isis terrore mondiale
prologo
allah e cristo
- C'è una nuova legge, Cristo, cui bisogna anche noi sottometterci.
- Qui la sola legge è l'amore di Dio nostro Padre, Allah.
- C'è una nuova legge, Cristo.
- E cosa è mutato sulla Terra, Allah?
- Limiti sono stati posti a Noi.
Dio nostro padre non può più mischiarsi con loro. Mi chiedo chi mai saremmo noi senza di loro.
- Noi siamo prima di loro, Allah. Hanno bisogno di noi.
- Vero. Ma anche noi siamo inutili per loro se non sanno di noi. Ma come avrebbero potuto sapere di noi? Forse, Nostro Padre, ha sbagliato a farli a sua immagine ma non della sua stessa sostanza.
- Nostro Padre ha inviato loro molti profeti ad annunciare la sua presenza e il suo amore. Pur essendo stati creati dal nulla, conoscono sia il Bene sia il Male. Sono liberi di scegliere ed hanno la capacità di decidere.
- Sanno di dover vivere e morire invano. Per questo cercano una vita migliore. Nella loro logica primitiva si credono Dio.
- Sanno che non può che esistere un solo Dio assoluto e perfetto.
- Lo stesso non credono all'amore di Dio Nostro Padre. Sono convinti che scienza e tecnica Lo possano sostituire Nostro Padre. Invece non fanno altro che scoprire la loro contingenza, manipolando l’esistente per migliorare la loro qualità di vita. Ma non possono creare nulla dal nulla. Possono solo manipolare o mischiare il già creato.
- Per questo Nostro Padre ha ingravidato la Vergine Maria tramite il suo Spirito. Nato umano per amore, Mi sono rivelato loro ed ho svelato il mistero di Dio uno e trino. Per questo abbiamo calpestato la Terra e affrontato la Morte. Come anche tu sai, Mi sono incarnato nella loro sostanza, obbedendo al Padre, per vivere da uomo sulla terra. Ho anche svelato loro la strada per ritornare da nostro Padre, il Padre nascosto che cercano e che da un significato al loro vivere per esistere. In Me, per Me, trascendenza e immanenza si sono unite pur nella contingenza del vivere.
- Lo vivono ancora, il tempo. Ed è trascorso tanto tempo da noi e nulla è cambiato o forse sì. Ci hanno scacciato dalle subdole leggi che si danno, pur usandoCi.
Noi, per loro, non siamo diventati che l'idea, usata dal potere, per dominare e condannare.
- Come sai, ho inviato i miei discepoli in ogni angolo del mondo ad annunciare che Nostro Padre li ama.
- L'informazione che hanno, l'informazione loro somministrata da grandi pensatori e opinionisti che hanno mutato il significato delle parole, divulgata dai mezzi d’informazione, li condiziona. Hanno separato il vivere dal significato dell'esistere, Dio dalla Terra.
- Ho svelato loro la Verità.
- La verità del loro esistere è relativa alla loro condizione, i giudici stessi la manipolano. Non c'è Giustizia. Hanno solo una conoscenza pubblicitaria e confusa della vita. In attesa che scienza e tecnica scoprano il segreto dell'eternità, ingravidano ogni donna che possono ed hanno preso abitudine alla guerra.
- Lo fanno per amore, obbedendo al comandamento di moltiplicare i figli di Dio.
- Davvero lo credi? Oggi ci ignorano. Fare l'amore, per loro, è fare sesso. Un bisogno animale per moltiplicarsi, per divertirsi, per ottenere una fatua eternità nei cimiteri. Molti si sono dimenticati di noi. Adorano il denaro, il sesso e sono sempre in guerra l'un contro l'altro. Tutto quel che toccano diventa denaro, festa, sesso e morte.
- Nei cimiteri, nelle case pregano nostro padre per i morti.
- Anche ai morti che non pagano arriva l'avviso di sfratto e se non pagano li tolgono dalle tombe. E le storie che raccontano di noi? Di me dicono che sono il signore della guerra. Di te della pace. Mi chiedo davvero se io sono il signore della guerra che dicono.
- Che c'importa di quel che dicono di noi?
- Ma chi avrebbe detto che nella loro miseria si sarebbero opposti ai nostri desideri? Forse avremmo dovuto aiutarli di più, renderli più intelligenti. Fargli sapere che li amiamo.
- Io ho portato loro l'amore di Mio Padre. Se ricordi bene, sulla croce ho chiesto a nostro, Mio Padre, il perdono per i miei assassini. Non sapevano che stavano uccidendo il figlio di Dio.
- Tu, infatti, non sei figlio di Dio, non sei Dio, sei un profeta, come me.
- Sei in errore e lo sai. Iblīs ti suggerisce questo che dici. Per questo tu hai dato loro le armi, la morte e le vergini. C'è bisogno di altro.
- Sono solo promesse le tue. Scorre molto sangue innocente e si ribellano.
- Nostro Padre è Amore. E ha mandato Me a svelare loro la via, la verità per avere la vita eterna e felice.
- Agli uomini non basta questo. Ti hanno crocefisso.
- Sì, Mi hanno ucciso, ma li ho perdonati per questo.
- Ti hanno ucciso.
- Vero, hanno ucciso l'uomo che ero, ma non Dio. Muore solo chi vive. Non si può uccidere Dio. Dio non vive, Dio è.
- Eppure l'hanno fatto. Ma che altro potevano fare?
- Come anche tu sai, la carne che si è unita al divino è fuggita alla morte. Io sono risorto, ed ho inviato i miei discepoli in ogni angolo della terra ad annunciare la buona novella. Ogni giorno nelle chiese dove si prega, si rinnova la salvezza.
- Non ci credono. Il sangue che tu hai versato per loro, per loro è solo vino andato alla malora. Anche il pane è raffermo.
- Se ne mangeranno assumeranno la Mia sostanza divina e diverranno come Noi. Avranno vita eterna e saranno felici.
- Ne mangiano, ma a me in realtà sembrano tuttora infelici.
- Saranno felici se avranno fede e seguiranno la strada d'amore che ho loro tracciato.
- Tu credi? Guardali. Continuano a inventarsi nuovi Dei, nuove feste. Continuano a morire. Continuano a piangere i loro morti. Non ti seguiranno. Non tutti almeno.
- Devono aver fede, seguire la via tracciata, se davvero vogliono la vita eterna.
- Credere è, per loro, solo una questione personale. A Dio Nostro Padre forse ci pensano, ma ci pensano gli ultimi cinque minuti di vita, se ne hanno il tempo, prima di morire.
- A nessuno è vietata la salvezza.
- Non hanno fede. Non sanno amare.
- La fede è un dono del Padre e nessuno si può salvare da solo.
- Vero, solo nostro Padre può concedere la grazia ai condannati. Ogni istante li osservo. A me sembrano soltanto dei pazzi. O forse no. Sanno di essere mortali e, poiché lo sanno, danno un valore alla vita uccidendosi. Non c'è niente di triste in questo. Non c'è idiozia. Forse disperazione.
- E ti pare che questo sia degno di loro, di noi, Allah?
- Ma noi che gli diamo, Cristo? Che vuoi che gli diamo?
- Prega nostro Padre di dar loro la fede. Insegna loro ad amare.
- Non vivranno più a lungo per questo. Né ci ameranno perché li amiamo. Nei campi di grano, nei vigneti saranno concime per il pane e il vino che tu hai dato loro, in sostituzione dei frutti dell'albero della vita, per avere una vita eterna.
inferno
il nuovo dio: il denaro.
- L'aver espulso Cristo, Allah e ogni altro dio dalla ragion d'essere delle nazioni, l'averli sostituiti con la scienza e la tecnica, l'aver monetizzato la vita sono state idee fantastiche. Ci hanno dato il potere di vita e di morte su tutto. Noi siamo Dio, Mohammad. Siamo il potere.
- Ma ancora non siamo riusciti a sottometterlo, il mondo. Iblīs. In occidente, i Re per diritto divino, che pensavano avessimo dato loro, li hanno decapitati in una stagione del terrore e, quelli rimasti, vivono nel lusso. In oriente, i re, ci sono ancora.
- Ma ora, al posto del re hanno i politici.
