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canto d’amore proibito

Appunti per un romanzo.

la città vecchia

 

Se la politica, com'è stato affermato, è la prosecuzione della guerra sotto altre forme, noi quella guerra l'abbiamo perduta, così come anche la più potente URSS, ha perduto. Non si può entrare in libera competizione con i più ricchi, con i più potenti senza pagare pegno di sottomissione. 

La posta in palio è stata enorme: il tutto al vincitore, il nulla al perdente. Anche la giustizia ... è diritto del vincitore dettarne le regole per evitare di pagarne le conseguenze.

E guerra è stata. L'abbiamo persa. Arde la vita con i risparmi sui falò delle manovre finanziarie studiate per salvare gli investitori. Abbiamo perso tutto e tutti. Quasi tutti. La classe dirigente, quelli che hanno il  potere, in ogni campo, no. Quella è gente senza morale. Vive nel lusso senza vergogna, forse ha  soltanto un po' di paura. Ma non pagano, non pagheranno mai.

La classe media, invece, sta precipitando rapidamente verso il fondo della scala sociale, verso la miseria. 

Casa mia è bella, situata in uno dei quartieri più eleganti. Nessuno può pensare che in tasca non ho più denari. Che sono diventato povero.

Andarmene via. Dove? Vendere la casa, il risparmio della mia vita di lavoro, a metà prezzo ... forse lo dovrò fare ... non c'è lavoro. Nessuno lavora. Il governo invita a spendere, a comperare.

Ma non si compera, con quali soldi? Per sopravvivere, tutti si comperano, tutti si vendono. Tutto ha un prezzo. 

Nessuno più esce di casa. Si ha paura ad uscire per strada. La città è diventata un territorio ostile. Delinquenza continua per sopravvivere, che le forze dell'ordine non riesce a fermare. Rapimenti ... la vita umana ha un valore minimo: o paghi o muori. L'omicidio è ormai uno sport. La vita non costa niente, l'essere umano non ha alcun valore. Dilaga il terrore. Dilagano la miseria, la malattia e la fame. I medici non fanno crediti, la fame e la malattia si. I bambini che hanno fame mangiano la terra, scavano tra i rifiuti. La prossima generazione sarà una generazione di sottosviluppati.

Questo in una situazione dove i servizi sociali pubblici, privatizzati, sono inesistenti. La maggioranza della popolazione non ha lavoro, senza risparmi, senza azioni. 

Mi vergogno di essere nato in questa città. Mi vergogno di abitare nella City.

Ogni anno andavo sulla costa, in ferie, con la mia famiglia, ma questa volta siamo dovuti rimanere qui. Il prezzo è troppo sproporzionato rispetto allo stipendio. Siamo in una miseria spaventosa. E pensare che sono ancora tra i più fortunati. Io lavoro, mia moglie è da un anno che non riceve uno stipendio. Fa quello che può. Niente. I miei figli sono tutti disoccupati. Non possono più neppure studiare. I libri sono introvabili. Le scuole pubbliche sono chiuse. Non ho possibilità di mandarli alle scuole private.

Siamo discendenti di un popolo abituato ad adattarsi a tutto, senza pretese, ma non a questo inferno. Riusciamo a sopravvivere grazie ai risparmi degli anni buoni.

Non ci siamo mai lasciati condizionare dai buoni consigli della società dei consumi e della finanza. I nostri risparmi non li abbiamo depositati in banca, ma sotto le mattonelle. Ci abbiamo perso con la svalutazione, ma così almeno, non abbiamo perso tutto. Non abbiamo speso tutti i nostri soldi come ci invitavano gli economisti oppure indebitandoci per rincorrere le novità tecniche od altro.

E c'è stata la guerra ... come nazione abbiamo perso sul mercato della concorrenza, siamo dovuti uscire dalla storia. Potevamo e dovevamo saperlo di non combattere sapendo d’avere già perso. Le regole del commercio sono state fatte per i più forti. Era naturale che vincessero. Non capisco perché sia stato necessario fare questa guerra. Come nazione eravamo autonomi. Si stava bene tutti. Non dovevamo firmare accordi commerciali. Non dovevamo entrare a far parte dell'OCSE. Non dovevamo seguire le riforme dettate dal FMI e dalla banca mondiale d'investimento. I soldi sono necessari per far lavorare, ma non lavorano, non producono niente. Vogliono solo raddoppiare. Non dovevamo seguire i suggerimenti della NATO.

Ero immerso in queste riflessioni quando venni interrotto:

-Mamma! Mamma, Marco è caduto. Si è fatto male...

-Come si è fatto male!...Oh Dio...ti sei rotta la gamba? Fammi vedere...non sembra rotta.

-Mi fa male!

