall’inizio del turno di lavoro h 06, in quanto la Bini  che aveva iniziato il lavoro allo stesso orario , in realtà abbandonava immediatamente i locali della lavanderia per il giro di consegna delle lenzuola pulite ai reparti, quindi si assentava dai locali inquinati. L’altra collega la Pe  iniziava il lavoro alle 08. Quindi fu solo la Lan ad essere esposta lungamente al CO e quindi unica a subire l’intossicazione acuta. Riguardo alla possibile intossicazione cronica dei gg precedenti esisterebbe dichiarazione della Beni  che affermava malesseri nei gg precedenti riportata in testimonianza SIT dallo Si.

Il CTU si è principalmente riferito alla ricostruzione dei fatti dell’UPG Rota Omar (relazione del 05/02/2009) e sulle SIT disponibili. Non ha ritenuto di utilizzare dichiarazioni che riportavano dichiarazioni altrui, non concordanti con le stesse.

2) La Lan  afferma di aver perso conoscenza, lo stesso Sgia testimonia “che essa versasse in semideliquio” a prescindere dalla scarsa correttezza del termine dichiarato da un laureato in medicina e chirurgia, abilitato e “direttore sanitario” e con molteplici interessi a minimizzare la gravità sintomatologica della infortunata, è assai verosimile che la Lan  abbia avuto quantomeno una fugace perdita di coscienza o comunque una alterazione dello stato di coscienza.

Il CTU non ha trovato evidenza alcuna che la sig.ra Lan fosse svenuta, anche se, visti episodi simili precedentemente accusati dalla sig.ra Lan, questo potrebbe essere successo. Certamente, nessuna delle testimonianze riferisce di aver visto la sig.ra Lan svenuta, mentre tutti sono concordi sulla presenza di conati di vomito e di un malessere generale.

3) Ammesso che il dr. Schia per minimizzare (ma in primo grado addirittura negava la somministrazione di O2) affermi effettuazione di O2 terapia con occhialini, la Lan  afferma che al risveglio non sopportava gli occhialini e le venne applicata la maschera O2. Si  testimonia che la trovò alle 12 con maschera O2, esiste anche analoga affermazione della Peli.

Il CTU non è stato in grado di trovare nella documentazione in atti la dichiarazione della sig.ra Peli relativa all’applicazione della mascherina per la somministrazione di ossigenoterapia. Il sig. Si è l’unico testimone che parla di mascherina e non di “occhialini”

4) Vedi punto 3

5) essendo il tempo di percorrenza da L  all’ospedale di Ce  di una mezz’ora, ed essendo stata immediatamente accompagnata in PS appena libera di uscire dalla C S, è verosimile sia uscita alle 12,30

Si tratta di una ipotesi fatta dal CT, che assume che dopo l’uscita si sia recata direttamente al pronto soccorso, e che contrasta con varie dichiarazioni.

6) Malesseri ed euforia nei gg precedenti il 7 febbr sarebbero riferiti sia dalla Peli  che dalla Beni  riferite a terze persone ma documentate le affermazioni e testimoniate da Si.

Il CTU non ha ritenuto di utilizzare dichiarazioni che riportavano dichiarazioni altrui, non concordanti con le stesse.

In merito alla relazione del Prof Moretto a pag 10 non corrisponde al vero che la  Lan rifiutasse di essere accompagnata al PS, se d’altra parte avendo uno stato di coscienza alterato e se il dr Schggia regista del primo “soccorso” immediato ne avesse posto la indicazione, detto orientamento assistenziale avrebbe dovuto avere dominanza, ma purtroppo è verosimile per gli interessi di C  Se  e per evitare accertamenti INAIL, ASL ecc., come già avvenne in passato, di minimizzare sull’incidente e con atteggiamento omertoso /omissivo provvedere a trattenere e somministrare O2 nascondere/minimizzare l’avvenuto avvelenamento da CO. Come Schgia afferma di aver trovato al suo arrivo in lavanderia la Lan in semideliquio, vomito e cefalea ed il tubo di scarico deconnesso o come dice di “sbieco” e prescindendo dalla cosiddetta controversia della presenza o meno di “fascette di contenimento” del tubo applicate dai cuochi factotum intervenuti --> esistono per il comune buon senso tutti gli elementi per affermare l’esistenza di un corredo sintomatologico correlabile a intossicazione da CO, o quantomeno sospetta intossicazione da CO, una sorgente di CO in funzione (l’essiccatoio acceso) in un locale chiuso, ed un suo “malfunzionamento/incongruenza funzionale: la deconnessione del tubo di scarico.

Il CT non porta evidenza contraria all’affermazione sul rifiuto di essere condotta in ospedale. Il resto del paragrafo contiene ipotesi e considerazioni sul “comune buon senso”, non supportate da dati, per cui non si ritiene di commentare.

In merito alla efficienza del macchinario, la caldaia che manca del bollino regionale di conformità nella prova del 21.02.07 non venne dichiarata conforme, in considerazione dello scarso rendimento energetico 50,2% e del calcolo del CO riferito ai fumi secchi e senza aria pari a 218,3% quindi almeno oltre 21 volte il normale tollerato.

Per la precisione, il documento citato non si esprime sul rendimento energetico del macchinario. Peraltro, il fatto che la caldaia avesse o meno un rendimento energetico conforme alla legge, nulla ci dice sulle emissioni di CO in termini di rischio per la salute. Quanto, invece, dimostrano i certificati è che la concentrazione di CO nei fumi di combustione era intorno ai 10 ppm, ben lontana dai livelli che possono causare effetti tossici sui soggetti esposti.