- Non ascoltano i politici. Sanno che non sono disposti a essere martiri e amano la bella vita che gli deriva dall'essere uniformati alla logica del potere economico.
- Intanto siamo riusciti a far dimenticare l'ingiustizia sia economica sia civile che regna sovrana nei paesi occidentali. Scienza e tecnica sono con noi, Muhammad.
- I sudditi non possono più accettare lo squilibrio tra ricchi e poveri, tra donna e uomo. Non possono più accettare che la giustizia sia dalla parte del ricco. Per loro questo è il vero terrorismo.
- Abbiamo dato loro pubblicità, elemosina e volontari. Abbiamo dato loro la legge economica abolendo il Corano e il Vangelo.
-
- Briciole che lasciano inalterata la loro condizione. Si alzano dal letto, escono da casa per lavorare, quando lo trovano e non hanno più neppure voglia di sesso e di figli neppure nei giorni di festa. Ci vogliono soldi per far questo. E il sussidio, lo stipendio son ben misera cosa. E possono essere licenziati anche solo per uno sgarbo.
- Si rivolgeranno ai giudici per chiedere giustizia.
- Grossolano errore ricorrere ai giudici. E' un'inutile grossa spesa che ti porta alla miseria. La legge è interpretabile. A chi credi daranno ragione? E poi, lo sai, il tempo della giustizia è più lungo del tempo della vita.
- Inutile lavorare quindi. Inutile chiamare in causa la giustizia. La loro condizione non cambia, così come non cambia la condizione delle nazioni. Per questo, io credo, presto sarà una nuova stagione del terrore o una nuova guerra.
- Per questo abbiamo pagato l'Isis.
- Vero, hanno distrutto le Torri Gemelle, ma è stato inutile.
- No, non è stato inutile. Pagare questi terroristi ne è valsa la pena. Oggi tutti sanno chi comanda.
- Sarà come tu dici. Ma operai malpagati, licenziati e disoccupati ora tacciono. E fanno buon viso ai controlli.
- Noi facciamo le leggi e quello che facciamo è legalizzato.
- Sarebbe ora di scatenare un attacco suicida in Italia. A breve ci saranno le votazioni. Non credi?
- E perché non il Vaticano?
- Ti dimentichi la Mecca.
DUE PILOTI OCCIDENTALI
- Non ti sei mai chiesto perché ci mandano a ucciderli.
- No. Io ubbidisco.
- Le tue bombe sono andate a segno.
- Queste armi sono formidabili. Perfette. Nessuno può sfuggire.
- Sono degli ingenui. Li ho visti puntare i fucili contro gli aerei e sparare. Che cosa volevano?
- Dare un valore al loro suicidarsi. Raggiungere martiri il paradiso di Allah.
- E il morire dei bambini, delle donne? Almeno questo diluvio di bombe servisse a insegnargli a vivere la loro miseria. Invece vogliono esser ricchi come noi.
- Strana gente. Vivono la modernità come fosse medioevo. Osano ribellarsi.
- Come dici?
- Occorre insegnare loro come vivere.
- E’ inutile, non rinunceranno mai ad Allah, come noi abbiamo rinunciato al Cristo. Insegnali invece come morire.
- Sta a sentire. Verrà il giorno che ci penseranno da soli, e per loro morire avrà un senso.
- Che vuoi fare?
- Nulla. Vedranno, o forse hanno già visto, qualcosa oltre il loro sangue. Sai Allah e le cento vergini promesse.
- Sono ridicoli. Maometto, che di donne se ne intendeva, non riusciva a contentarle tutte. Noi ci siamo dati il viagra e ci prendiamo le loro figlie.
- Non scherzare. Questi non sono come noi. Questi sono pazzi e non temono la morte. Sanno che verseranno il loro stesso sangue per la vita eterna.
- Mi domando cosa si dicono di queste bombe.
- Che ne sappiamo? Le prendono. Qualcuno ci spera magari di sopravvivere.
- A quest'ora i fiumi sono pieni di cadaveri e sangue. Cadono ancora bombe dappertutto. La montagna brucia. Anche i topi saranno morti.
- Loro no. Se ne stanno tappati nelle grotte, nei cunicoli come serpi. Mangiano topi ed insetti per sopravvivere. Pregano. E s’illudono.
- Fin che dura s’illudono, ma quando vedranno il giorno e nel giorno le ossa sparse, rimpiangeranno di non essere morti anche loro.
- Bisogna che si parli a quelli rimasti.
- Per che dire? Quando sapranno di essere tutti condannati, vedrai che chineranno la testa.
- Noi che c'entriamo?
- Noi c'entriamo sì. Noi, i privilegiati, portiamo loro, noi parliamo loro di pari opportunità di vita in un mondo migliore. Un mondo democratico nel quale sopravvivere.
- Che vita possiamo dar loro? Per loro noi siamo le bestie da macellare. Non sanno che i potenti li vogliono tutti morti, quello sarà il loro unico destino. O obbedienti alle nuove leggi o morti.
- E' comodo. A loro l'obbedienza, a noi la bella vita.
- Non tanto. Ce la siamo sudata.
- E a loro gli tocca morire. Tu non hai paura di morire?
- No. Noi siamo al sicuro tra le nuvole. Non possono toccarci. E quando saremo di nuovo a casa, ci conferiranno una medaglia o ci intesteranno una piazza, una strada.
- Io mi chiedo quando ci chiederanno di sganciare un'atomica.
- Se si va avanti cosi, accadrà prima di quanto pensiamo.
- Vorrei essere io a farlo.
ABRAMO ED ADAMO. I PROFETI.
- Fatima è morta. Te lo aspettavi questo fatto, Abramo?
- Tutto mi aspetto, Adamo.
- Per fortuna lo chiameranno incidente collaterale.
- Non è la prima, e non sarà l'ultima volta.
- E intanto Fatima è morta. Anche tu la piangi.
- Dove passano i poteri internazionali, sempre si muore.
- Le guerre ci sono sempre state.
- Ma nei tempi antichi, almeno, non avevano armi cosi distruttive.
- Già si dicono fu una disgrazia.
- Nessuno pensa che non sono in uso sbagliare bersaglio. Usano armi intelligenti.
- Ho assistito al sorriso con cui Fatima seguì il volo della bomba. La vide quando l'aereo la sganciò. Le andò incontro come per prenderla. Le piombò sulla fronte. La vidi andare in mille pezzi e poi bruciare. Aveva appena messo in salvo il suo unico figlio, così almeno pensava. Non conosceva la potenza e l'intelligenza delle nuove bombe. Il monte bruciava. La notte era rossa di fuoco. Nel fiume scorreva sangue, scorrevano cadaveri d'uomo.
- Che dirti. Quando un crociato avvicina un mussulmano, segue sempre una cosa crudele.
- Sei in errore. Non è per Dio che vanno a morire.
- Sarà come dici. Ora piangono la sua morte.
- No. Che cosa sia piangere la morte di un figlio loro già lo sanno. E lo sappiamo anche noialtri, lo sa Dio. Ma per loro è diverso.
- Ha voluto salvare suo figlio. Suo marito lo sa?
- Il marito, il padre se ne vuole andare. Vuol prendere la strada del deserto che porta al mare. Mi chiedo cosa vuole, cosa cerca. Forse vendetta. Ma che può fare?
- Che c'è di strano? Gli hanno ammazzato la donna.
- Non so, qualcosa non è più come prima. Il mondo sta cambiando. Il mondo è cambiato.
- Per la morte del Cristo?
- No, è cambiato, non per la morte del figlio di Dio.
- Sì, si direbbe che il mondo è diverso. Un tempo noi si viveva. Dio ci aveva indicato una strada. Adesso invece c'è una morte senza senso, nuove leggi. Noi già sapevamo che si doveva morire. Non era necessario venissero a insegnarcelo.
- Ma tu sai cosa siamo? Chi siamo per loro? Miserabili uomini seduti sull'oro nero, che devono morire il più presto possibile. Loro lo sanno e non smettono di volerci strappare, scacciare dalla nostra terra.
- La nostra terra è ricca e ci sfama.
- Intanto, con la scusa di voler salvare la Terra dall'inquinamento, ci hanno dichiarato guerra. Capisci il calcolo, l'astuzia. Qui i nuovi signori non vogliono la legge. Tu li conosci, e capisci.