-Dovremmo portarlo in ospedale.

-Quale ospedale? Non ce ne sono quasi più...

-L'ospedale di Gesù.

-Ma l'hai ancora visto? Non ci sono medicine, le devi pagare. Non ti danno da mangiare, te lo devi procurare. Sotto i letti ci giocano i topi. Tra le lenzuola, quando ci sono, pidocchi. Meglio morire per strada, piuttosto. Gli daremo la tachipirina per qualche giorno. Devo averne ancora qualche compressa da qualche parte...sono scadute, ma funzioneranno lo stesso.

-Si potrebbe chiedere un prestito in banca.

-Ma in che mondo vivi? Un prestito ... sai che non restituiscono neppure i soldi che avevi depositati?

-Ma che dici?

-Conosci Cattolich Adam?

-Il giornalista?

-Si. Il famoso giornalista. E' morto.

-Morto?!

-Morto in attesa di trapianto.

-Ma era ricco, poteva permetterselo il trapianto.

-Eppure le banche hanno rifiutato di restituirgli i suoi risparmi.

-A chi li danno allora? Non dicono che devono riprendere i consumi per far riprendere l'economia?

-Tutte menzogne. O sei miliardario e paghi per averli o muori in povertà. Solo gli americani devono consumare. Noi dobbiamo solo morire. La gente lo sa, ma non può farci niente. Il potere l'hanno loro. Piange, si ribella, spacca, protesta per le strade, ma non serve a nulla. La polizia li carica. Ci sono già stati dei morti.

Vogliono addirittura schierare l'esercito. Non li ascolti i telegiornali?

-Vuoi dire che siamo diventati del terzo mondo?

-Quarto mondo.

Il povero-fede in dio

-Hanno suonato. Vai a vedere.

-Cosa vuoi?

-Hai un dollaro? Ho fame.

-Potrei chiederti di bestemmiare Dio, prima di darti il pane. Come chiese Don Giovanni al povero. Lo faresti?

-Credo di no.

-Per ora non credo di chiedertelo, neppure lo farò per amore dell'umanità. Ti dò il pane solo perché sei bella. Una delle più belle donne che io abbia visto. Perché non ti vendi? Non saresti costretta...il telefono! Rispondi tu? Ti posso dare solo un pezzo di pane ... stantio ... non ho altro. 

-Grazie. Pregherò per la tua famiglia.

-Non credo più. Dio dov'é? Tu lo sai? Penso che abbandonerò la chiesa...abbandonerò questa città. Me ne andrò lontano. Comincerò una nuova vita. Dio è morto. E' ora di mettere un poco di ordine in questa vita.

-Dio non è morto. Io non ho perso la speranza e la fiducia in Dio. L'unico che ci aiuta è lui.

-Oggi ti ho aiutata io.

-La gente va in chiesa più del solito.

-Non venirmi a dire che questa miseria è il regalo di Dio alla nostra nazione per farci ritornare alla fede ... Chi è al telefono?

-Nostro figlio dagli USA.

-Desidero rivederti ancora.

-Cosa vuoi Marco?

-State bene ... ho visto scene terribili in televisione.

-Stiamo bene.

-Perché non venite da me Siete forse innamorati della vostra città?

-E' stupido essere innamorati delle cose. Non è questo.

-Aspettatevi l'inferno.

-Non ho ancora idea della resa finale.  

L'organizzazione.

 

Sono giorni, mesi ... trascorsi nell'illusione, nell'affannosa ricerca di riconoscere il nostro destino ... conoscere la vita, la morte che ci attende. Coincide con la realtà delle prime angosce ricercare un lavoro ... la possibilità di sopravvivere senza è minima.

- Meritocrazia, pari opportunità per un pugno di farina, polvere, cenere. Poche ore, una tregua, il riposo, poi calci e bastonate. Vecchie e ridicole leggi dimenticate pretendono di proteggerci.

- Magri finiremo, sfiniti dalla fame, dal freddo, dalla disillusione, magri sul posto di lavoro ... tutto è stato organizzato per farci sopravvivere, vivere o sparire senza lasciare traccia alcuna, per non provocare reazioni a catena, disordini, insurrezioni, rivolte.

- Tutti, in fede, prestiamo obbedienza.

- Datti da fare. Accettiamo tutto, perfino quello di andare a puttane o a raccattare una palla... fuori campo.

- E' un ordine di morte, ma è senz'altro meglio obbedire.

Eppure, vittime, nudi ci avviciniamo rassegnati al destino, consegnando alla terra, al nulla, ciò che rimane di noi.

Alle nostre menti si affacciano confusi interrogativi... perché? Perché questa vita organizzata in ogni suo dettaglio?

