COVIT19

La malattia da Coronavirus, COVID-19, è ¨ una malattia sistemica, nel senso che, una volta instaurata, coinvolge l’intero organismo causando: la polmonite interstiziale, la coagulopatia, la miocardite e lo scompenso cardiaco, l’insufficienza renale, l’ictus…

La via di entrata del virus dentro l’organismo sembra sia la mucosa nasale, tramite tale via attacca l’intero organismo umano viaggiando tramite endotelio vascolare arrivando a colpire il cervello ed ogni altro organo.

La malattia si sviluppa in tre fasi: la prima è la fase del contagio, la seconda è la fase virale e la terza è la fase infiammatoria.

La prima fase o fase del contagio: evitare la trasmissione del virus ed il contagio tramite l’isolamento degli infetti, il distanziamento, mascherine, lavaggio mani. E’ compito della politica è della capacità individuale sia fisica che psichica. In questa fase insieme al COVIT19 sono fiorite soltanto le polemiche condite da errori: infatti non sono stati accertati tramite tampone i casi positivi e quando anche fossero stati positivi sono stati confinati nelle case private e nei Ricoveri per anziani.

In questa fase è stata assente la prevenzione e la Medicina del Territorio, la sanificazione ambientale usando le molecole dimostratesi efficaci in vitro ad uccidere il COVITed il distaccamento dei pazienti ricoverati oltre che di protezione per medici, OSS ed infermieri.

La seconda fase o fase virale:  Una volta contagiati, inizia l’invasione\proliferazione del virus nell’organismo umano che da inizio alla fase virale che si manifesta con varie sintomatologie a seconda degli organi che vanno poco poco a compromettersi.

Si è scelto di intervenire curando in vari modi più o meno sperimentali o compassionevoli  i sintomi che man mano si presentano:

- sindrome respiratoria acute gravi con il supporto di ossigeno;

- infiammazione multi organo con l’uso di farmaci antinfiammatori;

- DIC con l’uso della eparina somministrata precocemente per attenuare le trombosi polmonari che spesso determinavano l’improvviso decesso dei pazienti; per evitare ictus.

- Polimialgia scatenata dal virus in chi era predisposto;

- Vasculiti sia negli adulti con manifestazioni anche dermatologiche;

- Vasculiti nei bambini simile alla sindrome di Kawasaki o simile alla sindrome di shok tossico;

- ed altre innumerevoli malattie secondarie conseguenti alla malattia infiammatoria scatenata dal COVIT.

Il tutto per evitare la progressione del paziente verso una insufficienza respiratoria, o multiorganica , caratterizzata da insufficienza respiratoria, cardiaca, renale tromboembolica, ischemica cerebrale. Tale sindrome sitemica porta a morte rapidamente una larga fetta di pazienti o li condanna a luoghi periodi di soggiorno in terapia intensiva, intubati.

In questa fase hanno proliferato task force, tecnici, virologi epidemiologhi, matematici… che aspiravano a comparire su The Lancet o essere assunti da qualche multinazionale del farmaco. Il tutto davanti all’altare della religione economica che voleva i suoi sacrifici.

Terza fase o fase infiammatoria:

In questa fase il Cobit 19 può causare una severa reazione infiammatoria definita scientificamente “  sindrome da rilascio di citochine”.

Questa sindrome è sistemica, potendo interessare qualsiasi organo dell’organismo umano.  Ed è una sindrome, che una volta innescata, si auto mantiene.

Il motivo di tutto questo deriva dal fatto che il Coronavisrus, o COVID-19, determina una severa reazione infiammatoria definita scientificamente sindrome da rilascio di citochine.

Il virus è inizialmente localizzato nell’epitelio respiratorio delle vie aeree superiori, dove avviene il contagio ed avvia la sua replicazione sfruttando il fattore di riproduzione della cellula infettata.

Da qui i sintomi quali raffreddore, associato o meno a congiuntivite, difficoltà nel riconoscere gli odori (anosmia), febbre, manifestazioni cutanee...

L’epitelio respiratorio è ¨ uniforme dalle prime vie respiratorie (naso e seni nasali) fino ai bronchioli terminali, prima degli alveoli.

