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la tua musa

La donna che descrivi è la classica donna che ha una relazione insoddisfacente

ogni quattro o cinque anni,

e che attribuisce alla sfortuna e pensa di aver avuto a che fare sempre con uomini sbagliati...

in realtà se li va a cercare.

L'hai descritta molto bene... come immagine psicanalitica è un misto

di Peter Pan al femminile ed un Ape Regina, la prima donna, quella che deve porsi al centro

dell'attenzione, fissata nelle sue idee, inamovibile... deve dirigere il gioco, dominare,

apparire.

Da un punto di vista psicofisico è una eterna insoddisfatta, con manifestazioni

psicosomatiche per quanto riguarda gli arti che sono organi di locomozione,di cammino

verso l'altro, di abbraccio e di comunicazione.

Non dici cosa le ha scatenato questa regressione all'infanzia... se violenza subita,

o complesso di Electra non risolto o altro.

Questo a parte, ha avuto la rara fortuna di incontrare una persona come te,

che le offri un amore totale, incondizionato.

Si innamora di te. Ti ama. Ha pensato di vivere con te, starebbe bene.

Lo sa, ne ha paura, ma fugge. Davvero classico.

Se fosse sincera con se stessa, dovrebbe ammettere che continua ad amarti.

Ha scelto di fuggire, tu affermi, ma non fugge da te, fugge da se stessa

e sempre a se stessa vuol dimostrare di saper amare, mettendosi nelle braccia di un altro.

La paura, è un alibi, una copertura... in realtà il suo non volere affrontare un rapporto stabile,

nasconde una paura ancora più grande: quella di crescere.

Vuole restare nel mondo infantile, dove non ci sono pericoli,

ma solo coccole ed attenzioni.

Avere una relazione adulta, invece, significa anche litigare, questionare per risolvere

i problemi insieme.

Non dovrebbe spaventare, vivere in coppia, ha una sua componente magica

e sorprendente, per la quale varrebbe la pena di provarci.

Amarsi è chiudere un occhio sulle imperfezioni per scoprire di cercarsi ed accettarsi,

come persone, così come siamo, avendo come progetto il volersi amare.

Passione, intimità, confronto, accettazione, piccoli gesti di tenerezza,

progetti, complicità, per invecchiare serenamente insieme.

Tu tutto questo le offrivi, ed è raro trovarlo negli uomini di oggi.

Se ne vuole andare, e tu le chiedi di farti riavere ogni parola... e fai bene, come fai bene

a negargli l'amicizia che non è, nel suo caso,

che un qualcosa di simile all'amore materno, paterno che le è necessario per restare piccola..

Le resterà, di te, soltanto il ricordo del suo continuo fallire.

Peccato, perché potrebbe spezzarlo ritornando, accettando di vivere con te l'amare.

Se davvero trovasse la forza di essere libera,

se davvero fosse capace di annullare l'orgoglio, che glielo impedisce,

vincerebbe la sua sfida più importante con la vita, e ne avrebbe in cambio una vita serena.

Spero non ti sia offeso per questa mia analisi psico-analitica... ma siete fatti l'uno per l'altro,

vi vedrei perfetti insieme.

Complimenti per le poesie.

 

05/04/2005

 

senfra55@

 

 

 

Non volevo più scrivere di questo cammino d'amore, che ormai

ha raggiunto il suo apice di logica e conoscenza,

e neppure svelare i miei pensieri, ma mi sento costretto dalle sollecitazioni

e forse anche da speranze inconsce... chissà.

E mi permetto di essere sincero e spietato, come il mio solito,

perché so che non può leggere, ne rispondermi.

Inanzitutto non sono convinto dalle spiegazioni spicanalitiche.

Quello che ho scritto, quello che la parola ha detto è molto, molto di più

che una interpretazione psicanalitica. Va oltre, ed è la vita stessa.

E va oltre l'uso normale consumistico delle parole...

peccato non le sia servito leggermi... so che non è facile, e forse non è

neppure scritto bene... non lo ha capito neppure lei.

Io credo che ogni atto volontario sia cosciente.  Lei...

Il massimo che ho potuto fare è stato invitarla alla mensa.

Non ho potuto, non posso costringerla,

nessuno lo può fare, neppure Dio, alla comunione, a mangiare.

Non è che ho dimenticato come si fa non a sognare,

che è abbastanza facile, ma so che non devo aver paura

di vivere amando.

E non è che le ho dato parole vuote, non mi sono lasciato dominare

da parole di cui non conoscevo il significato... ero io a dominarle,

sapevo quello che le dicevo.

E non sono affatto un insegnante d'amore, sono solo un uomo,

uno che ama, e, come uomo, sono come S.Tommaso,

necessito di realtà,

anche se è stato detto che più beati sono quelli che credono

senza aver toccato.

In realtà io ho toccato ed è davvero difficile continuare a credere

senza la realtà a portata di mano... difficile.

Io vedo lei non come psicologo, psichiatra, sociologo,

antropologo, esteta, professore, padre, amante, marito, figlio...

ne vedo i difetti caratteriali, i difetti fisici degli anni...

non sono attratto solo dalla bellezza,

ma dalla grande potenzialità d'amore che soffocato in lei,

la rende unica e diversa da ogni altra.

In lei ritrovo la mia capacità di vedere, di sentire, di toccare

ciò che so e sogno... una esperienza d'amore unica, forse una pazzia.

Per lei ho fatto come uno che vende tutto ciò che possiede,

per andare in giro per il mondo per conoscere ciò che non si conosce,

per entrare in contatto con gente dai costumi e dal vivere diversi,

anche in conflitto col mio modo di pensare...

ed il mio modo di vivere è cambiato, ho imparato ad amarla.

E se anche mi chiedi, davanti alla distruzione, chi diavolo vuole

viverle accanto...

vi rispondo che ho capito che è bello riscoprire il poter dire

ho bisogno di te, il comunicarlo, rinunciando al mio essere indipendente,

al mio adulto non aver bisogno di nessuno,

al mio morire di solitudine, al sapere che in realtà non stavo più vivendo.

Questo viaggio con lei mi ha fatto riscoprire tutto questo, e le sono grato.

Che resta? Mi state chiedendo.

Delle cose nulla. E' come se un maremoto, un terremoto, una guerra

mi avesse portato via tutto.

Ma io sono restato e posso sia ricominciare.

Non credo ritornerà, il suo stesso modo di essere glielo impedisce,

ma, se ritorna, oltre che abbracciarla, voglio che sia se stessa,

non preoccupata di essere quella che non è, per farmi piacere.

Sia spontanea, come quando l'ho conosciuta, capace di dire ciò

che prova, pensa e sente, capace di toccare, capace di ridere, piangere

ed urlare, senza paura di essere accettata,  anche se indossa

mutandoni della nonna invece che gli slip dell'indossatrice,

capace di manifestarsi anche nel suo lato oscuro,

capace di accettarsi e di darsi per quella che è,

e non restare impaurita chiusa in se stessa o dentro casa,

rifiutando la convivenza, per offrirsi solo al tempo della festa,

quando si indossa il vestito bello.

Forse è esigere troppo, eppure sono convinto che questo sia solo il vero

modo di vivere, essere.

Se vuole essere falsa, lo è con se stessa, prima che con gli altri.

Essere liberi, significa essere veri.

 

20/02/2018@a

 

 

 

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