Il morale è a terra. Parlo con i compagni di scuola. Ci deprimiamo a vicenda raccontandoci paurose notizie.

Il professore, insegnante di vita e pc, ci ha tenuto in piedi, ci ha coperto di parole inutili, noi i destinati.

Con alcuni compagni di viaggio ho già svolto lavori saltuari per mantenermi gli studi, l'anticamera del forno.

So che non è consigliabile ammalarsi, né restare gravide... non si ammettono ammalati. Chi non lavora deve morire.

- Dobbiamo compilare il curriculum vitae. L'organizzazione ha deciso di fotografarci tutti, noi...

- Già, è finita la scuola, finita la preparazione spirituale e fisica. Siamo stati considerati maturi per essere avviati nei numerosi posti di lavoro disseminati un poco ovunque.

Papà e mamma mi stanno vicini, cercano di rincuorarmi, vivo con loro, ma serve soltanto a rimandare di qualche tempo.

Trascorriamo disfatte e rassegnate le ore, dal mattino alla sera, ogni giorno. Tanto durano le operazioni burocratiche di selezione per essere presi in carico. Accanto a me un extracomunitario nauseabondo.

 Reclutamento

 

La squadra addetta passa anche questa mattina, come tutte le altre mattine, a fare la raccolta dei disperati, cosi come avviene per i rifiuti.

Hanno l'incarico di organizzarci. Sono i capi e questa è la loro occupazione preferita, selezionare.

Abbiamo in testa supermercati, tv, progetti per l'avvenire, racconti degli avvenimenti del passato.

Assisto emozionata alla chiamata. Ma non c'è presente, non per tutti. Per noi che sopravviviamo questo è il significato della lettura: la liberazione. Da che cosa, da chi?

Molti sono ancora quelli che camminano da tempo vagando, ridotti a larve umane ricoperte di poco. Nessuno li ha mai scelti prima.

Noi, dal curriculum vitae europeo cucito sulla pelle da noi stessi ( vi abbiamo indicato nazionalità, numero di matricola) siamo più fortunati. Eppure so... siamo già stati tutti condannati, comandati da delinquenti, rapinatori, assassini chiamati dirigenti.

Hanno il preciso compito di toglierci ogni residua speranza... poiché la loro carriera ed i loro privilegi dipendono dalla loro capacità di svolgere il loro mandato: toglierci la personalità in breve tempo.

Mi sto convincendo che tutto è relativo, che i campi di sterminio nazisti non erano che un purgatorio a confronto.

I pochissimi che appaiono, descrivono la loro vita concludendola con ombre cupe. La fame d'esistere spinge a lottare feroci. Ci fanno girare in continuazione. Ci gracchia, la radio, dettagliate notizie di nulla.

Leggono i nostri nomi, uno ad uno. Aspettiamo il nostro turno. Alcuni sono già morti per darci un lavoro.

Trascorrono pigre le ore, sempre uguali. Attesa angosciosa, in compagnia della mia sola amica.

- Tu in quale ramo sei esperta? Mi domanda l'extra-comunitario. Non gli rispondo.

- Sai qualcosa di Paolo? Dov'è? Era solo ieri che ci parlava. Oggi è introvabile.

- Forse l'hanno preso.

- O è già morto.

- Hai sentito? Hanno detto il tuo nome. Ti hanno chiamata... Ti danno un lavoro. Non sembra uno dei peggiori. Ma che fai? piangi?

- Non capisci? Mi hanno chiamata... posso vivere... si, vivere.

Lei, la sfortunata amica mi abbraccia commossa. La vedo piangere, la vedo andar via.

Il giorno è terminato. Lei non l'hanno scelta. La rincontrerò? Che le dirò? Impossibile sopravvivere a processi del genere.

Aveva 15 anni quando la conobbi al liceo di educazione, anticamera dello sterminio che ci attendeva alla fine.

Era allegra, simpatica, era solare, piena di vita.

Cominciammo insieme, ed insieme subimmo il percorso di specializzazione spersonalizzante, consapevoli di giocarci la vita. Insieme faticammo duramente sui libri ed infine completammo la nostra esperienza nell'attesa.

Io, la prescelta.

Sapevamo poco, pochissimo di quanto ci attendeva, ma quel poco bastava a farci capire che tanto valeva continuare.

Ed ora, dopo venti anni di quella esperienza, siamo poco più che uno sguardo scritto.

Li ho visti , li vedo i miei compagni d'avventura: fisici invecchiati, spiriti depressi, cervelli annebbiati, l'umiliazione di dover assistere impotenti alla nostra esecuzione, alla distribuzione del lavoro, alla vestizione alla moda o al carcere, per mantenerci nel terrore e nella speranza, nel ridurci alla più completa obbedienza.