Non si concorda assolutamente con la affermazione del prof Moretto relativamente alla importanza della rilevazione in PS H C di HbCO pari a 3,7% quantizzato alla emogas delle h 13,08 dopo esposizione in ambiente inquinato dalle 06 alle 08,30 circa (UNICA PERSONA ESPOSTA per almeno 2h,30) e dopo oltre 3 h di O2 terapia, esso ha importanza assoluta. Detto valore 3,7% ha RILEVANZA QUALITATIVA .

Il CTU ha discusso a lungo il significato del valore di COHb di 3.7%, e non lo ha semplicisticamente scartato come non rilevante. Il CTU ha commentato, in seguito a numerose considerazioni, che il dato non permette alcuna conclusione definitiva.

La sua valutazione quantitativa riferita alle h 8,30 circa momento della slatentizzazione del malessere della Lan  è induttivo in funzione del tempo di emivita del CO a fronte di respirazione di Aria o di O2 . Certo che dopo 3h e 38 min di O2 la risposta è complessa (anche in considerazione di diverse concentazioni di O2 nella miscela inspiratoria e nella ignoranza dei flussi di O2 impostati). Certo è che il tutto è da ascriversi all’incongruo e omertoso e soprattutto alla negligente omissione di descrizione della attività sanitaria effettuata dal dr Schia peraltro censurabile in quanto imperita e negligente. La analisi con un saturimetro/pulsossimetro periferico era certamente inadeguata a stabilire gravità della situazione clinica e conferma di ipotesi diagnostiche, la terapia e la condotta inadeguata ai protocolli di gestione anche solo di sospetta intossicazione da CO. Il comportamento, gli aspetti soggettivi, il ruolo di Direttore Sanitario della Struttura configurerebbero comportamenti che andrebbero oltre l’aspetto semplicemente colposo. L’aspetto quantitativo del reale grado di entità della intossicazione della emoglobina del sangue della Lan ha attualmente una importanza solo relativa, avrebbe avuto rilevanza al momento 07.02.07 per decidere il migliore trattamento terapeutico per limitare il rischio di sindrome intervallare. Oggi il perdersi nella stima del calcolo può non essere univoca per la scarsa certezza e assenza di documentata entità della % di  arricchimento della miscela respiratoria somministrata alla Lan. La sindrome postintervallare è da riconoscere alla Lan solo con la documentata esistenza di pregresso avvelenamento da CO e con la assenza di altra patologia correlabile clinicamente.

Il CTU concorda con il CT dr. Pani sull’impossibilità di giungere ad una conclusione di tipo quantitativo sui livelli di COHb. Il CT, invece, pone diagnosi di “sindrome post-intervallare” a un corteo sintomatologico che può essere compatibile, ma non patognomonico, con tale diagnosi, visto che non presenta alcuna caratteristica univocamente riferibile a una complicanza dell’intossicazione da CO. Anche gli Ausiliari del CTU definiscono “compatibile” con sindrome post-intervallare il quadro da loro osservato (vedi oltre), e non pongono tale diagnosi. Il CT pone e utilizza quindi questa diagnosi, scelta fra tante possibili, per confermare la presenza della causa. Ragionamento circolare che evidentemente non può dimostrare né la causa né l’effetto.

Il prof Moretto in relazione al sospetto tabagismo della Lan, dichiarato in 5 sigarette/die, ma che stava smettendo di fumare, si contraddice riferendo che il valore di HbCO ritrovato 3,7 potrebbe essere compatibile in un fumatore di 20 sigarette /die, ma ciò non può essere certamente valido nel caso in specie essendo la Lan eventualmente esposta solamente a un quarto (o meno) di 20 sig /die .

Il CTU ha svolto un ragionamento molto più dettagliato, e si rimanda al testo della perizia.

In ogni caso La Lan è testimoniato dalla Peli che alla “micropausa lavorativa alle h 08 del 07.02.07” certamente non fumò, anche perchè probabilmente iniziava il malessere, pertanto la ultima sigaretta sarebbe stata fumata forse la sera del 6 dopo cena, oltre 12 ore prima, quindi il tardivo valore di 3,7 è significativo di sopravvenuta intossicazione.

Il CT formula delle ipotesi che non possono essere confermate da alcun dato oggettivo disponibile.

Di conseguenza le affermazioni del prof Moretto non sono corrette, e certamente non si può negare la conferma qualitativa di avvenuta intossicazione da CO con il rilevamento tardivo di 3,7% oltre 3 ore e mezza dopo l’incidente con effettuazione di respirazione di aria e O2.

Si rimanda al testo della CTU per una discussione sulla scarsa utilizzabilità di questo dato.

A conferma comunque della gravità della intossicazione soprattutto tessutale e cellulare/mitocondriale è il dato relativo alla significativa acidosi metabolica rilevata alla emogas delle 13,08 con la evidenza di un BEecf pari a -3,0 mmol/l persistito patologico anche il giorno dopo a -1,3. (con iperventilazione di compenso e relativa ipocapnia) e soprattutto con bassa pressione parziale di O2 pari a soli 88mmHg. Di conseguenza Il danno tessutale /mitocondriale evidenziato da questi valori è significativo della importante gravità dell’avvelenamento. Esso è anche da solo coerente e predittivo della sindrome postintervallare che poi si è innescata. E’ da ricordare che a prescindere dai valori di O2 legato alla emoglobina per le alterazioni dell EME indotte dal CO che spostano la curva di saturazione dell’O2 con l’emoglobina, rendendo il diminuito O2 disponibile molto più difficilmente cedibile verso i tessuti : quindi meno O2 trasportato e soprattutto meno O2 disponibile per i tessuti perché meno cedibile dalla Hb evento che peggiora il quadro dei dati misurati alle emogas. Oltre a quanto detto si aggiungano i danni diretti del CO a livello mitocondriale col blocco/rallentamento della respirazione cellulare, eventi veramente responsabili della entità della intossicazione (correlati alla acidosi metabolica / tissutale: -->BE all’emogas) e del rischio di sviluppo della sindrome intervallare.