- Andiamo. Adesso non è il momento di stare seduti a piangere. Dobbiamo seppellire i morti e aiutare gli sfollati.
FATIMA URI DI ALLAH
- Chi siete?
- Io Adamo, lui Abramo. Fatima.
- Dove sono? Che volete?
- Ecco, piangi. Cosi almeno ti è più facile. Piangi, non pregare. Non serve. Cosi se ne va la superbia e conosci il vero dolore.
- Lo conosco il dolore. Ma a che serve?
- Piangi soltanto. Non parlare. Tu non sai nulla. Altro ti attende.
- Non ho più lacrime. Che altro può accadermi?
- Che cosa ti aspetti da Dio? Che Dio conosci?
- Non attendo più nulla.
- E allora ascolta.
- Che cosa dovrei ascoltare?
- Ti è nato un Dio. Ti ha veduto e gli piaci. Lo chiamano Allah.
- Non lo conosco.
- E' un Dio di gioia. Tanti lo seguono e acclamano.
- E' potente?
-
Accoglie i morti. Ti ha vista e tu gli piaci.
- Ma come mi ha visto?
- Chi può dirlo. Non c'è luogo, dove non ti possa vedere.
- Quando verrà?
- Cara, io te lo annuncio. Già è venuto. Sei sola e ti aspetta.
- E lui com'è? Molto crudele?
- Tutti i Dio sono crudeli.
- Quest’Allah, questo Dio che tu dici, hai detto
raccoglie i morti, è lui che uccide?
- Non tutti uccide. Solo chi gli si oppone. E non è più spietato di altri.
- E' lui che mi ha uccisa?
- No. Altri poteri ti hanno uccisa.
- Se non mi ha protetta mentre lo pregavo, non è diverso dagli uomini che mi hanno violentato e uccisa.
- Lui ti vuole.
- Nessuno vale tanto. Dio dura finché un uomo lo vuole e lo prega.
- Ecco che arriva.
- Chi arriva?
- Io.
- O tu chi sei? Di dove vieni?
- Da ogni luogo.
- Ma tu non piangi. Non hai nessuno da piangere?
- Ho già pianto tutte le mie lacrime. Non mi hai ancora detto il tuo nome.
- Io sono Allah.
- Allah. Che vuoi da me?
- Se mi hai pregato già lo sai.
- No che non lo so.
- Vengo a dirti che Muhammad, lo hai lasciato per sempre. Le braccia aperte sono l'ultimo ricordo che gli hai lasciato.
- Anche te ti hanno ucciso?
- Non si tratta di me. Dovresti sapere che non posso morire. Mi sembri sciocca.
- Senti Allah. Che tu debba parlarmi non so. Quello che dici è poco e oscuro. Ti ho pregato, vero. Ma non è servito a nulla.
- Credi a me sciocca donna. Il tuo dolore non è nulla.
- E perché sei qui a dirmelo?
- Perché credi di essere alla mia presenza?
- Non so.
- Togliti il niqab, che io possa vederti nelle tue grazie.
- Seguo la moda, non porto mutandine sotto il niqab. Tu lo sai e questo ti solletica.
- Già.
- Non vuoi farlo per me?
- No.
- Tu non sei contenta d'essere arrivata sin qui, ma mi piaci. Sei divertente. Hai splendidi occhi neri. Il niqab che porti non riesce a nascondere i tuoi seni che sembrano appuntiti e di bella forma. Sarai una delle vergini uri, la più bella del mio paradiso, premio ambito dei miei martiri per la guerra santa.
- No. Mai sarò una tua vergine, la tua uri. Mai aprirò le mie gambe al loro piacere. Mai li nutrirò al mio seno.
-
Dagli il tuo culo. Ti piacerà e piacerà anche a loro.
- Ma tu li conosci gli uomini? Tu sai cosa sono gli uomini? Per loro donne o bestie sono la stessa cosa.
- Ti piacerà.
-
Non è un vero, reale problema per loro avere un figlio. Però devo dirti che è tutto immobile qui. Senza tempo.
- Preferivi quando eri una mortale. Lo so. Essere diventata un’uri di Allah non ti basta. Eppure sei voluta morire. Perché?
- Non sapevo fosse cosi. Lo credevo diverso il paradiso di Allah. Pensavo fosse un privilegio diventare una delle sue uri.
- Ora lo sai e lo sei. Ma perché hai cercato la morte?
- Non l’ho cercata. Vivevo felice. Ma sono dovuta fuggire.
- Ma perché fuggire? Erano tuoi fratelli.
- Volevo salvarmi. M’inseguivano volto coperto e armi in mano. Uccidevano ridendo.
- E’ possibile questo? Sapevi che a niente si sfugge.
- La nostra vita è nulla. Noi giochiamo a vivere. Ma è un inferno.
DOPO LA BOMBA SGANCIATA DALL'AEREO
- Allah ti chiede di allevare Shahīd, tuo figlio, Mohammad. L'ha strappato dalle fiamme. Sono cadute delle bombe intelligenti, sganciate dagli aerei. Fatima, sua madre, ancora bruciava, i capelli avvampavano come paglia a illuminare la notte, quando l'abbiamo salvato.
- Padre, mai più la vedremo fra noi.
- Fatima è morta.
- Mi vendicherò. Sarò spietato.
- Le tue parole sono sangue, Mohammad.
- Puoi credermi quando ti dico che la piango, come voi, padre, la piangete. Ma perché l'hanno uccisa? Che aveva fatto di male?
- Nulla. Non c'è bisogno d'aver fatto nulla per morire. Ma non ti pare che il mondo sia migliore tenuto dai nuovi padroni?
- No. Ma sembra che tu sia diventato come uno di loro e li difendi. Tu che hai annunciato Allah. Tu, che un giorno, venuto in Moschea, mi hai dato la sua mano, ora non fai nulla. Sei capace solo di parlare inutilmente.
- Eppure io amavo Fatima. Ancora la piango e prego Allah per lei. Credi a me. Ogni volta i nuovi padroni devono uccidere distruggere e rifare. Per questo Fatima è morta. Non per Allah.
- E' destino di tutti, morire. Questo che vuoi dire?
- Già. Che altro credi sia la vita di un uomo?
- Ma lei non ritornerà. Mai più.
- Nessuno è ritornato dalla morte.
- Vero. Nessuno dei morti resuscitati è rimasto sulla terra.
- Allah ti affida un figlio, con gioia. Sa che tu potrai farne un uomo.
- E che gli dico?
- Insegnagli a vivere.
- No. Dovrei crescerlo in un mondo di carne corrotta. Tu sai già la sorte che lo attende. Essere bruciato come la madre con la prossima bomba.
- Vero. Siamo feroci noi umani. Più delle bestie selvatiche.
- Io mi chiedo fin dove possiamo.
- Chi può dirlo? Da tempo non si vedeva tanto sangue.
COMBATTENTI DI ALLAH
- I politici occidentali non hanno compreso che non vogliamo né la democrazia né la loro economia. Non vogliamo essere fagocitati nel loro modo di vivere. Non vogliamo la loro religione economica. E' contro le regole del Corano, è contro Allah. Cosi facendo distruggono la nostra religione, la nostra identità.
- Però vivono meglio di noi. Sono sazi e vivono più a lungo.
- Se vivere meglio significa essere sazi, dimenticare Dio, schiavizzare i loro concittadini e depauperare la terra non so. Perché allora vengono a imporci le loro democrazie bombardandoci? Non gli basta quello che hanno?
- Il potere, il denaro non si contenta. Vuole tutto.
- Per questo invia osservatori e spie? Per questo il cielo è pieno di satelliti spie? Per questo ogni delitto è ragion di stato?
- I segreti servono anche a noi. Soltanto cosi possiamo finanziare la guerra santa. Il mercato delle schiave e del petrolio è tuttora florido. Sai, senza denaro non si può fare nulla.
- Vero, dobbiamo difenderci. Siamo uomini fatti. Combattenti di Allah. Siamo dentro la morte.
- Già, oggi si uccide.
- Beviamo.
- Mi chiedo quando fu la prima volta.
- Con una donna?
- No. La prima volta che hai ucciso un uomo.