La mia amica... lei non l'hanno scelta. Si sarà salvata? Sarà ancora viva?

I capi se ne stanno seduti, si distinguono dai vestiti.

Alcuni escono, si fanno largo, gli sguardi ed i gesti implorano, per farsi notare tra i troppi che vogliono essere chiamati.

Costituiscono la popolazione disoccupata ancor viva. Forniscono la ragion d'essere di questa economia.

Altri non ci stanno. Si vestiranno di dinamite, dipende dalla preda, di ciò che rimane dopo la rapina.

Inutile guardare, occorre calpestare i compagni di vita.

La folla ci cammina sopra.

Non tutti vedono o, forse, neppure si preoccupano di scavalcare o calpestare vive persone. Si, sono persone per bene, in carne quelle che calpestano.

In confronto ai calpestati noi siamo ricchi da scoppiare.

Le persone in attesa del primo lavoro sono ben preparate ed oliate. Ridono, non guardano, telefonino alla mano, aspettano.

Io sono stata chiamata. Io sono libera... libera, una parola forse priva di significati.

Ogni possibilità di lotta è stata definitivamente accantonata? Lavorate senza guardare, lavorate senza pensare.

E' uno status quo questa società.

Questa esperienza scava nella persona e fa capire che è importante dire agli altri quello che non sanno come stanno le cose. L'inadeguatezza del sentire è la peggiore delle realtà.

I sentimenti sono inceppati e poiché vige questa regola infernale il mostruoso ha avuto via libera. Com'è potuto accadere? Com'è che ancora accade?

Si, è vero, è difficile immaginare che una società estremamente progredita e civile non sappia capire, che faccia ed abbia fatto germogliare il mostro che detiene le persone nella condizione, con tecnica distruttiva ed efferata, tanto da indurle a disperare persino di ogni ideale, confinandoli nell'utopia.

Ma io sono stata meritatamente prescelta nella probabilità.

Rivolta

- Sono qui per esplodere.

-So, è un lagher di sterminio, non una società, dove noi prigionieri siamo destinati, dopo svariati anni, durante i quali siamo sfruttati in duri lavori, inutili per noi, utili per nulla... siamo destinati a morire.

Sfoggio le poche parole inascoltate per chiedere giustizia.

- Attendi! In fondo è la strage. Quello che è accaduto accadrà ancora.

- Società! E' l'esclamazione urlata. E' ciò che rende le forze di ognuno chiamandoli a raccolta per la rivolta. Giustizia, il vagito emesso. Tragico il dilemma: uccisi o liberati. Rifiutare il posto privilegiato?

- Inserita sin dalla nascita in una trama di rapporti complessa, eserciti la tua scelta in modo obbligato, per sopravvivere e trovi la scusa, per evitare la libera scelta, che è amare, e riduci tutto al rapporto di produzione.

- Magari avesse una qualche ragione Marx, che sia inevitabile la rivolta, le dico.

- Amica mia, lascia perdere Marx, ed anche Cristo. Non c'è nulla di più marxista dell'idea liberal economica che lascia il governo del mondo alle sole leggi che reggono l'economia come se il vivere fosse solo materialità, ignorando cosa essa sia. Sai, la condizione umana non è il rapporto con il lavoro, ma il risultato... e cioè il denaro, che è il fine ultimo.

L'affascinante parola uomo è soltanto un sogno.

Risucchiati dal vortice della follia, uomini un giorno normali, dovete farlo. Dovete avere la doppia vita del criminale dedito alla tortura, intrappolato nella routine. Siete usciti di casa per lavorare senza nulla aspettarvi che la sopravvivenza.

Alienati insetti, scarafaggi di un pianeta d'altri, torturati senza rimorso di coscienza alcuno, senza sapere neppure dove andate e neppure avete il coraggio di guardarmi negli occhi.

- Mollare tutto ed andarmene nell'errore dell'azione. O accettare di salvare la pelle nella realtà dei fatti.

- Prendere le distanze, rifiutare gli ordini non è facile. Infrangere la legge del silenzio, della ragion di stato. Abolire qualsiasi segreto.

- La vita continua. Devo ora occuparmi dei figli. Non ho tempo per riflettere e sapere.

- Continua a vivere, amica mia, in questa terra una vita normale, una ripetitiva

lavoro/potere/ribellione

-Se vuoi questo lavoro devi venire a letto con me.

-Non sei il mio tipo...a dire il vero non sono disposta a vendermi, neppure per un lavoro.

-Se vuoi sopravvivere lo dovrai fare. Sei una perdente.

-Questo è tutto da vedere. Non possedete il potere divino.