Il ragionamento fatto dal CT si basa sull’assunto che ci sia stata intossicazione da CO. In ogni caso il dato relativo al deficit di bicarbonati non è particolarmente rilevante, trattandosi anche di un valore calcolato e non misurato. Inoltre, il quadro di acidosi metabolica compare per quadri di intossicazione da CO gravi con stato di coma. Per questo motivo, questo dato non deve essere sopravvalutato e non può essere portato a sostegno di una diagnosi di intossicazione da CO.

CONCLUSIONI

Il Prof Moretto sembrerebbe dare più credito alle testimonianze di persone direttamente legate alla posizione della C Se in quanto tutt’ora dipendenti (forse soggette a pressioni ) congeda e minimizza le lagnanze della parte lesa, e soprattutto da estrema rilevanza alle affermazioni del dott Schigia la cui posizione nella vicenda è quantomeno in grandissimo conflitto di interessi, che ha prima in sede testimoniale negato la effettuazione di O2 terapia, poi ricorretta con O2 somministrati con “occhialini”, ma decide di ignorare la condotta dal dr. Schia perseguita nell’assistenza alla Lan. Essa è assolutamente censurabile sotto il profilo omissivo/omertoso volto a minimizzare o nascondere l’infortunio lavorativo e sotto il profilo medico: assolutamente imprudente imperito inosservante dei dettami e linee guida in caso di sospetta intossicazione da CO. Nonostante dette “incongruenze” sembrerebbe disequilibrato il peso che viene dato alle affermazioni di una parte (C Se ) rispetto alla parte lesa (Lan) Il Prof Moretto IGNORA il corredo sintomatologico della Lan in fase acuta (cefalea, malessere, nausea vomito, astenia, fugace perdita di coscienza) anzi si sforza di minimizzare la cefalea correlandola a sofferenza mestruale.., ignora la perdita di coscienza chiamandola come l’ILLUSTRE dott Scegia “semideliquio”...

Si noti che nella CTU il quadro sintomatologico non è ignorato, ma è descritto, e non è considerato patognomonico di intossicazione da CO. Non risulta al CTU di aver mai fatto propria la descrizione di semideliquio” riportata dal dr. Scheggia.

IGNORA la coerenza cronologica e clinica con la intossicazione acuta da CO insorta in luogo chiuso, con la esposizione a sorgente di CO attiva, che sarebbe sufficiente per un clinico attento a determinare sospetto diagnostico (avvallabile dalla attivazione di CO detector ambientali o dal rilevamento dell HbCO).

Il CTU non ha ignorato la cronologia; il CTU ha discusso, ed escluso, la possibilità che ci fosse una sorgente attiva di concentrazioni patologiche di CO.

IGNORA la evidenza di anomalia della apparecchiatura sorgente di CO che presentava documentatamente deconnesso il tubo di scarico.

Il CTU non ha ignorato le deconnessione del tubo di scarico, ma l’ha inserita nel quadro generale delle emissioni dei fumi di combustione, che non indicavano emissione di livelli di CO pericolosi per la salute, considerando la concentrazione nei fumi di emissione, e le dimissioni e caratteristiche del locale.

IGNORA il documento che dichiara comunque non conforme da ente terzo certificatore la suddetta apparecchiatura con le prove del 21.02.07 effettuate dopo l’avvelenamento.

Il CTU ha considerato il documento citato; il fatto che il macchinario potesse essere non conforme dal punto di vista del rendimento energetico, non porta come necessaria conseguenza che emettesse concentrazioni di CO pericolose per la salute, come peraltro dimostrato dall’analisi dei fumi di combustione.

IGNORA la evidenza qualitativa di intossicazione da CO con il tardivo rilievo di HbCO di 3,7 molte ore dopo l’avvenuto avvelenamento, coerente con il corredo sintomatologico inizialmente lamentato dalla pz. sottostimando e minimizzando il dato quantitativo col tentativo di assimilarla a tossicosi da tabagismo cronico dell’accanito fumatore di 20 sig /die : dato non assimilabile al caso in specie

Il CTU ha discusso a lungo il possibile significato del livello di 3.7% di COHb, e non ha fato alcun tentativo di considerare la sig.ra Lan un’accanita fumatrice. I livelli di COHb, come detto, dipendono dal tempo trascorso dall’ultima sigaretta fumata, e nulla noi sappiamo di quando ciò sia avvenuto.

IGNORA la coerenza cronologica della comparsa di Sindrome post intervallare in esiti di valida  intossicazione acuta da CO, con il tipico quadro di documentata oggettivamente neuroastenia, deficit attentivi e cognitivi, s. depressiva reattiva.