- Non lo so. Non ricordo. Ne ho uccisi tanti. Ed ho ignorato cosa fosse la morte.
- Ti credi un vero combattente?
- Chiedilo ai tuoi nemici.
- L'ho fatto. Dicono che sei un pazzo tagliagole. Hanno messo una ricca taglia sulla tua testa. Dicono che verrà il giorno che sarai un cadavere. Che avrai il corpo rivestito con pelle di maiale.
- Non serve pensarci.
- Non si può non pensarci, loro non dimenticano.
- Io non ci penso. Mi godo il bottino di guerra. Le donne del nemico scaldano il mio letto. Ma quando combatteremo ancora?
- Quando vedrai il nemico volare nel cielo sopra la tua testa sarà l'ora.
- Siamo qui per combattere. Non vedo l'ora di uccidere.
- Non aver fretta.
- Bevo ad Allah.
- Oh, smettila. Non ti capisco. Perché sei qui. Tu vivi bene, fai parte dell'aristocrazia. Tu sei ricco.
- Già. Ma poi caddero le bombe e la borsa. Mia moglie è morta, io ho perso denaro. E non ho neppure visto mio figlio.
- Bevi con me. Poi domani, magari con Allah, ci berremo il sangue delle vergini.
- Sono ricco, vero. Ma moriremo come tutti.
- Non devi temere la morte. Allah ti darà il paradiso. Là potrai soddisfare tutte le tue voglie. A che serve esser ricco se...?
- Allah, Allah, lui se n’è andato. Lui si è fatto immortale e se n’è andato.
- Che c'è di strano?
- Dopo che noi si è tanto lottato per dargli il mondo, mi chiede di morire. Se vuole che mi uccida lo saprò decidere da solo.
COMPLICI
- Ho veduto tuo padre. Ha cresciuto tuo figlio, ma non vuole saperne di te, Mohammad.
- Di lui che dice Amina mia madre?
- Nulla. Non esce più da casa.
- E lui che dice?
- Non ricorda di noi. Vedendomi ha detto: " se io fossi in te, mi sarei già suicidato, smetti di vivere prima del crimine, ora che sei ancora in tempo."
- Davvero ti ha detto questo?
- Sì. Ascolta. Anch'io mi son chiesto, vedendolo, se parlavo con l'uomo che un tempo fu. A tuo padre è accaduto qualcosa. Non è soltanto vecchio. E' triste e solo. E' abbandonato da Allah.
- Che dici?
- Tuo padre accusa Allah. Non si rassegna.
- Tu credi?
- Sì.
- Ma cosa gli manca? Che cosa?
- Tu gli manchi.
- Sono suo figlio, ma non capisco. E tu che dici?
- Che degli occidentali, i cristiani e le loro sette, dei giudei si parla troppo. Essere mussulmani non è una disgrazia diversa dall’esser cristiani.
- Ma allora Allah che ci fa?
- Allah è. Riempie lo spazio sanguinante.
- Proprio tu Iman, amico mio, dici questo?
- Se non lo sapessi, non sarei Iman. Prendi tua moglie, Fatima, quella sera d'estate, uscita di casa per aiutare gli altri. Cade una bomba e muore. Che c'entra Allah?
- Ma pure vivi praticando Allah, anche se piaceri e miserie ti hanno, ha lungo occupato.
- Vero. Sono molto vissuto.
- Ma bisogna ubbidire ai nuovi padroni della Terra.
- No. Non riconosco i nuovi padroni.
- Ci sono leggi, leggi che prima non c'erano, cui bisogna ubbidire.
- Nulla è cambiato.
- Molte cose sono cambiate.
- Che cosa è cambiato?
- Altre mani tengono la Terra. C'è un nuovo Dio che dirige il destino degli uomini.
- Come si chiama questo nuovo Dio?
- Denaro. Si chiama Denaro. Politica, scienza e tecnica sono a suo servizio. Gli stati fanno debiti per averlo.
- Denaro al posto di Allah.
- Non è questo. Tutto quanto facevi prima lo puoi ancora fare. Quello che è mutato è il destino.
- Che vuol dire?
- Che non ci sarà più Allah a riceverti, a dare un significato alla vita e alla morte.
- Chi lo dice?
- Non sfidare il potere.
- Che altro può accadere oltre il morire?
- Tu giochi e non li conosci. Esso, il potere, sa tutto. Spia e intercetta, registra ciò che dici e fai, ciò che non dici e non fai. Tutto è pretesto. Improvviso ti piomba addosso e di dà la morte.
- Morire non mi fa paura. Tutti si muore.
- Già, ma non troverai il paradiso di Allah.
- Proprio tu Imam dici queste cose.
IL FIGLIO
- Ricordi, Abramo, quando l'abbiamo tolto dalle mani di Fatima? Appena in tempo. Il fuoco già divampava.
- Valeva la pena Adamo. Allora Shahīd era un bambino innocente. Mi ricordo, mentre lo mettevamo al riparo, lo spavento.
- Adesso si è fatto uomo. Esce con Miriam, una donna ancora vergine. Giocano insieme.
- Non conosce ancora il suo destino.
- Non tocca più a noi. Ora la faccenda è degli occidentali. L'avvenire li riguarda.
- Dovevamo saperlo che non sarebbe rimasto con noi. Non è uomo da vivere sottomesso, è un califfo, un discendente di Maometto.
- E che altro vuole oltre che conoscere la donna dimenticandosi di noi?
- Nulla. Non vuole nulla. E' proprio questo. E' incapace di prenderci sul serio. Ma non serve riprenderlo. Vedrai che si stancherà di amare una donna, di continuare a cercare suo padre e tornerà da noi.
- Chi sa che fa adesso Mohammad, suo padre. Se ricerca suo figlio o il riscatto del sangue.
- Lascia stare. Lui è capace di tutto. Lo so.
- Se tu sapevi tutto, come hai potuto consentire alla sua salvezza?
- Io non ho consentito nulla. Queste cose accadono. E ciascuno si ritrova la vita che si merita.
- Che vuoi dire? Che gli uomini se ne fregano di noi?
- Smettila amico mio. Nessuno ci ascolta. E' evidente.
- Possibile sia tutto causale? Non c'è profezia a riguardo.
- E' evidente che Dio lo vuole.
- Ma ti sei impazzito?
- Non c'è niente di folle se i musulmani hanno perso la testa, e qualcuno anche la vita. Ci pensi lui, Maometto. La sua è una stirpe che ama comandare. Forse un giorno l’hanno veduto, Allah. Ma poi vissero con le donne e i mucchi d'oro, sospettosi e scontenti. Incapaci di gesti validi, nutriti di sangue e vendetta. Ti stupisci che cerchino qualche cosa di forte, di selvaggio simile alla morte?
- L'han sempre trovata. Ma non capisco cosa centri.
- E' del destino degli sciiti che si parla. Nessuno ha colpa se vogliono il trono di Maometto. E' evidente che questo ai sunniti non piace. Sono gente d'astuzia e di sangue. Sono grassi tiranni.
- Dici sempre sciiti. Lo so anch'io. Ma gli occidentali che c'entrano?
- Li trattano come bestie.
- Non dicevi che la colpa era dei sunniti?
- No. Dicevo che i sunniti sono fatti per gli occidentali. Con loro si accordano.
- Allah non uccide e non fa uccidere.
- Ne sei certo? Tu stesso hai chiesto quanto sangue verseranno.
- Tutti i musulmani dunque uccidono?
- Non tutti. Ce ne sono che chinano il capo.
- Tu lo credi?
- Sì.
- Che ne sarà di lui?
- Ora è come una donna istigata dall'amante a fregare, uccidere il marito. Avrebbe potuto passare tutta la vita in tranquilla lussuria, ingrassando con l'amante. Invece ha bisogno di crudeltà, di quella che passa per il terrore, di stupri, di teste mozzate.
- Son cose passate.
- Non per loro.
MARTIRI DI ALLAH
- Allah Akbar Shahīd.
- Allah Akbar Miriam.
- Ho sentito dai tuoi amici che anche tu vuoi diventare un martire.
- Tutti i miei amici vogliono diventare martiri. Che Allah ci protegga.
- Anche tu Shahīd? Non pensavo.