-Ce lo siamo presi. Senza il nostro beneplacito siete niente. Siete dei morti.

-Questa non è democrazia, neppure giustizia. Non viviamo più alle origini della storia. Oggi abbiamo coscienza della nostra situazione, abbiamo coscienza delle ingiustizie. Sappiamo cosa significa vivere e come dobbiamo vivere. Prima o poi pagherete. 

-Chi ce la farà pagare? Dio? Ma veniamo alle cose pratiche. Vuoi questo lavoro? Sei bella, sfrutta la tua bellezza. In questo mondo, la bellezza, ha un considerevole valore.

-Non sono in vendita.

- Ti ripeto...sei molto bella, possiedi anche una notevole intelligenza, un poco in là con gli anni, ma sempre bella. Ma non sei disposta a venire a letto con me. Dovresti essere rieducata. Ti rimanderò a scuola. Sai devi essere continuamente aggiornata se vuoi competere.

-Credi in dio? Tu credi in Dio?

-Non esiste un Dio da impietosire, da prendere in giro cercando una giustificazione o somministrandogli menzogne...così non si fa altro che accrescere la ricchezza degli psicanalisti. Ti immagini? Un super-io che si accresce, continuamente, come un mostro che vuole privarti della libertà, che vuole controllarti ed uno psicanalista che cerca di stanarlo per ucciderlo o incatenarlo.

-La povertà è un mostro maggiore.

-Neppure tu sei una credente.

-Forse, ma continuerò la mia ricerca di libertà. Continuerò a scavare, prima di una scelta, prima di morire, per ritrovare le radici della verità.

-La sola verità è il denaro. Il solo dio è il denaro. Se ci credi, se lo possiedi...tieni la tua vita tra le mani. Saresti padrona. Saresti libera di ottenere e fare quello che vuoi.

-Quanti posseggono il dio denaro? E' per tutti?

-Non tutti sono i prescelti.

-Cosa dovrei fare?

-Venire a letto con me.

-Tu sei pazzo!

-Non sai quello che stai perdendo. Le occasioni capitano una sola volta nella vita.

-E tu saresti la mia occasione?

-Ti sto offrendo più di quello che vali. 

-Che ne sai tu?

-Quello che nessuno può ignorare...gli anni passano per tutti, diverrai vecchia, la tua bellezza diverrà bruttezza. Non ci sarà chirurgo estetico capace di restituirtela. Avere ricchezza, invece, non invecchia.

-Anche tu morirai. 

Emigrare

 

Andarcene? Dove? Le nazioni ricche hanno innalzate alte mura. Gli eserciti vigilano alle frontiere. Usano sofisticati sistemi di controllo. Nessuno può entrarci, salvo i miliardari. Il denaro apre tutte le porte. Se ti va male ti rimpatriano. Se ti va peggio ti rinchiudono nei campi di concentramento con l'accusa di essere terrorista, se ti va meglio ti fanno fuori.

-Papà, mamma...noi emigriamo. Non c'è più nessun lavoro, neppure quelli temporanei. Non c'è nessun avvenire. Abbiamo preso contatto con una organizzazione.

-Non voglio.

-Non c'è nessun avvenire in questo paese. Non si vede una fine. Quello che aumenta è soltanto la miseria, la violenza, le morti. 

 

la moglie

 Mi sento, e siamo, sempre più estranei. Stiamo ancora insieme soltanto perché non è ancora ora di starcene lontani. Fra noi non c'è più dialogo. Solo lunghi, pesanti interminabili silenzi che a volte terminano in violente liti. Della vita insieme non mi restano che piccoli ricordi sempre più avvelenati da mal sopiti rancori. Non ci unisce più neppure l'affetto per i figli.

La passione è svanita. Dubito possa rinascere. Dobbiamo rassegnarci ormai. Prendere atto che il nostro matrimonio è stato un fallimento, non importa per colpa di chi. Qualcosa ha spezzato l'incantesimo. Perché continuare a restare insieme? Non è meglio, non è meno stressante, per entrambi, separarci?

Separarci anche da questa città.

la nuova città/dio?

Un monastero. Uno cattolico. Questa la mia nuova città, il mio rifugio. Dalla mia camera posso abbracciare con uno sguardo l'intera città dell'uomo. La conosco bene. Conosco quello che ho lasciato. Sono sola, è vero. Non ho niente. Neppure un marito, un amante. Ho imparato a combattere il desiderio dell'abbraccio pregando. Ed il desiderio si è affievolito sempre di più. E' scomparso. So che avevano ragione gli asceti. Dopo un poco di tempo non si ha più bisogno degli uomini. Si vive per l'idea di Dio. Si vive per un Dio che si materializza nella trasformazione del pane e del vino in carne e sangue.  Mi godo delle estasi orgasmiche con Dio. Al solo pensarci rabbrividisco...al solo pensarci arrivo alle soglie dell'orgasmo fisico. Tutto l'universo è in me, grazie a Dio, con Dio.