Il CTU non ha ignorato il quadro sintomatologico, che il CT dr. Pani diagnostica come sindrome postintervallare. In accordo con gli ausiliari dr. Garbarini e dr.ssa Zugno, il CTU definisce quel quadro sintomatologico come compatibile con sindrome post-intervallare, ma non diagnostico, essendo compatibile con altri quadri patologici. È l’insieme dei dati disponibili che portano il CTU a concludere che, con molta probabilità, non si tratti di sindrome post-intervallare.

Sembrerebbe anche che il Prof Moretto voglia ignorare la valutazione del suo ausiliario dott Garbarini e dott.ssa Zugno che riconoscono possibile e coerente con sindrome Intervallare il disturbo sofferto dalla Lan  e quantificano la entità del danno alla persona pari al 16-18% (peraltro non difforme dalla valutazione del sottoscritto quantizzata al 20%) ovviamente a patto di riconoscere valida la preliminare intossicazione da CO del 07.02.07”

Vedi sopra. Peraltro gli ausiliari nella loro relazione affermano “il quadro clinico in esame può essere compatibile (non, si noti, “possibile e coerente”, NdR) con l’ipotesi eziologica di un’intossicazione da monossido di carbonio”.

 

Nel rammaricarsi della asimmetria valutativa del reale peso delle diverse testimonianze (delle diverse persone con interessi consci e inconsci, coinvolte nelle vicende del 07.02 2007) il tentativo attuale, a posteriori, volto a cercare di ricostruire IL QUADRO DI VERITA’ dei fatti (nascosto e reso complicato dalla condotta omertosa dell’epoca, e di depistaggio all’oggi del dott. Schigia -Direttore Sanitario della C S ), delegato al prof Moretto, purtroppo lascia la evidenza di un risultato quantomeno opaco e sordo alla obiettività di una serie coerente di evidenze suggestive per avvenuta intossicazione da CO mal gestita, ed evoluta in Sindrome Intervallare, che ha determinato il consistente danno alla persona della sig.ra Lan.

 

Sulla base di quanto sopra commentato, il CTU non ritiene di modificare le sua conclusioni.”

COMPONENTE DOLOSA

Quanto poi alla componente dolosa, è chiaro che la stessa va rilevata nella professionalità dello stesso oltre che RICAVARLA tra le righe del suo elaborato periziale.

Può anche cercare di dimostrare di essere stato indotto all’errore dalle false testimonianze agli atti, ma si rileva che ci ha messo molto di suo, pur di dimostrare la sposata tesi che non è successo nulla.

Perché, ictu oculi, non è stato super partes, visto che:

-          ha piegato e valutato le testimonianze a senso unico

-          ha usato la prova dei fumi in modo falso e non scientifico

-          ha certificato in maniera subdola che l’ambiente era a norma e che i ppm ambientali non superavano i 35 permessi dalla legge

-          ha fatto sospettare che avevo fumato prima dell’esame ematico e che sono stata intossicata dall’ultima sigaretta fumata.

-           Si è addentrato in un sofisticato calcolo, non privo di errori concettuali, riguardo la COhb

-          ha diminuito la durata e la qualità dell’ossigenoterapia cui sono stata sottoposta e che era ricavabile dalla documentazione agli atti ( CD).

-          Ha certificato la mia uscita dal luogo di lavoro alle ore 12,30, quando poteva ricavarla dalle trascrizioni contenute nel CD o credere alla mia testimonianza o a quella dello Si che affermavano l’uscita alle ore 12,30.

-          Ha certificato, non valutando le testimonianze, che sono stata io a non volermi recare al PS, il che non è assolutamente vero come testimoniato dallo Si e come si può anche  ricavare dalle trascrizione contenute nel CD agli atti.

-         Ha alterato, nella sua perizia, l’affermazione della dott.ssa Faraoni ( centro antiveleni dell’ Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bg.) in cartella clinica del ricovero, come testimoniato dal UPG Arrigoni dinanzi la giudice d.ssa Monica Bertoncini “ Nel frattempo ero stato contattato anche da una dottoressa del centro antiveleni, anch’essa contattata dal P.S. , la quale però non aveva sufficienti elementi a disposizione per fare una ipotesi e non riusciva a trovare altre spiegazioni, se non quella della fuga di gas a seguito del parziale distacco del tubo.” ( allegato n.15)

 

Affermando:” Il medico del P.S. contatta la dr.ssa Faraoni della tossicologia di Bergamo che esclude intossicazione da gas metano e ritiene i livelli di carbossiHB (COHb) misurati alle 13.08 sostanzialmente nella norma trattandosi di paziente fumatrice; suggerisce comunque O2 terapia a 6-8 lt/min per 3 ore, e quindi dimissione.”

 

 Ha alterato, con questa affermazione:

 

“Il CTU concorda con il CT dr. Pani sull’impossibilità di giungere ad una conclusione di tipo quantitativo sui livelli di COHb. Il CT, invece, pone diagnosi di “sindrome post-intervallare” a un corteo sintomatologico che può essere compatibile, ma non patognomonico, con tale diagnosi, visto che non presenta alcuna caratteristica univocamente riferibile a una complicanza dell’intossicazione da CO. Anche gli Ausiliari del CTU definiscono “compatibile” con sindrome post-intervallare il quadro da loro osservato (vedi oltre), e non pongono tale diagnosi. Il CT pone e utilizza quindi questa diagnosi, scelta fra tante possibili, per confermare la presenza della causa. Ragionamento circolare che evidentemente non può dimostrare né la causa né l’effetto” (…)  “In accordo con gli ausiliari dr. Garbarini e dr.ssa Zugno, il CTU definisce quel quadro sintomatologico come compatibile con sindrome post-intervallare, ma non diagnostico, essendo compatibile con altri quadri patologici. È l’insieme dei dati disponibili che portano il CTU a concludere che, con molta probabilità, non si tratti di sindrome post-intervallare.”