- Certo.
- Perché?
- Se Allah misericordioso lo vorrà, non sarò un semplice combattente, ma un martire. Mi uccideranno per lui. Non ho paura.
- Davvero credi sia meglio morire che vivere?
- Nel paradiso di Allah si vive meglio.
- Lo credi davvero?
- Ma certo.
- Penso che tu stia buttando la tua vita. Non hai ancora vissuto. Non è che sei stato ingannato da fanatici cui non importa nulla della tua morte?
- Come ti sbagli. Dopo che gli aerei hanno bombardato il mio paese, qui non si vive più. Mio padre e mia madre sono stati messi in carcere per un semplice sospetto. Torturati e gettati in una discarica.
- Io, come già sai, vengo da una discarica e so che significa.
- Io non voglio vivere cosi. Io avrò il martirio, la gloria, senza neppure faticare con gli studi e senza faticare con un inutile lavoro. Che altro potrei fare in questo paese?
- Sei cresciuto in fretta. Hai mai conosciuto un'altra donna?
- No. Quando mi abbracciavi baciandomi, io ti ho accarezzato i seni e il desiderio di fare l'amore con te mi aveva preso. Sì, ti ho desiderata, ma quando ho cercato di toglierti gli slip mi hai fermato. Mi hai detto che non era ancora il tempo. Che dovevi partire. Che avevi una missione da compiere e che non sapevi se saresti ritornata.
- Per questo ti sei staccato da me e non mi hai aspettata?
- No, non per questo. E, se non ti ho potuto conoscere come donna prima di morire, non m'importa. Nel paradiso di Allah avrò la mia casa con settantadue vergini dai grandi occhi e dai seni grossi e a pera e il mio pene non sarà mai più pendulo e avrà la forza di 100 uomini.
- A noi donne è concesso un solo uomo. Ti sembra giusto questo?
- Allah Akbar. Sieste voi che volete unirvi ai combattenti di Allah?
- Sei tu che ci accompagni?
- Mi manda l'imam. Seguitemi.
- Anche tu sei pazza per Allah?
- No. Ma voglio combattere.
- L'Imam mi ha parlato bene di te.
- Bene di me? Sul serio?
- Sì.
- Faccio fatica a crederlo.
- Abbiamo bisogno di donne combattenti. Sono le più feroci. Mi ha detto che possiamo contare su di te. Che non sei una che se la svigna alla prima occasione.
- Le carceri nelle quali mi hanno sbattuta sono un'ottima scuola.
- Cosa ti hanno fatto?
- Non ha importanza. Sono qui per combattere.
- Vedremo cosa sei capace di fare dopo l'addestramento.
- No, non ho bisogno di addestrarmi. So sparare e difendermi.
- Sei già pronta. Bene. Significa che Allah ti ha chiamata. La tua vocazione è salda.
- E' il solo scopo della mia vita.
- Vedremo cosa sei capace di fare.
- Sono qui per questo.
- Sicura? Sai che non potrai più tirarti indietro. E, se fallisci, sarai uccisa.
- Nessuno mi attende in una casa. Non temo la morte. Morirò quando Allah lo vorrà. Non possiedo più una casa, non ho una famiglia. Sono sola. La mia prossima dimora sarà con lui.
- Se la pensi cosi, sei la benvenuta. Domani si uccide.
- Dove andremo domani?
- Non fare domande. Devi solo obbedire. A un soldato di Allah non si chiede intelligenza ma obbedienza.
VERGINE MARTIRE DI ALLAH
- Ecco le case, Miriam. Ma sappi che di qua non ti sarà più possibile scappare. Questa terra berrà il tuo sangue.
- Ho girato per tutta la terra, Shahīd. Ma pensando al mio paese morivo di nostalgia. Mi sentivo straniera, anche se parlavo la loro stessa lingua. Ora calpesto questo cimitero che una volta era la mia patria.
- Che cosa pensi? Che vuoi? Si direbbe che non sei contenta di essere ritornata.
- Troppe cose ricordo. Penso alla nostra giovinezza, alla gente che conoscevo. Ma poi, capisci, ci uccidono, ci macellano come bestie. Che senso ha una patria? In occidente le donne passeggiano di giorno, la notte abbracciano le bestie. A volte restano incinte e abortiscono.
- Se la cercano.
- Non è vivere. Qui almeno si combatte. Vivere ha un senso. Solamente le donne hanno coraggio.
- Quando anche le donne uccidono, è il caos. Saresti dovuta rimanere a casa tua.
- Non si combatte restando a casa a piangere. So queste cose come te.
- Assalamu aleikum Miriam.
- Assalamu aleikum Iman.
- E’ stato un errore ritornare qui.
- Non capisco.
- Sappiamo chi sei e cosa sei tornata a fare
- Continuo a non capire.
- Non contare sui tuoi vecchi amici.
- Ma.
- Zitta. Ti sei approfittata dei combattenti. Li hai usati per la tua lotta personale.
- Non sono anti-musulmana.
- Da qualche tempo non credi più in Allah. Ti sei liberata di lui. Non ti ricordi?
- Che cosa dovrei ricordarmi?
- Non ti ricordi quando sono stato con te? Non eri mai stata con un uomo. Io ti ho svelato il paradiso di Allah che ti attende.
- Mi hai preso con violenza. Molte ne avete
stuprate?
- Abbastanza, ma non basta mai. E nessuna che fosse bella come te. Per questo, alla fine, quando il tuo sangue vivo sarà sceso, ti apriremo la gola. Quella sera, nel deserto, attorno al fuoco, berremo il tuo sangue.
- Dicevi che mi avresti protetta.
- Lo so. Fosti crudele. Lo scannavi mentre si nutriva al tuo seno.
- Mi tratteneva mentre tu mi stavi stuprando. Odiavo sentire le sue mani trattenermi. Sai che ha detto morendo?
- Che ha detto?
- Non ha urlato. Ma non conta. Era felice. Forse aveva incontrato Allah. Era quello che voleva.
- L’hai ucciso come una mantide.
- Dovevo, era un vecchio porco. Noi per la terra non siamo che concime.
- Che fosse già vecchio non hai torto. Era già martire.
- A essere sincera, sarebbe dovuto esser morto già da un pezzo.
- Era un comandante. Per questo sei stata condannata a morte.
- A ciascuno di noi può toccare la morte. La terra è un paese di morti.
- Sei bella e perfida. Sei fatta di terra e di mare. Conosci la strada del sangue. Sarai una perfetta uri.
- Tutto può darsi. Tu parli e sei crudele. Avrei dovuto scannare anche te.
- Anche questo può darsi.
- Ritornerai?
- Ma certo. Il ragazzo ti sorveglierà questa notte. Domani decideremo come farti morire o se venderti come schiava.
- Assalamu aleikum Miriam.
- Assalamu aleikum Iman. Il tuo comandante se n'è andato. Guardami Shahīd, mi sto spogliando per te. Non sono bella? Cos’hai? Non dici nulla? Hai paura?
- No.
- Guardami. Il mio corpo di donna guardalo. Ammira i miei seni, la mia vagina, il mio lato b. Una volta ti piaceva guardarmi e toccarmi. Se ti farà piacere, sarò la tua donna per questa notte. Perché ti ritrai? Una volta avresti voluto far sesso con me. Non capisco. Cos’hai? Non parli. Ti ho fatto una domanda.
- Vero, non ti ho mai posseduta. Ma conosco la donna. Sono già stato con una donna. So cosa può dare una donna, e tu non sei la vergine che conoscevo. Forse non ricordi neppure il nome di tutti gli uomini cui hai aperto le tue gambe volente o nolente.
- Ogni nuova donna che un uomo prende, è vergine per lui.
- Che cazzo vai dicendo?
- Amare una donna, fare sesso con una donna non è una semplice ripetizione. E' sempre la prima volta.
- Che vuoi affermare?
- Guardami. Sono bella come dicono?
- Sì, sei rimasta bella. Ma corre voce che sei diventata una puttana che uccide.
- E' questo che credi? Tu mi stai condannando. I tuoi occhi giudicano.
- Non sto giudicando. Voglio capire.
- Sento che sei d’accordo con l’Imam. Lui mi avrebbe voluta, ma gli ho detto di no. E’ per questo che mi accusa.
