CAPITOLO IX

Silvano disse sua madre che aveva deciso di vivere da solo per pensare al suo futuro.

-Perché? Non stai bene in famiglia? Le domandò sorpresa.

Non le rispose. Non le disse che era per non consegnare più la paga, che era per iniziare a risparmiare per acquistare una casa dove andare a vivere con la sua donna.

-Vuoi andare a vivere con Mirelle? S’informò.

-Non c’è nulla di deciso. Ci amiamo, ma ancora non sappiamo quale sarà il futuro. E’ per questo che voglio vivere da solo. Le rispose.

Ancor prima di mettere in pratica la sua decisione ricevette una lettera di Mirelle.

Gli chiedeva di andare a vivere con lei a Parigi. Vivere di corrispondenza e di telefonate non le era più sufficiente. Lo informava della morte del padre, che aveva trovato lavoro come segretaria in un’agenzia d’assicurazioni.

Gli scriveva di sentirsi sola, che desiderava parlare con lui del futuro.

Invitato quel giorno a pranzo dai genitori, Silvano li informò che era sua intenzione partire per Parigi. All’obiezione del padre che gli ricordava la fatica nel trovargli il posto di lavoro, disse che non gli interessava di perdere il posto di lavoro che gli garantiva soltanto miseria e che andava per decidere della sua vita.

Il padre lo convinse a chiedere al suo capoufficio le ferie anticipate. Con calma avrebbe discusso con Mirelle sul da farsi. Così fece: in pochi giorni sistemò le pratiche. Partì per raggiungere la sua donna.

Era da tempo che non vedeva Mirelle. Appena l’intravide le corse incontro ad abbracciarla. Mirelle non era diversa da come la ricordava, era la sua donna fatta più donna, più bella che mai.

-Ho molte cose da dirti. Le sussurrò.

-Non ora.
-Tua madre?

-Mia madre è a Lione ad assistere sua sorella ammalata.

-Che programma hai per stasera?

-Che ne dici di vedere Parigi di notte? Camminare abbracciati come quando ci siamo conosciuti? Ne ho un bisogno fisico.

-Ti amo.

Uscirono da casa tenendosi per mano. Camminarono a lungo dicendosi il loro amore. Mirelle interruppe il silenzio dell’estasi dello stare insieme abbracciati:

-E’ tardi.

Per un attimo Silvano pensò a sua madre, che la sera, quando lui andava a divertirsi con gli amici, non riusciva a dormire sino a che lui non era rientrato.

-Devi lavorare domani? S’informò.

-No! Domani non ci vado di certo.

Rientrati in casa, Mirelle lo accompagnò nella camera da letto degli ospiti.

-Non resti con me? Supplicò Silvano. Mirelle non aspettava altro. Era da troppo tempo che non facevano l’amore: si volevano bene, si sarebbero sposati, che male c’era se dormivano insieme? Non glielo aveva chiesto, non perché non ne avesse desiderio, ma perché aveva bisogno che fosse lui a chiederglielo, per metterlo alla prova.

-Ne hai davvero il desiderio?

-E me lo chiedi?

Si spogliano piano a vicenda, si coricano insieme, si guardano, si baciano, si accarezzano. La notte coprì il loro amplesso.

La mattina si alzarono che era già tardi. Mirelle telefonò all’agenzia dove lavorava, chiedendo quindici giorni di permesso. Poi, mentre Silvano apparecchiava il tavolo, preparò la colazione. Dopo Mirelle disse:

-Vado a rifare il letto. Quando ho finito usciamo.

-Vuoi che ti aiuti? Domandò Silvano. Sono capace di rifare i letti. A casa aiutavo mia madre.

Mirelle accettò. Uscirono, camminarono lunga la Senna, un artista fece loro il ritratto. Sul battello che li portava a vedere Parigi, mentre erano abbracciati, Mirelle domandò:

-Silvano...quando ci sposiamo?

-Forse sarebbe utile aspettare qualche mese, così mi diplomo e posso lavorare. Il francese lo conosco benissimo. Potrei venire a lavorare a Parigi.

In Italia non c’è lavoro.

-Sposiamoci subito! Chiese Mirelle, innamorata. Non m’importa nulla del denaro. Lavoro anch’io. Sarà dura, saremo felici.

-Per me va bene...Io voglio che tu sia felice.

-Che dirà tua madre? S’informò Mirelle.

-Mia madre non sarà contenta, ma non m’importa. Conosco le sue idee. Vorrebbe che ci sposassimo con rito cattolico e che abitassimo vicino a lei. Trascorsero giorni felici. Venne per Silvano il tempo di partire e per non perdere il posto di lavoro e per terminare gli studi. Lo comunicò alla sua donna. Mirelle gli chiese di nuovo di non partire, sostenne che non le importava se perdeva il lavoro, che ne avrebbero cercato un altro a Parigi. Silvano si lasciò convincere. Telefonò a sua madre. Mirelle ne fu felice. Festeggiarono. Prima a cena, poi al cinema. Silvano fu fortunato: trovò lavoro presso un’agenzia pubblicitaria, favorito dalla sua bella presenza, dal fatto che scriveva e parlava perfettamente le due lingue e dal suo genio artistico.

Alcuni giorni dopo ricevette una lettera dalla sorella. La lesse insieme con Mirelle, non aveva segreti con lei. Le scriveva che si trovava nei guai con la madre; che non poteva più uscire la sera dopo che l’avevano scoperta in auto con un uomo sposato. Era una mentalità quella di sua suocera che era tempo cambiasse; non più adatta a vivere nella società. Commentò. Ma per la sorella non potevano fare nulla. Le scrissero esortandola di cercare di dimostrare alla madre che era capace di badare a se stessa; aiutandola in casa nelle faccende domestiche e studiando con profitto. Le scrissero di informare i genitori che si sarebbero sposati di li a qualche giorno; che non sarebbe tornato in Italia. Era il 28 maggio dell’anno I986 quando ricevettero la telefonata della sorella che annunciava loro di essere rimasta incinta dalla relazione che aveva avuto.

Ora i telegiornali di tutto il mondo annunciava che in URSS, in seguito ad un incendio sviluppatosi nella centrale nucleare di Chernobyl, si era sprigionata una nube radioattiva che andava diffondendosi per tutta l’Europa. Migliaia le vittime del disastro.

La comunità internazionale si mobilitava in fretta in una finta opera di prevenzione nel tentativo di evitare gli effetti della radioattività che potevano causare gravi danni a livello genetico.

In Italia, così come in numerosi altri paesi, fu proibito alimentarsi con le verdure e con il latte pastorizzato, raccogliere funghi. Impossibile vietare di respirare e di bere acqua. La sorella si era spaventata: dalla relazione avuta con l’uomo sposato era rimasta incinta. Non sapeva come comportarsi.

Il problema era grave: aspettava un figlio come ragazza ed il figlio era stato contaminato, sin dalla nascita, da sostanze che avrebbero potuto rendergli la vita impossibile. Chiedeva consiglio al fratello.

Silvano le rispose di seguire le istruzioni che erano date dagli esperti in materia d’alimentazione e di consultarsi presso un ginecologo per sapere se doveva o no continuare la maternità.