quanto hanno certificato i suoi ausiliari: ( allegato n.16)

 Detto dei disturbi della periziata, il quadro clinico in esame può essere compatibile con l’ipotesi eziologica di una intossicazione da monossido di carbonio (…)La dinamica degli eventi mostra infatti l’esistenza di un legame temporale ( criterio cronologico) tra il supposto evento lesivo e lo sviluppo dei sintomi. (…)La sig.ra Lan non è un soggetto con storia personale o familiare positiva per la presenza del disturbo dell’umore, (…)  avvalorando l’ipotesi di un possibile fattore causale di tipo ambientale. (…) Le alterazioni cognitive osservate, infine, appaiono di maggiore entità rispetto a quelle solitamente presenti nei quadri di alterazione dell’affettività e sono accumunabili a quelle più frequentemente riscontrate nei quadri di intossicazione da monossido…”

Negando la diagnosi e la causa e non proponendo altra diagnosi ne altre causa. Infatti, il CTU prof. Angelo Moretto, ha perseguito lo scopo di dimostrare una sua tesi precostituita e non la verità, causando il danno attestando il non vero ed occultando il vero.

 

ANALISI DELLA PERIZIA  depositata dal prof. ANGELO MORETTO ( ALLEGATO 4 )

 

Analizzando la perizia del prof. Angelo Moretto, la  diagnosi d’intossicazione da monossido è data:

A - Positività della COHb ( carbossiemoglobina) valutata dal tempo trascorso, dall’ossigenoterapia.

B - Dato epistemologico e cioè se altre persone sono state male.

C - Dalla presenza di fonti di emissione monossido e dalla rilevazione ambientale del monossido in ppm.

A- DATI CLINICI SCIENTIFICI

IL CTU Prof. Angelo Moretto ed il CTP Dott. Pani  concordano che non è possibile risalire alla quantità di COHb perché non ci sono dati certi, ed a nostro avviso anche basati su false testimonianze. ( Allegato7 della CTU) ” Il CTU concorda con il CT dr. Pani sull’impossibilita di giungere ad una conclusione di tipo quantitativo sui livelli di COHb ”.)

Scrive prof. Moretto: Da notare che, verosimilmente, il dr. Schiattareggia ha utilizzato un saturimetro (ossimetro o polsiossimetro) che non è in grado di differenziare l’ossiemoglobina dalla COHb, e quindi il dato di normalità riportato dal dr. Schiattareggia, mentre ha correttamente portato alla esclusione di intossicazione da gas metano, nulla ci dice sulla presenza di CO e COHb"

Se Dr Schiattareggia ha davvero usato un saturimetro, come ipotizza prof. Moretto? Perchè Schiattareggia prosegue con l'ossigenoterapia, nonostante ripetuti controlli che davano una saturazione normale? Nessun medico somministra per due ore O2 di fronte a ripetuti controlli che danno satO2 nella norma. Non usava per caso un coossimetro?

Ciò nonostante il CTU si sbilancia nell’affermazione che non c’è stata una intossicazione da monossido, dopo un sofisticato calcolo non privo di errori concettuali, ( pag.15 CTU: “… il valore più basso (1,6) riscontrato dopo 24 ore (…) 24 ore rappresentano almeno quattro emivite di eliminazione di COHb in assenza di ossigenoterapia.” Il 3,7 iniziale dopo quattro emivite è 0,23 non 1,6 da lui preso come base di calcolo.

Inoltre si dimentica che anche il valore basale si dimezza) concludendo che “potrebbe essere stimato un valore COHb alle ore 9 di 5-6%”.

Ammette che cioè un movimento della COHb, ma equiparabile a quella di un fumatore, ammettendo di non sapere quando è stata fumata l’ultima sigaretta.

a questa conclusione ipotesi su ipotesi non confortata da alcun dato certo, ignorando sia la durata di esposizione al monossido, sia la durata dell’ossigenoterapia, sia la quantità, sia la modalità di somministrazione.

Dimentica inoltre, che il CO disciolto nel plasma, non legato all’emoglobina non è calcolato come COHb e non rientra nel calcolo da lui fatto, ed è quello che ha causato il danno.

Nel rapporto ISTISAN 04\23 dell´ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA, citando l´ultima monografia dell´OMS dedicata al CO e studi epidemiologici, viene evidenziato:  “che anche a basse concentrazioni ambientali di CO di 1,2 ppm, suggerendo l´assenza di un livello soglia nei soggetti con precedente diagnosi di aritmia e o cardiopatie, si ha l´inibizione del citocromo a3 a livello mitocondriale che blocca la catena respiratoria a livello tissutale generando il danno identificato come sindrome post intervallare.

E la sig.ra Lan è affetta da prolasso della mitrale in terapia con betabloccante, e da allora non ha più avuto crisi lipotimiche, che il CTU Prof. Moretto insinua possa aver avuto la sig. Lan. parlando di perdita di coscienza.

Comunque, è provato ormai senza alcuna ombra di dubbio, dr. Schgia ha continuato, pur avendo controllato la saturazione O2, l’ossigenoterapia, il che porta ad affermare che quantomeno la sig.ra Lan fosse in ipossia. La certezza è ricavata dagli esami eseguiti al PS di Cl. Bg.