- Per questo?
- Cosa aspetti? Avvicinati e toccami. Non sarai deluso. Hai mai visto delle mammelle più belle di queste? Sai, mi è stato predetto che sarò un’uri, la più bella del paradiso di Allah. Dai spogliati. Fatti guardare. Vieni tra le mie braccia. Dammi il tuo pene e goditi un anticipo del paradiso di Allah. Non è forse vero che vuoi essere un martire della guerra santa?
- No.
purgatorio
PARADISO IN TERRA
- Lascia in pace Shahīd, Miriam. Ti devo parlare in disparte.
- Che devi dirmi di così tanto segreto?
-
Sei stata dichiarata innocente ed andrai in missione. Però l'imam ti ordina di ucciderlo,
il ragazzo.
- Ucciderlo?
- Sì. Ucciderlo. Non è all'altezza della missione che dovrai compiere. E' un incapace. Ci tradirebbe alla prima occasione.
- Allah è grande. Ma ancora non mi hai detto a quale missione mi avete assegnato.
- Sei una donna fortunata. Hai studiato nelle migliori università. Tu conosci il mondo e le sue lingue. Sei un'esperta informatica. Verrai inviata nel mondo occidentale a fare la spia per noi. Vieni domani in moschea e ti saranno date tutte le informazioni necessarie per compiere la tua missione. Ora fai quello che devi.
- Ho visto che discutevi con il mio comandante prima di ucciderlo. Qual è la missione? Cosa ti ha detto?
- Mi aveva impartito un ordine.
- Quale ordine?
- Ucciderti.
- Sceglierai la vita. Non ucciderai mai. Ha detto Allah ai profeti.
- Che ne sai? Uccidere è un dovere, forse per qualcuno è solo un mestiere.
- Io voglio essere un martire, fare qualcosa per Allah. Ma non morirò per mano di una donna.
- Non ho alcuna intenzione di ucciderti. Ma perché resti qui? In questa terra? Qui dove nessuno osa dichiarare sia il paradiso in terra? Qui dove Allah ignora le ingiustizie, le crudeltà, il diritto?
- E' la mia terra. La terra dove sono nato.
- Qui non si può amare l'uomo come lo ama Dio, pur conoscendo il peggio di loro. Qui si ama solo un bel corpo, una posa, un abito. Qui non ribolle violenta la passione d'amore. Qui criminali politici hanno il volto di Dio. Qui, in questo paese, servono gli assassini e i martiri. E Dio tace. Non c'è nessun Dio capace di soffocare il male che divide, schiavizza e opprime. Solo la morte. Ma tu che ne sai?
- Io voglio essere un martire di Allah.
- Smettila di sognare Shahīd.
- Allah mi è testimone, non ti sto giudicando. Strangolarlo cosi, a mani nude, senza batter ciglio. Ma a cosa pensavi mentre uccidevi l'iman?
- A niente.
- Non hai rimorsi?
- E perché ne dovrei avere? Non c'è niente di più grande e misericordioso che uccidere. Gli occidentali malati e corrotti esportano le loro leggi nel nostro paese. Non capiscono che la civiltà musulmana instaurata dagli sceicchi e dagli imam copre con appena un sottile strato di farisaica morale il cancro della corruzione. Dobbiamo cacciarli.
- Già, i ricchi discendenti di Maometto, sono loro gli unici che hanno diritto di sopravvivere.
- Non vorrei combattere per loro.
- Che vuoi dire?
- Niente. Allah è grande. Sogno l'istante che mi vedrà senza burqa e mi amerà. Già sin d'ora non porto mutandine.
- Sei diventata una donna perfida. Da sotto il burqa emani una specie di demoniaca sensualità atta a coprire malvagità, a difendere i combattenti di Allah, partigiani dell'ordine sociale aberrante.
- Il popolo ignorante plasmato dall’inesauribile fucina che è la legge economica esportata dagli occidentali va rieducato con ogni mezzo.
- Addio, Miriam.
- Addio, Shahīd.
DUE MUSSULMANI
- Una sera mi descrisse il suo arrivo nel paese, la paura dei compagni di lotta, i poliziotti a presidiare le strade. Mi disse che tutta la notte, lui e i suoi compagni di martirio, restarono in preghiera distesi sulla spiaggia del mare. Poi, apparso il giorno, lo videro, e, riconoscendolo, gridarono di gioia.
- Chi videro?
- Allah.
- Bisogna ubbidire ad Allah.
- No, qui Allah non arriva. E' storia antica. Qui, oggi, ci sono altri Dio, altre le leggi. Leggi che da noi non ci sono, e gli uomini li sottomette.
- Da noi non arriva quella legge. Io neppure la conosco. Che m'importa della polizia che vuole ucciderci? Nulla è diverso. Accadeva già nei nostri tirannici paesi. Noi siamo avvezzi a tutto questo.
- Qui, dove sei giunto, le cose sono molto diverse. Qui non ci si ribella.
- E che cosa c'è di diverso?
- Né Cristo, né Allah governano la storia del mondo. Altre mani, altri poteri tengono il mondo. Ci sono leggi che ...
- Quali leggi?
- Già lo sai. Decidono il tuo vivere, il tuo destino.
- Il mio vivere, il mio destino lo decido io. Questi padroni del mondo possono forse impedirmi di sparare per gioco o di guidare un furgone per seminare morte? Possono forse impedirmi la vendetta? Sono loro forse più terribili del terrore?
- No, non è questo. Tutto ciò che dici, lo puoi fare e molto altro ancora. Ma non potrai salire nel cielo di Allah. Non potrai godere delle vergini.
- Non posso?
- No, non potrai ...
- Hai paura. Non vuoi più essere un martire? Che vuoi dire?
- Voglio dire che, volendo far questo, faresti invece cose terribili.
- Non capisco. Non mi seguirai in paradiso? Hai paura?
- No, io verrò con te, ti accompagnerò ovunque. Ma non puoi fare nulla contro di loro. Devi chinare la testa. Solamente cosi ti salverai.
- Tu hai paura.
- Ho paura. Vero. Ho visto i compagni esplodere in mille pezzi. Non è servito a nulla. Siamo tutti asserviti a un potere più forte. Anche i figli di Allah lo sanno.
- Chi lo dice?
- Non sfidare il potere. E' la realtà. Ne ho veduti di audaci più di te e di loro.
- Che importa? Me lo hai detto altre volte ... noi siamo i più forti.
- Tu giochi e non conosci la verità, e neppure conosci loro.
- Vorrei conoscerli.
- Nessuno li conosce. Se ne stanno nascosti. Tu credi siano giusti e onesti come noi. Tu credi siano obbedienti a Cristo o ad Allah, ma ti sbagli.
- Io sono libero e faccio quel che voglio.
- Tu sei giovane, per te non esistono doveri e poteri. Per te la morte è nulla. Tu pensi di essere nel gesto che fai, ma per loro il tuo gesto è follia. E non crederti al sicuro. Essi tastano tutto, da lontano, con gli occhi. Quello che tu compi o non compi, quello che dici, che cerchi ... già lo sanno ... e sanno vivere. E se tu li disgusti, se li disturbi con le tue lamentele nel loro modo di vivere, ti piombano addosso, e ti danno la morte, quella morte che tu vuoi dare loro e che anche loro conoscono.
- Non temo la morte.
- Ma non avrai il paradiso di Allah. Raccolto i tuoi pezzi rimasti, capito chi sei, ti rivestono con una pelle di maiale e ti manderanno all'inferno.
- Dunque hanno paura ... anche loro possono morire, anche se non vogliono. Porterò la loro stessa guerra a casa loro. Vedranno le loro madri, le loro spose, i loro figli morire. Saranno loro ad andare all'inferno.
- Tu credi di essere diverso da loro? Ma non temere. Nonostante sia tutto inutile starò con te fino alla fine.
- Ora lasciami solo. Vado a pregare.
LA GUERRA SANTA
- Amico mio. L'emiro ha riunito un esercito. Ha dichiarato la Jihād. Unisciti a noi. Andiamo in guerra.
- A far che?
- A combattere per avere una nostra patria.
- La guerra è una faccenda per soli ricchi. Noi dobbiamo solo morire.
