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sarà un altro viaggio

 

Nel placido sfumare della notte, io ti cerco.

La mano che mi porgi è fredda, l'ora è giunta,

la devo solo abbracciare.

Non so come, non so dove, hai distrutto in te il fuoco,

che in uno ci univa, e mi regali la tua morte.

Crollato il tuo amore, crollato infine,

piegato dal fatuo ridere, oggi la tua casa è solo cenere.

 

Eri bella quando la vita, in uno, ci univa, eri bella...

eri la struggente donna che donava il corpo,

tu eri corpo di questo viaggio infinito per l'eterno.

Ed era dolce camminare insieme e quanto ancora spero,

ma quanto spaventoso sarebbe ritrovarti per vagare,

vagare smarrito, per te immortale, solo nel sogno.

Mi sono illuso allora, non voglio illudermi ancora.

 

Dove sono io? Dove tu? Non hai più voce, sei in fuga

l'eternità con te è perduta.

Oggi vedo svanire la tua via infinita,

la meta eterna scompare con te nel dramma dell'abbraccio del nulla.

E questo ti dico:

ad ingannevoli mete ci precipita amore incompreso.

Questo febbrile eterno respiro divino acceca la notte,

ma, subito il giorno dei falsi desideri, lo disperde e dissolve.

Ti abbraccio, l'amarti che ti lascia in questo tempo vuole il tutto o il nulla

ed è pur ancora vivo in me, pur nel vuoto che incombe, ed aumenta

preme in me, mi attira e respinge, vuole uscire dal tuo nulla

vuol trasformarsi in cenere, essere dispersa libera nel sole

per ritrovare uno spazio di gioia nel cammino verso l'eterno,

in altra donna senza limiti né frontiere.

 

Oggi ti penso ancora, ma tu non sei questa poesia,

di te ho toccato il silenzio,

di te ho solo  il vuoto allucinante senza anima e senza respiro.

Ti amo... sei solo morte, sei inadatta per chi cerca la vita eterna.

Non sei luce, non splendi e non vivi.

Non ci vediamo,

e neppure insieme noi sentiamo sorgere l'alba.

E perché dovrei temere tutto il passato

fluito via senza lasciare in te la grande impronta

e fermarmi?

Devo andare via lontano da te, lasciarmi alla deriva.

 

Cancello dunque le pagine di un tempo

 

15/03/2005@a

 

Penso che hai voluto descrivere,

nelle tue poesie, la comune donna

che vive nella società di oggi,

la donna che si lamenta di non riuscire

a trovare l'uomo della sua vita,

e che quando lo incontra si spaventa,

fugge, incapace di viverlo.

perché incapace di donarsi per amore,

sia per mantenere le proprie comodità

sia per averne di maggiori...

Anche se credo tu abbia ragione,

che siamo delle perdenti...

Vero, Clella non lo merita,

non lo troverà mai,

ma non penso che la donna di cui scrivi

sia una donna reale, troppo stupido

rinunciare ad un amore così grande

e non c'è paura né altra motivazione

che tenga..

Inoltre, voglio precisare,

noi donne non siamo affatto così insicure,

né così incapaci o piccole...

sappiamo anche noi amare.

Eppoi...esiste davvero un uomo

capace di amare nel modo che tu descrivi?

Lo vorrei incontrare... non sarei per lui

come la Clella di cui parli, saprei...

 

15/03/2005lorettaB@

 

La donna è reale, ma non è né piccola né stupida,

è soltanto una donna che come tanti, tra uomini

e donne, hanno una concezione diversa del vivere.

Non sono né Dio, né suo padre, né il suo psichiatra,

né il suo confessore... sono soltanto un uomo,

uno con il quale avrebbe potuto, se davvero lo voleva,

vivere serenamente come complice.

Sono contento d'amarla,

anche se la felicità è altrove.

Io amo lei per quella che è intimamente,

rivelata a me quando meno se l'aspettava,

senza coperture o inganni a proteggerla,

solo così ha potuto amarmi,

se ci pensava non ero il suo obiettivo, il rpincipe

che si aspettava...

io amo in lei la persona che ho vista e toccata,

non per quella che vuol essere o è diventata,

non per quello che cerca o per quello che da.

Rispetto comunque le sue scelte mondane,

come ho già detto è libera di scegliere

sia tra quello che conta e quello che è inutile,

sia tra il bene ed il male. La vita è sua.

@a

 

 

 

 

 

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