( allegato n.7) Quando giunge al PS di Cl. Bg, alle ore 13,00 del giorno 07\02\2007, dopo 3,30 ore di O2 terapia e 30 minuti di aria ambiente le viene fatta l’emo-gasanalisi arteriosa che rivela che la emoglobina ossigenata era 93,5 ( valori normali 95-99%, ed il valore di 93,5 avrebbe richiesto un accertamento urgente… ) era quindi ancora in ipossia tissutale dopo oltre tre ore di ossigeno e un 3,7 di carbossiemoglobina. ( Pag.29 cartella clinica) o stesso esame eseguito il giorno dopo, in continuazione di erogazione di ossigeno terapia, da emoglobina ossigenata del 97,8% ed una carbossiemoglobina del 1,7. (pag. 28 cartella clinica).

3,7 di carbossiemoglobina è considerato un valore relativamente basso, ma considerato la cardiopatia, il tempo trascorso e l’ossigenoterapia, e soprattutto l’ipossia, si è instaurato quel meccanismo caratterizzato dal rilevamento di COhb non molto elevata, ma con un maggior rischio di sequele a lungo termine.

Come confermato a pag 5. RAPPORTI ISTISAN 04\23: “ …in condizioni di ipossia il CO (monossido di carbonio) si sposta prevalentemente nel compartimento extravascolare con formazione di carbossimioglobina (ipossia cellulare)”.

 ( allegato n.7) Il CTP fa osservare il dato di acidosi metabolica che da solo avvalora la tesi di intossicazione da monossido di grado severo. Il CTU prof A. Moretto, senza inquadrarla come dato clinico di persona con prolasso mitralico, intossicata,  minimizza senza dare spiegazioni. Forse che tutti i fumatori sono in acidosi metabolica?

B- DATO EPISTEMOLOGICO

Il CTU Prof. Moretto poi affronta il dato epistemologico, basandosi sulle SIT e la relazione dell’ UPG  Omar Rota. ( allegato n.7)  E a conferma della sua ipotesi di lavoro per la quale non c’è stata alcuna intossicazione conclude a pag 16 della CTU “Dalla ricostruzione dell’evento, sulla base delle varie SIT, è possibile dedurre che molte persone sono rimaste presenti nel luogo ove dovrebbe essere avvenuta la presunta intossicazione e nessuno ha lamentato alcun disturbo, né quel giorno né nei giorni precedenti.”

In realtà un analisi comparata delle SIT dimostra che nessun altro, oltre la Sig.ra Lan., sarebbe potuto star male. La ricostruzione dei fatti, nella successione degli eventi è mirata a dimostrare che, i soccorritori, sono arrivati sul luogo dell’infortunio ed ivi sono rimasti sino a quando la sig. Lani. è stata spostata in altro locale. Solo allora i cuochi avrebbero sistemato i tubi , motivo per cui:

- avrebbero valore le testimonianze di chi non potrebbe testimoniare l'avvenuto distacco del tubo o la presenza di odore di metano, ma certificare soltanto la maldestra riparazione, tanto è vero che erano ancora di sbieco, mantenendo le inesistenti fascette. Come testimonierà in sede civile l’UPG Arrigoni.

- Avrebbero valore le testimonianze di chi avendo soggiornato nello stesso locale, inquinato dai gas, a lungo per prestare soccorso alla Lan, non sarebbe stato male .

Una più attenta disamina delle testimonianze porta, infatti, ad escludere in maniera certa che i suddetti  possano essere testimoni sia del tubo staccato, sia della possibilità di sentirsi male “

Allegato n.17 verbale sommarie informazioni Beni. Maria: “ Quando sono tornata nella lavanderia la Peli M. Teresa mi ha detto che la Lan stava male perché' aveva respirato del metano. Sono salita a chiamare l'RSPP P Bo; insieme siamo scesi in lavanderia con il dottor Schiia. Ho visto che Zii Ao, il cuoco, ha poi aggiunto una specie di fascetta al tubo di scarico dell'essiccatoio numero due.”

Allegato n. 18 sommarie informazioni Pli Ma Tsa: -“… mi sono subito diretta nel vicino locale cucina ove ho trovato il cuoco signor Zli ed un altro ragazzo di cui non ricordo il nome a cui dissi quello che era successo e chiesi loro se venivano a rimettere il tubo che si era staccato ed era uscito dalla sede. Loro sono venuti subito ed hanno sistemato il tubo in pochissimo tempo... la Bini andava via ed io sono rimasta vicina alla Lan per circa 5 minuti sino a quando sono arrivati la Beini accompagnata dal Dr. Scheggia, la suora superiora ed il responsabile Po Bo.”

Giustamente Beni e Schigia affermano di non aver sentito odore di metano, né di aver visto il tubo staccato perché arrivati dopo che tutto era stato sistemato dai cuochi.

I soli testimoni che hanno avuto “il sentore del gas metano” e del tubo staccato possono essere soltanto Zli, Si, Bi e la stessa Lanf.

 

Nessuno, oltre la Lan, si è ritrovato nella situazione e nella condizione di poter stare male.

 

La diatriba ignorata sull’odore di metano e sull’esistenza delle fascette era importante per dimostrare la falsità delle varie testimonianze che negano addirittura il distacco del tubo, la somministrazione di ossigeno, l’impedimento di recarsi al PS. E comunque è testimoniato dall’UPG Arrigoni, davanti alla giudice Monica Bertoncini, che tale fascette non esistevano, dimostrando anche la falsità delle testimonianze su cui si basa la relazione del CTU. 