- Intanto cominciamo a combattere.
- E che ci guadagno?
- Tu avrai la tua vendetta e in caso di morte il paradiso di Allah.
- Non mi basta la vendetta.
- Sarai purificato. Avrai sentito le notizie.
- Quali notizie.
- I nemici scappano davanti alla nostra avanzata. Abbandonano mogli e figlie e scappano.
- Dunque?
- Sono nostro bottino di guerra. Sono schiave di chi li prende. Potrai usarle o venderle al mercato. Sei mai stato al mercato delle schiave?
- No.
- Vieni. Ci andiamo insieme e vedrai.
IL MERCATO DELLE SCHIAVE
- Qual è il prezzo di queste due donne?
- Ci vogliono vendere. Anche qui non ci lasceranno libere. Chissà cosa ci aspetta.
- Da dove vieni?
- Dal mare. Un lungo viaggio. La follia di un viaggio non alla ricerca di sé, ma della sopravvivenza. Sentivo il rumore dell’acqua sotto lo scafo, ma non si vedeva niente. Però ero felice di non trovarmi più nel deserto, nelle prigioni e di essere ancora viva e di correre verso la libertà.
- Anch'io vengo dal mare. Dopo aver visto la morte in faccia, dopo giorni di viaggio ero contenta di salire sulla motovedetta che tutto mi sembrava una festa. Non sapevo dell’indifferenza, della diffidenza dei civilizzati. Per loro siamo bestie che puzzano. La traversata è stato un tempo eterno in un mare infinito. La pelle si ustionava per gli escrementi, per il sole, per l’acqua salata e la benzina. Ma non potevamo muoverci. Si rischiava di cadere tutti in mare. I morti restavano al loro posto, prima di essere cibo per pesci da servire negli hotel di lusso.
- Conosci i loro nomi?
- Nessuno li conosce. E neppure sappiamo quanti sono quelli che non ce l’hanno fatta. Se li è mangiati il mare e nessuno li può cercare. Il mare è il loro sepolcro.
- Poi cosa è successo?
- Ci hanno portato indietro. Ci hanno consegnato agli schiavisti. Guarda tu stessa.
- Qual è il prezzo di queste due donne?
- Sono donne bellissime, da mille e una notte. Ecco la prima. E’ bella, bellissima. Il militante dell’Isis le spogli, le strappi i vestiti, le faccia fare la passerella nuda. Anche gli slip. Che tutti la vedano. Guardate come si muove flessuosa come se danzasse. Osservate la vagina, le lunghe gambe, il seno florido, il sedere. E ora la seconda, è come una gazzella timida e smarrita. Togliti le mani dal seno o le faccio tagliare. Guardate il seno acerbo, il monte di venere, le cosce, il sedere. E’ ancora vergine, nonostante i suoi quattordici anni.
- Vergini? Chi lo garantisce?
- Famosi ginecologi cui l’abbiamo fatte visitare. La nostra è merce sicura, pulita, sana. Non come quelle che vedete incatenate in prima fila. A queste non cola sangue lungo le cosce e neppure sono incinte. Sono merce di prima qualità. In occidente pagherebbero cifre enormi per averle una notte e poi farne pezzi di ricambio. Dai coraggio fatevi avanti. Allah è grande e misericordioso.
- 10.000 dollari per le due donne.
- Tu chi sei? Da dove vieni? Non sembri un soldato di Allah. Sei giovane e pulito, non ti sei neppure lasciato crescere la barba. Conosci le regole? Conosci la fatwa 64?
- Sono un imam, cresciuto in occidente. Le conosco le regole, e conosco il Corano cosi come conosco il Vangelo e la Bibbia. Sono arrivato da qualche settimana dall’Europa, ma già ho ucciso, tagliate le teste e mi appartiene il diritto di partecipare al bottino di guerra. So di alcuni fratelli che hanno commesso violazioni in materia di trattamento delle schiave. So che queste violazioni non sono consentite dalla legge della sharia, ma so anche che queste regole non sono ancora state ancora aggiornate al nostro tempo. Ci sono indicazioni sull'argomento? C'è chi afferma che quanto sopra non abbia niente a che fare con l'Islam che impone la liberazione degli schiavi e non giustifica in alcun modo la schiavitù. La schiavitù era lo status quo quando è nato l'Islam. Giudaismo, Cristianità, greci, romani e persiani la praticavano e prendevano le donne dei nemici come schiave sessuali. L'Islam, dicono, lavorò invece per rimuovere gradualmente questa pratica. E' vero quanto?
- No. Le regole le abbiamo aggiornate e sono: “ Non è possibile per il padrone di una schiava avere rapporti sessuali con lei fino a che non ha avuto il ciclo ed è diventata pulita; Non è possibile far abortire una schiava che rimanga incinta e non è possibile aver rapporti con lei fino a quando non abbia dato alla luce il bambino; Se il padrone possiede sia la figlia sia la madre non può avere rapporti con entrambi, ma solo con una di esse e poi non deve più toccare l'altra. Stesso discorso vale per le sorelle. Se due o più individui comprano insieme una prigioniera, nessuno di loro può avere rapporti con lei perché è proprietà condivisa. E' vietato avere rapporti anali con le schiave ed essere compassionevoli verso di loro, essere gentili nei loro confronti, non umiliarle e non assegnare loro lavoro che non sono in grado di fare, né venderle a individui che le tratteranno male”. Ora che sei aggiornato, sei disposto ancora a comprarle?
- Sì. Confermo 10.000 dollari per loro.
- Una cifra enorme per delle donne.
- Amica mia. Se ci compra, siamo fortunate. Forse non saremo violentate e neppure fatte a pezzi per il commercio degli organi.
- Ne sei sicura? Questi occidentali convertiti sono i peggiori.
- Non ci farà a pezzi per il
commercio degli organi o al posto della farina di grillo per soddisfare gli
occidentali che vogliono salvare la Terra.
- Non sarà per nulla facile.
- Aggiudicate.
- Seguitemi.
- Finalmente! Sei tu che devi portarmi in occidente?
- Queso è l'ordine che ho ricevuto. Ma riguardava una sola donna.
- Tu chi sei? Un prete, un imam, una spia, un infiltrato, un padre?
- Non ho figli, se questo vuoi sapere.
- Però sei un prete, te ne intendi di Dio, di Cristo, di Allah, hai tanti soldi. Forse te lo tieni li, in tasca e lo porti in giro per fare la guerra e sentirti giusto.
- Sono un prete. Che vuol dire? Ho preso denaro alle donne e ho dato denaro ai ragazzi. Mangiavo carne anche il venerdì e recitavo messa la domenica. Avevo due donne.
- Non sei il primo.
- In questo mondo, dove ti devo portare, Cristo è morto.
- Di che state discutendo?
- Di te. Tu sei il mio premio.
- Premio? Che vuoi dire?
- Che sarai mia. Sarebbe stato troppo facile per te morire martire di Cristo per mano di Allah senza aver prima allietato i suoi combattenti.
- Tu sei pazzo. Non sarò mai tua.
- Ho speso molto denaro per averti.
- Tu in tasca, hai solo il denaro, il dio dei violenti senza cuore, senza coscienza che pensano di essere nel giusto.
- Non sai cosa stai dicendo. La tua mente è offuscata dalla paura.
- Non ho paura.
- Dovresti aver paura.
- Non so chi sei. Mi hai comprato. Ovvio che ho paura. Non so il mio futuro. Che mi aspetta?
- Taci. Siamo arrivati a casa mia.
- E' uno yacht, non una casa.
- Già. Sono ricco, come vedi, un ricco occidentale che non sapeva più come passare il tempo. Questo yacht è mio. Prepara la ragazza. Mi voglio divertire un pò prima di partire. Vuoi un poco di champagne?
- La mia amica non vuole far sesso con te.
- La prenderò con la forza e tu mi aiuterai.
- Hai già violentato altre donne?
- Non molte. Tre o quattro quando vivevo in occidente. E adesso apri le sue gambe, ti piacerà guardare.
- Sei un maiale.
- Lo dicono sempre tutte. Ma so che vi piace. Voi altre credenti siete tutte uguali.
- Lascia stare la bambina e prendi me.