 

 

attentati/rivolta

-Gli emigranti stanno sommergendo la nostra nazione, sono disposti a lavorare per un tozzo di pane. Stanno scatenando una guerra tra i poveri. Ci rendono disoccupati. Molte famiglie non hanno più futuro. Gli unici felici sono i direttori delle aziende.

-Siete dei castrati, dei falliti. Maschi nella merda, sconfitti dalla vita, gelosi della fortuna e della ricchezza degli altri.

-Per essere un sociologo guazzi nella fogna...quanto ti rende scrivere queste puttanate? Quanto ti pagano?

-E di me che sono una donna cosa dici? Che sono una donna mancata perché avrei voluto essere uomo come mio padre? Le solite palle psicologiche! Io sono donna e sono ben felice di esserlo. Chiedilo ai tuoi compari militari....ha fatto appena in tempo a fuggire dal loro desiderio bavoso. Mi avrebbero stuprata.

-Cosa volete fare di me?

-Di chiedere un riscatto non se ne parla neppure...d'altra parte sei così invischiato, anima e corpo nel sistema, che sei incapace di ragionare da uomo, al di la dei meccanismi automatici che dirigono la storia...lasciarti libero per trovare giustificazioni sociologiche ai tiranni al potere, per liberarli dai sensi di colpa....ma credi davvero che abbiano ancora una coscienza umana? La sera, dopo essersi pagato l'amore, non fanno altro che contare i loro sporchi denari. Decidere dove investirli, come moltiplicarli senza rischiare nulla. A voler essere realisti non ci rimane altro che ucciderti.

-La loro ricchezza serve anche a voi.

-Neppure più le briciole lasciano cadere. Ucciderli tutti bisognerebbe...tutti.

-E voi sareste dei cristiani?

-E' questo il dubbio che ci attanaglia...un dubbio atroce...è ancora possibile essere cristiani in questa società di merda senza essere dichiarati degli esclusi? La sai tu la risposta?

-Dovreste amare i nemici.

-Quando i nemici sono delle persone, ma tu sei ancora una persona? Non sei neppure più una bestia. Sei soltanto un meccanismo ben oliato.

-Siete senza speranza.

-Dio non interviene nella storia dell'uomo. Dio si inchina al no dell'uomo. E nell'uomo è difficile avere speranza. Non è più l'umanità a guidarli, ma la logica economica. Si scannano per qualche soldo in più.

-E la divina provvidenza?

-La divina provvidenza è buona soltanto per gli animali.

perdizione/senza dio, senza uomo

-Sono tornata. Avevi ragione tu.

-Sapevo che saresti ritornata.

-Tu vuoi soltanto avermi.

-Non sei venuta per questo?

-La situazione è peggiorata. Sono sola. Non sapevo dove andare. I militari hanno preso il potere. I miei amici sono scomparsi. 

-Arrestati?

-Penso siano stati uccisi...facevamo parte di un'organizzazione cattolica.

-Terroristi?

-Non abbiamo ucciso nessuno. Abbiamo fatto un rapimento, ma non volevamo ucciderlo. E' stata una disgrazia. ...gestivamo un giornale clandestino d'informazione.  L'informazione è in mano al potere. E' la loro ancella. Dicono soltanto menzogne. Noi vogliamo svelare la realtà. E' giusto che tutti prendano coscienza che la mancanza di diritti condanna milioni di persone alla miseria. E' ora che anche i benpensanti si scandalizzino.

-Più pericolosi dei terroristi.

-Anche tu pensi che i terroristi siano dei falliti che si credevano uomini, ed invece sono merda?

-No.

-Hai paura allora? 

-No. Non posso avere paura,non più. Non ho null'altro da perdere che la mia vita. Anch'io posso considerarmi solo. I miei figli sono emigrati chissà dove. Non so più nulla di loro. Forse sono vivi, forse sono morti...mia moglie non è più una donna.  Va di chiesa in chiesa a chiedere se li hanno visti. 

-Allora posso rimanere?

-Entra. Stiamo festeggiando l’inizio dell’anno nuovo. Coppie d’amici ballano annoiate. Non s’accorgono neppure della tua presenza. La televisione era accesa. Arrivava dallo schermo l'invito a risollevare i destini della nazione a spendere. La moda arrivava in chiave di convincimento. Eppure il vestire non è la mia principale preoccupazione. Io voglio spogliarti, lasciarmi spogliare da te. Approfittarmene.