Prof Angelo Moretto, esulando dal quesito del giudice scrive nella sua perizia: ( allegato n.7)

““Letti gli atti, visitata la lavoratrice, compiuto ogni accertamento, anche strumentale, indichi il C.T.U., considerato un valore di 3,7 COHb dopo 2 ore circa di ossigeno terapia normobarica, quale sia stato il probabile valore COHb prima della suddetta terapia; dica se i postumi lamentati dalla lavoratrice successivamente all’evento, siano stati causati dal valore di COHb così determinato (…)

 

gli sarebbe stato più semplice concludere : ( allegato n.7)

“Il CTU concorda con il CT dr. Pani sull’impossibilità di giungere ad una conclusione di tipo quantitativo sui livelli di COHb” ;

ma sostituendosi ai giudici nella valutazione delle testimonianze, non valutando le testimonianze in primo grado, non richiedendo a sua volta una CTU ambientale, volendo sostenere una sua tesi precostituita è incorso scientemente in falsità periziali, nascondendo il vero ed inducendo i giudici in errori di sentenza. Costringendomi al ricorso in Cassazione.

Ha scritto prof. Angelo Moretto nella sua perizia: Descrizione dell’evento del 07/02/2007 ( allegato n.7)

“La ricostruzione dell’accaduto si basa soprattutto sulla relazione del 05/02/2009 dell’UPG Omar Rota, del Dipartimento di Prevenzione Medico, ASL Provincia di Bergamo, e sulle SIT rese il 10-11-12/11/2009 al Luogotenente P. F. Lavoro, della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo.

Il giorno 07/02/2007 alle ore 6.00 entrano in servizio le sigg.re M. P. i e M. Bi e lavorano fino alle 7.30 circa nel reparto stireria attiguo al reparto lavanderia. Quindi, le sigg.re si spostano nel reparto lavanderia, ove alle 8.00 prende servizio la sig.ra M. T. Pli. A cavallo delle ore 8, la sig.ra Beri si allontana per 10-20 minuti. Poco dopo la sig.ra Lan riferisce alla sig.ra Peli di non sentirsi bene. Quando rientra, la sig.ra Beni chiama in soccorso il RSPP”.

La ricostruzione di quanto accaduto, ricavata dalle testimonianze degli stessi testimoni davanti alla giudice dr.ssa Monica Bertoncini e che hanno più valore rispetto a quelle raccolte dalla Polizia Giudiziaria e dagli UPG nelle indagini preliminari , è invece del tutto diversa:

( allegato n.19) La signora Beni testimonia: “ Ero arrivata alle 5,30 ed avevo caricato sia gli essiccatoi sia le macchine. Non avevo riscontrato anomalie ne sentito odore di gas.”

Alle ore 6 prende servizio la signora Lan.

Continua la signora Beni: “ Verso le 8 quando sono scesa a riportare la roba da lavare la Peli mi ha detto che la ricorrente si era sentita male e mi ha detto che aveva respirato metano.”

( ALLEGATO N.20) La Peli testimonia: “ (…) io arrivai alle 7,40e chiesi alla ricorrente se mi faceva compagnia mentre fumavo la sigaretta. Lei mi fece compagnia, ma non fumò perché stava smettendo. Dopo 20\30 minuti circa (…) mi disse che stava male e sentiva odore di metano (…) mi fece vedere che il tubo grande dell’essicatoio era un po’ staccato, preciso che da li non esce metano ed io non ho avuto il sentore di odore di metano (…) immediatamente ho chiamato il cuoco Arto e lui ha sistemato il tubo, poi è tornata anche la Beni (…).

Secondo questa ricostruzione la sig.ra Beni alle ore 6, quando prende servizio la Lan non è già più in lavanderia. Alle ore 7,40 prende servizio la sig.ra Peli. Alle ore otto, otto e dieci la Lan si sente male. La Peli chiama i cuochi che sistemano il tubo di scarico fumi. Alle ore otto, ritorna la signora Beni, che tuttavia nega di essere presente.

Se ne deduce che la sola rimasta sul luogo di lavoro a lungo tempo è stata la signora Lan, smentendo le motivazioni dei giudici e dello stesso Moretto riguardo il dato epistemologico.  ( allegato n.7)

Sempre in primo grado risulta, dalle testimonianze della rappresentante legale di C S  ( allegato n.18) che il tubo emissione fumi era staccato, che il raccordo del gas metano era allentato. ( ALLEGATO N.15) E dalla testimonianza dr. Arrigoni che mancavano le fascetta stringi tubo. E presente negli atti di appello, la testimonianza di A Selli che afferma: ” c’era un forte odore di metano…” ( allegato n.17)

Questo basterebbe a rendere inutilizzabile tutta la perizia prof. Angelo Moretto avendola basata esclusivamente sul procedimento penale archiviato, ignorando quanto agli atti nel procedimento di primo grado.

C- DATO AMBIENTALE

 ( ALLEGATO N.7) Il CTU Prof. Moretto prosegue analizzando il dato ambientale. Esegue una CTU ambientale virtuale. Scrive:

Pag. 14 considerazione sull’ambiente di lavoro:

 

Un controllo della combustione sugli essiccatoi della lavanderia eseguiti il 21\02\2007 hanno dimostrato 11 ppm nei fumi di combustione

 

A pag.16 punto 3:

Inoltre gli accertamenti tecnologici (…) hanno evidenziato (…) emissioni di CO, che eventualmente sarebbe uscita dal tubo mal collegato, al massimo di 11 ppm, ben al di sotto dei livelli che sono ritenuti necessari per avere un quadro di intossicazione negli esposti.

