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l'inizio della fine

 

Potrei descriverti così:

Sono la solita cinquantenne di bella presenza e con un ottimo lavoro,

che non riesce più, pur volendolo,  pur avendolo trovato,

ad avere un rapporto stabile e continuativo con un uomo.

Traumatizzata, forse, dalle precedenti esperienze.

Ho incontrata te, una persona che mi ha fatto scattare qualcosa dentro,

mi piaci, mi tratti come se dovessi proteggermi dal mondo intero... 

sei molto tenero, ma... 

Sento un laccio al collo, soprattutto quando inizi a parlare di convivenza,

di un futuro insieme.

Mi prende un ansia così forte

che divento rigida di fronte a qualsiasi tua manifestazione di affetto.

Lo so che molte donne mi strozzerebbero e vorrebbero trovarsi al mio posto.

Non è facile, me ne rendo conto, trovare un uomo che ti voglia così tanto bene

da voler vivere con te, come te.

Ma sono talmente abituata ormai, alla mia libertà di azione e di pensiero

che non ce la faccio.

So che rimanere soli non è il massimo della gioia.

Forse ho anche paura ad invecchiare

senza il conforto di uno sguardo d'amore vicino.

Ma come faccio a farti capire che il nostro rapporto potrebbe continuare,

rimanendo bellissimo, stando ognuno a casa propria?

O tu amandomi stai buttando perle ai maiali?

 

Eppure ti amo...

anche se non mi aspetto più nulla da te...

anche se non hai fatto nulla per costruirci un futuro insieme…

non ti fai coinvolgere dall'affetto, dall'amore ...

hai ancora molta, troppa paura…

è perché non ti fidi delle parole, delle intenzioni...

terrorizzata di poter rivivere il passato?

Non sei incapace di vivere l’amore… ma non parli.

Temi la reazione dei figli? Loro hanno o avranno la loro vita.

Noi abbiamo il diritto di viverla... come loro.

Amare davvero, sarebbe almeno vivere in una stessa casa,

magari dormire in camere separate, ma nella stessa casa...

per non invadere gli spazi dell'altro...

godere della reciproca presenza, aspettarsi al ritorno.

Forse è inutile che io ti ami...

ma non perché non sono l'uomo giusto per te...

ma...

lo sai tu.

Ed è assurda questa vicina lontananza, questo volere vivere ognuno per i fatti suoi...

da raccontare. 

E perché avere paura del silenzio come se non ci fosse nulla da dire,

quando invece è rimanere con i propri pensieri,

quando è l'estrema complicità dello star bene insieme?

Ho aspettato tanto un segnale della tua presenza oggi, ti ho pensata... invano.

E tu? 

sms:

 

- “Ti ho scritto. Ciao.” Ed ho ottenuto il silenzio, come risposta.

Ti riscrivo: “Perché tanto silenzio? Sei stanca di me?

Sai che devi fare altro che dirmelo, ma non  usare questo metodo.

Buon lavoro

 

Di nuovo è il silenzio, la tua risposta. Che devo pensare?

Così ti ho chiamata… ci siamo sentiti al telefono…

Essere turbata, mi hai detto, significa provare certe emozioni

che mi hanno costretta a fermarmi…

E, parlarci, era il motivo del mio invito di ieri.

Ma non sai parlare, non sai trasmettere che anche tu ami.

 

Ho visto che hai letto, ma questa sera non ti chiamo...

ti lascio ai tuoi pensieri...

comunque ti sbagli, tu sai amare.

Un abbraccio.

 

22/08/2004 @-+a

 

 

 

  

 

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