-Posso andare in bagno? Mi chiedi. Così sono impresentabile, non faccio certo bella figura. Questa sera voglio festeggiare…indosserò qualcosa di rosso.

-Tu stai bene anche così, qualsiasi abito su te è un bell’abito.

Il bagno

 Nella stanza da bagno elegante e luminosa, uno specchio a tutta parete, riflette il tuo corpo. Per il resto, il bagno, è riempito, con elegante noncuranza, di oggetti che fa della mia famiglia proprietaria borghese dai gusti raffinati.

Le finestre sono schermate da pesanti tendaggi che confondono giorno e notte. Accendi alcune delle piccole candele profumate sparse qua e la. Mentre l'acqua riempie la vasca ti spogli. Ti guardò allo specchio.

Sei nuda. Ti guardò a lungo. Sei come t’ immaginavo: belle labbra, due piccoli seni dalla forma particolare e dall'aureola scura d'un perfetto tondo...

-Hai due splendidi seni.

Diventi rossa, ma i tuoi occhi seguono nello specchio i giochi della seduzione. Mi sento catturato da una ragnatela impalpabile di pensieri, di sogni fantastici d'erotismo non più trattenuto. Cogliendo dallo specchio tutte le sfumature psicologiche, la tempesta dell'anima, la tempesta ormonale del corpo di lui, ormai nudo. Tra innocenza e perversione si riprese il diritto di vivere la passione. Non era venuta da lui per questo?

-Nuda sei irresistibile...sembri un angelo venuto a riportarmi nel paradiso perduto. Ho desiderio d'amore. Disse.

-Il desiderio d'amore, il sesso deve essere reciproco. Rispose.

-Non sei una schiava, una prigioniera. Non comprerò mai catene per legarti a me. Sei libera 'amarmi e di lasciarti amare.

-Sei legalmente sposato. Non sei più innamorato?

-Innamorato? Sono adulto...le voglio bene, nulla più.

-Siamo immorali.

-L'immoralità è soltanto l'uso del denaro per comprare la merce umana e la vita.

-E' assurdo.

-Cos'è assurdo?

-Che questa esperienza sia destinata al fallimento.

-Non è un rapporto senza speranza. Non combatti forse per cambiare le cose? Hai in te una straordinaria voglia di vivere.

Uscì. Ritornò poco dopo con una bottiglia di champagne e due bicchieri. Li appoggiò sul bordo della vasca, riempì. Porse il calice alla donna. Bevvero.

-I sentimenti, disse uscendo, possono svanire, le parole non contano niente, ma i flash dentro la memoria rimarranno sempre.

Il profumo delle candele e delle essenze impregnavano l'aria, eliminavano dalla memoria le tossine dei ricordi.

Esci dalla vasca. Ti rivesti. Mi raggiungi nella camera da letto. Ci guardiamo senza affanno, poi chiudiamo gli occhi. Complice lo champagne bevuto, complice la curiosità suscitata dalla tua affermazione "qualcosa di rosso lo porto" ho desiderio di farti mia, di fare l'amore con te. Ricerco il momento, che ci ritroviamo soli...

 

-Il reggicalze? Di rosso...Ti chiedo.

-Non il reggicalze, il reggiseno. Mi rispondi.

-Dai, solleva la maglietta...

-Non certo al primo che incontro.

Ti attiro a me dolcemente, ti convinco:

 -Non ti farò nulla. 

Inizio a cullarti dolcemente. Mi assecondi. Le nostre mani si cercano.

 -Vieni.

Nuda sino alla cintola, distesa sul letto, ti carezzo lievemente. Mi lasci fare ed a tua volta mi contraccambi. Il desiderio di baciarci profondamente ci assale entrambi, ma è soltanto uno sfiorarsi delle bocche.

-Cosa vuoi da me?

Cosa voglio da te? Una nuova donna? Cos'è che mi trattiene da un addio definitivo a mia moglie? Il fatto di avere i piedi per terra? La responsabilità o qualcosa d'altro? Troppe domande alle quali sarebbe inutile rispondere. Il solo modo per combatterle è il non porsele. Voglio ignorare la tua domanda:" cosa vuoi da me?". Continuo ad accarezzarti  per memorizzarti, come se fosse l'unica possibilità a mia disposizione con te.

Nonostante i movimenti dei nostri corpo accennino al desiderio dell'unione, rispettiamo entrambi il tacito accordo di non arrivare all'amplesso.

 

Uno strano concetto etico e morale, nella complicità di noi due, la tua mano che scorre sulla stoffa dei miei vestiti a sentire e accarezzare il mio intimo eccitamento; la mia mano che ti carezzava ogni centimetro di pelle dalla cintola in su.

-Non voglio diventi una cosa banale. Mi dici. 