 

Peggiora la sua incompetenza a pag 4 allegato 4:

“Per la precisione, il documento citato non si esprime sul rendimento energetico del macchinario. Peraltro, il fatto che la caldaia avesse o meno un rendimento energetico conforme alla legge, nulla ci dice sulle emissioni di CO in termini di rischio per la salute. Quanto, invece dimostrano i certificati è che la concentrazione di CO nei fumi di combustione era intorno ai 10 ppm, ben lontano dai livelli che possono causare effetti tossici sui soggetti esposti.”

 

Il citato documento dimostra l’assoluta incapacità del prof Moretto di leggere la prova dei fumi agli atti. Tale documento conferma che il macchinario funziona al 50,2 % e produce non 11 ppm affermati dal CTU, ma 218.000 ppm  (218%) quando la legislazione non ne permette più di 1.000 ppm.

Prof Moretto si dimostra del tutto incompetente sia nella lettura della prova dei fumi, sia per quanto riguarda la determinazione dei ppm ambientali di CO.  Per lui la sola fonte di produzione monossido presente era una ipotetica sigaretta.

Per quanto riguarda i ppm ambientali è del tutto necessario conoscere volume locale, volume ricambio aria, tiraggio canna fumaria, e consumo di metano.

CONCLUSIONE

Il Ctu Moretto allegato 7 accusa il CT Pani:

“ Il ragionamento fatto dal CT si basa sull’assunto che ci sia stata una intossicazione…”

 

Lo stesso si può affermare di lui: ha ragionato sull’assunto che non c’è stata una intossicazione.

 

Ma mentre il CT Pani fa una diagnosi il CTU Prof. Moretto non porta una diagnosi differenziale che giustifichi la situazione clinica della Lan. Si limita a negare.

Ma non basta negare è anche necessario porre una diagnosi differenziale. E di fronte ad una sintomatologia comune ad altre malattie si procede per esclusione.  Non era affetta da sindrome influenzale, non era stata intossicata da funghi o da altro genere alimentare, non aveva gastroenterite,  la sindrome  in corso non era dovuta a problemi cardiaci in quanto da quando la sig.ra Lan. da quando  in terapia con sotalex non aveva più avuto ne tachi-aritmie ne lipotimie, non era intossicata da alcool e non era in delirium tremens, non era stata in tossicata da solventi, non aveva ischemie cerebrali, ne emorragie cerebrali ( escluse sia dalla Tac che dalla RMN) non aveva tumori cerebrali ne convulsioni.  Ne aveva patologie psichiatriche ( isteria, confusione, ansia, depressione) escluse dagli stessi ausiliari del CTU.

 

Ed anche il Medico Competente di CS ha certificato Libretto sanitario (C S: 15/05/2007 ( ALLEGATO N.19)

 “ Intossicazione da CO per difetto scarico essiccatoio e caldaia con esiti di cefalea e saltuarie vertigini. Netta alterazione delle prove neurologiche. Invio a Med Lavoro BG per idoneità.

 

( ALLEGATO N.20) Gli ausiliari del CTU prof Moretto escludono patologie neuro psichiatriche, patologie che la controparte addebitava alla Lan. Certificando quanto segue:

“Detto dei disturbi della periziata, il quadro clinico in esame può essere compatibile con l’ipotesi eziologica di una intossicazione da monossido di carbonio (…)

La dinamica degli eventi mostra infatti l’esistenza di un legame temporale ( criterio cronologico) tra il supposto evento lesivo e lo sviluppo dei sintomi. (…)

La sig.ra Lan non è un soggetto con storia personale o familiare positiva per la presenza del disturbo dell’umore, (…)  avvalorando l’ipotesi di un possibile fattore causale di tipo ambientale. (…) Le alterazioni cognitive osservate, infine, appaiono di maggiore entità rispetto a quelle solitamente presenti nei quadri di alterazione dell’affettività e sono accumunabili a quelle più frequentemente riscontrate nei quadri di intossicazione da monossido…”

 

Pur non essendo necessario indicare indagini istruttorie, diverse dall’esame della sua stessa perizia, di cui poco sopra

E chiedere

1)       che sia dichiarato che la perizia del C.T.U. Angelo Moretto è manifestamente falsa.

2)       il rinvio a giudizio  del denunciato.

In via subordinata si chiede sia svolta  la seguente  attività istruttoria:

1)      Che sia disposta la nomina di una C.T.U.  volta ad accertare le stesse circostanze con esperimento giudiziale.

2)      Che si faccia una ctu sulla prova dei fumi da parte di un esperto del settore.

3)      Che si accerti la perdita di gas metano

4)      Che si faccia una CTU ambientale o perlomeno che si accerti che l’innesto dei tubi che portano all’esterno i fumi di combustione, siano nella sede prevista nel progetto di costruzione della lavanderia e che ci sia l’agibilità.

5)      Che si faccia una perizia psicologica sulle testimonianze di Zili Ao, Beni Maria e Peli Maa Tersa tesa a stabilire se vere o false

6)      Che si chiami a testimoniare il medico competente G. Gatti

7)      Che si chiami a testimoniare Sli A

8)      Che si chiami a testimoniare UPG Arrigoni

9)      Che si chiami a testimoniare dr Pani.

10)  Ed al termine  disporre  il rinvio a giudizio del denunciato.

 

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Ma fidarsi dei giudici?