Il virus colonizza l’epitelio respiratorio discendendo e raggiunge i polmoni. Questo avviene in misura variabile nella maggioranza dei soggetti. Inizia con la tosse e la mancanza di fiato, definita come dispnea.

Se tutto si esaurisse con la fase virale, guariremmo più o meno tutti, come avviene per altre forme influenzali.  Ma purtroppo alcuni sviluppano una reazione immunitaria abnorme, non regolata, come avviene nelle malattie autoimmuni. Il sistema immunitario produce cioè una quantità  enorme di mediatori infiammatori, chiamati citochine.

Questa sindrome da rilascio di citochine una volta innescata si automantiene e determina danni in numerosi organi. In particolare i macrofagi, cellule specializzate nel presentare gli antigeni (proteine del virus che stimolano i globuli bianchi a produrre anticorpi) e che hanno anche il compito di fagocitare le cellule morte uccise dal virus, impazziscono e rilasciano, insieme alle altre cellule del sistema immunitario, le citochine in modo spropositato (interleukine e interferone).

Nei polmoni gli alveoli si riempiono di macrofagi, alcuni linfociti e tessuto morto, mentre dalla parte vascolare, si lesiona il tessuto dei vasi, l’endotelio, e determina la formazione di trombi. L’interstizio, impalcatura che sostiene alveoli e vasi si gonfia per l’infiammazione, ispessendosi. Non è più possibile lo scambio di ossigeno ed il soggetto è destinato a morire se non si interviene per tempo.

Il danno vascolare non è presente solo nei polmoni ma si diffonde al rene, al cuore, al fegato, all’intestino e al cervello, determinando quella sindrome sistemica multiorganica che può condurre a morte i pazienti. In genere l’incidenza è maggiore nei soggetti anziani, ma non è sempre cosi, potendo colpire anche pazienti più giovani  e una percentuale importante di malati progredisce verso una sindrome sistemica inesorabile che li conduceva alla necessità della Terapia Intensiva o alla morte.

In questa terza fase non si è ancora capito se la scienza, se l’industria farmaceutica, se i ricercatori stiano lavorando a favore del uomo o di se stessi; non si capisce se stanno lavorando per i profitti, per comparire sulle riviste scientifiche o per ricevere il Nobel.

FARMACI E TERAPIE ATTUALI

Non esiste un farmaco, un antivirale specifico per prevenire o curare la malattia da COVIT19 afferma l’OMS.

La possibilità  di somministrare precocemente ai pazienti appena ricoverati prima che si determini un danno polmonare e vascolare sistemico sono stati sperimentati, anche per uso compassionevole, una varietà di antiinfiammatori atti ad inibire il rilascio abnorme delle citochine coinvolte nello sviluppo del quadro di malattia sistemica correlata all’ infezione da COVID-19 che è la vera causa della mortalità.

Altra possibilità è la ricerca di un farmaco¨ in grado di bloccare i recettori che permettono al virus di entrare ed infettare le cellule dell’epitelio respiratorio.

Nel frattempo, in attesa del recupero della funzionalità vitale il paziente resta in terapia con caschi per la ventilazione (C-PAP) o viene intubato.

Questo aspettando o un VACCINO o  un FARMACO ANTIVIRALE SPECIFICO.

PLASMA DEI GUARITI

In realtà una terapia esiste:

A mio avviso l’uso del plasma dei guariti o delle immunoglobuline da esso derivate dovrebbe essere la terapia di prima scelta da adottare in tutte le fasi, ma specialmente alla comparsa dei primi segnali di avvenuto contagio. Non credo siano necessarie ulteriori sperimentazioni per constatarne la validità. Nel caso contrario, oltre la mancanza di sopravissuti, renderebbe del tutto inutile un vaccino.

Ed esiste la tecnologia per isolare, purificare, moltiplicare… le immunoglobuline, gli anticorpi che hanno guarito gli infetti da COVIT19.

La sopravvivenza dell’antigene anticovit19 di sangue donatore è di 90 giorni circa e la somministrazione è comunque ripetibile.

Tutto il resto sono parole, violazione delle libertà personali di culto, lavoro e movimento e magari di controllo tramite apps tipo Immuni.

29\04\2020

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