La luna illumina la camera. Mi fermo un attimo dal carezzarti e dall'abbracciarti, per guardarti.

-Mi sento osservata. Mi sussurri attirandomi tra le tue braccia.

-Sei bella, mi piacerebbe vederti nuda.

-Grazie.

-Stupida.

Cerchi l'intreccio della mia mano, un simbolo d'amore, tentenno un attimo cercando di decifrarne il tuo significato, poi ti lascio fare. 

Le tue mani scorrono ora la pelle del mio torace.

-Sei pericoloso. Mormori. Ma forse già siamo entrambi caduti nella trappola della vita. 

Il mattino ci coglie ancora svegli ed abbracciati. A malincuore ci lasciamo,non ci diamo neppure un appuntamento. Sappiamo che ci saremmo ritrovati.

-Rimani ancora due minuti. Ti chiedo.

-Non ho problemi. Mi rispondi. Non c'è nessuno che mi aspetta a casa.

 

E' la seconda volta che ricevo l'identica risposta. La donna con la quale avevo vissuto una storia clandestina, una single di trent'anni, una single sbagliata, diceva di esserlo per scelta, ma lo avrebbe voluto per sempre, mi aveva detto la stessa identica frase.

Anche in questi giorni mi telefona per fissare un incontro nel letto di casa sua, "solo per fare sesso, dice, senza impegni."

"Cosa vuoi da me? " La domanda rimasta nell'aria senza risposta, mi risuona continuamente nella testa mentre ritorno a casa. "Cosa voglio?" Una domanda stupida...voglio averti, voglio fare l'amore con te, ovvio. Perché mi sono trattenuto? Perché ho voluto aggirare le tue difese per conoscerti? 

Concentrandomi sul tuo volto, la tua pelle, sui tuoi piccoli seni, il capezzolo, mi lascio preda del sonno.

i fini

-Cosa volete.

-La morte dello stato. Campagne d'arruolamento. 

-E' ora di smettere di rompere auto e vetrine. Non serve a nulla.

-Vero...possiamo, dovremmo colpire cose e persone di questa ragnatela multinazionale di dominio.

-Vi prenderanno.

-Siamo una organizzazione leggera. Comunichiamo via internet. Nascondiamo comunicazioni criptate dietro le immagini. Difficile prenderci.

Il rapporto tra potere e denaro, tra ricchezza e politica sono una costante di tutti i tempi e di tutti i sistemi politici.

Né la rivoluzione francese, né la rivoluzione russa ha potuto farci nulla. Il solo risultato raggiunto è stato l'estromissione della religione dal potere. La religione è solo un affare personale, non deve interferire nelle ragioni economico e politiche. 

Il popolo ormai non esiste più. Ogni resistenza è stata spazzata via. Le organizzazioni internazionali sono ritornate. Reinvestono nel loro porcile. Ormai siamo tutti dei robot educati...non ci ribelliamo, ci contentiamo di poco. La morte, la morte dei nostri figli, sono ancora nostri i figli?, ci lascia indifferenti. E loro, i nuovi padroni, i vecchi padroni, sono contenti. Non hanno mai avuto operai così efficienti, operai che si contentano di poco. Intanto accumulano, investono in nuove tecnologie, in nuove armi...studiano nuove economie, nuove manovre di dominio...chissà quale sarà il prossimo popolo predestinato ad essere la vittima da sacrificare al dio denaro.

E dopo? Dopo che hanno il dominio del pianeta? Domande inutili. Nessuno degli attuali attori sarà ancora vivo, dopo.

I cimiteri sono pieni. La morte ha voluto anche loro due. Ha voluto renderli inseparabili come non aveva fatto la vita. Ma è vivere per morire così?

@clown 09/08/2002

 

 

 

Un’ altra Eva

 

Ho accettato di essere la tua musa

 

Consapevolmente.

 

La tua Lilith

 

Ma proprio come Lilith

 

non potrò´ mai essere tua

.

Mi offri la tua vita

 

ma io non la prendo

.

Io appartengo solo ai tuoi pensieri.

 

Tu appartieni ad altre Eve

 

Hai avuto Eva per generare una famiglia

 

ora loro hanno bisogno di te

 

Hai avuto Lilith per viaggiare in altri mondi.

 

Ho accettato di farti compagnia

 

nei mondi del pensiero

 

della poesia

 

nella sacralità dei sentimenti

 

fino all’Essere Supremo

 

fino a farti sentire

 

l’Essere Supremo.

 

Non puoi farmi vivere come un’altra Eva

.

Non appartengo a te

 

in questo spazio-tempo

 

non chiudermi dentro.

 

Più mi chiudi,più mi dissolvo

 

+a   01/05/2003