- So che hai una missione da compiere. Sono stato informato e pagato per questo.
- Lascia stare la ragazza. Prendi me.
- No. Dopo sarà il tuo turno se lo vorrai.
- Hai paura. Tu hai paura, perché sai che io so riconoscere gli uomini. E tu non sei un uomo.
- Bada a quello che dici.
- Bastardo. Io so quello che dico. Sono molto ricca ed ho avuto tutte le esperienze che volevo con gli uomini.
- Hanno garantito che la tua amica è vergine.
- Non costa molto ricostruire la verginità. Voi che pensate di essere uomini siete stupidi animali. Voi combattenti di Allah non combattete per Allah, voi siete stupidi. Tu credi che la ragazza, la mia amica sia vergine. Ti sbagli. Lei è stata l'amante di mio marito.
- Che cosa stai dicendo?
- Quello che sanno tutti.
- Tutti?
- La ragazza si è divertita con noi e non ha quattordici anni. Non è la bambina che pensi. Io e il mio amante pensavamo di darla in sposa a un nostro amico. Per questo siamo venute in quest’arretrato paese. Per ricostruirci la verginità.
- Tu vuoi salvarla, la tua amica.
- Ti sto dicendo la verità.
- Allora cominciamo con te. Vi ho pagato 10.000 dollari. Spogliati. Apri le tue gambe, anzi, dammi il tuo culo. Fammi vedere cosa sai fare o se sei capace di parlare soltanto.
- Non potete, lasciami stare.
- Allora prendo la tua amica.
- No. Prendi me.
- Allora fate quel che vi dico. Spogliatevi. Anzi, no. Mi diverto a strappare io i vostri vestiti.
- Se lo fate, mi metto a gridare.
- Gridate pure. Non vi sente nessuno. Neppure Allah.
- Sarebbe uno stupro, una violenza, un delitto.
- E perché non dovrei avere tutto? Non sei mia moglie.
- Inginocchiati.
- Dammi il tuo pene.
- Non mi fido di te. Però se sei brava, ti sposo. Non ti cederò ad altri combattenti.
- Non voglio.
- Ho detto di darmi il culo.
- Lasciami.
- Devo andare in bagno.
- No. Pisciami addosso mentre prendo la tua amica.
- Tu sei pazzo. Perdonami Cristo.
- Che hai fatto amica mia?
- Nulla. Qualsiasi Dio, religione, stato, uomo, donna, civiltà che non riconosce che donna e uomo hanno identica dignità umana, vanno cancellati dalla storia. E questa bestia non meritava di vivere.
- E' ancora vivo?
- Peccato lo champagne. Non ci metterà molto tempo a morire.
- Buttiamolo a mare.
- Ma prima gli tagliamo il suo organo virile.
- Se lo merita. Vada poi a contentare le settantadue vergini di Allah.
- Ha preso il sildefanil questo maiale, fatto. Gettiamolo ai pesci.
- Il pene?
- Entrambi. I pesci faranno festa.
- Come pesa questa bestia.
- E' buio. Non ci sono né la luna né le stelle.
- Che ore saranno?
- Non so. Qui tutte le chiese sono state distrutte, e non cantano neppure i galli.
- Io non avevo mai ucciso.
- L'abbiamo fatto tutte e due. Coraggio. Saremo fortunate se non avremo qualcosa di peggio. C'è un'altra bottiglia di champagne sul tavolo. Brindiamo.
- Dove andremo?
- In occidente.
- Tu non mi lascerai mai sola, vero?
- No.
- Ti rendi conto come sia tutto assurdo?
- Sì. Ma dobbiamo continuare a vivere.
- Non esiste alcun Dio questa notte.
- Dai, rivolgi la prua verso il mare. Ce ne andiamo da questa terra di assassini.
- E’ bello il mare. Sento la brezza.
- Li vedi? Che cosa fanno?
- Non so. Non vedo nessuno. Ho il sole negli occhi.
- Parleranno di noi. Ci cercheranno.
- Che vuoi che dicano di noi?
- Penso ancora all’orrore.
- Non ritorneremo in questo paese.
- Non è questo paese il rischio. Ma gli uomini che ci abitano.
L'IMAM
- Allah Akbar, Imam.
- Allah Akbar, Shahīd. Ero stato informato del tuo arrivo. Ma perché lasciare la tua terra?
- Dovevo.
- Dovevi? E perché poi? Tanto di dispiaceva?
- Non so. Sapevo soltanto che per vivere dovevo fuggire.
- E' possibile questo? Lasciare la propria terra, la terra che ti ha dato la vita. Tutto perché dovevi? Dovevi cosa?
- Te l'ho detto. Se volevo vivere, dovevo fuggire la mia terra.
- E cosi sei fuggito.
- Io non sono voluto morire.
- Tu credi qui sia meglio?
- Non so. Ma ho sentito parlare di libere vite in una società più giusta, una società democratica dove tutti vivono e sono liberi.
- Sono menzogne. Sono popoli sottomessi e controllati come il nostro.
- E che dobbiamo fare per essere liberi?
- Ucciderli. Il nemico si combatte uccidendoli. Non scappando.
- Bisogna averle viste le bombe. Bisogna restare vivi per uccidere.
- Mi stupisci. E cosi sei venuto a cercarli in questa terra, vivi e veri per ucciderli. Vero che molti sono più vili di te e restano nascosti. Ma non è coraggio cercare la morte. E' follia.
- Tutti si muore, ma morire almeno avrà un senso. Iman, perché noi mussulmani invochiamo sempre Allah per darci coraggio?
- Non ti riconosco.
- Ma io sì, ti conosco. E voglio risposte. Non basta un poco di vino o di droga per uccidere. Questa sera so che, dopotutto, non c'è differenza tra noialtri e i cristiani.
- Che vuoi dire?
- Voglio dire che Allah, Cristo con tutto questo non c'entrano. E' il denaro che muove il mondo. E' il potere.
- Hai paura?
- Tu sai cos'è la morte? La tua morte?
- Chiedilo a chi ha ucciso tua madre.
- Lo farò. Presto lo farò. Ma tu mai mi dici cos'è stata la tua vita. Che cosa hai lasciato di te degno di essere ricordato?
- Non serve pensarci. Abbiamo altro cui pensare questa notte. I nemici non stanno ad aspettare e già sanno chi sei. Appena arriva il segnale è l'ora. Spaventato?
- No. Siamo qui per finirla. Magari già stanotte.
- Non aver fretta. Bevi. E' vino buono. E' vino di Cristo.
- Bevo ai nemici, a te, a Miriam, a noi due. Bevo a Cristo, bevo ad Allah.
- Tante cose ricordi.
- Io domani farò quello che devo fare. E tu verrai con me, vero?
- No. Non è il mio giorno.
- Allora andrò solo. Tu che farai?
- Andrò a puttane. Queste occidentali mettono il burqa sul culo e sono molto eccitanti. Ce ne sono di molto belle lungo la strada. Non devi fare nulla, bisogna solo pagare, drogarle o fare violenza.
- Cosi usi il denaro delle donazioni? Non mi aspettavo questo da te, Iman. Ma te ne vale la pena?
- O sì, sarà tutto perfetto. Ne varrà la spesa, e sarà una sorpresa. Non sarà né uomo né donna.
- Tu?
- Io. Non scappo davanti ad un bel sedere.
MOSCHEA
- Ecco la moschea.
- Perché siamo venute qua, Miriam?
- Tu sei musulmana. Ti accoglieranno.
- Entrambe abbiamo conosciuto la violenza che sacrifica i nostri figli. E la mano dell’angelo non ha fermato la mano di chi sgozzava.
- Dicono che finirà.
- Non finirà mai. Quale sarà il Dio vero.
- Un Dio di amore.
- Ne conosci uno?
- Di quale peccato devi chiedere perdono? D’averlo ucciso? Respirava morte e la spargeva. Non meritava di vivere. Per una volta il carnefice è stato vittima.
- Le vittime son sempre le donne.
- Noi siamo il tempio dove l’uomo entra per pregare.
- Io servivo Allah. Ora non mi attendo più nulla. Nessun Dio vale tanto. Anche se ancora mi chiedo cosa Allah voglia da me.
- Credi in Allah?
- Ci credevo. Ma che fanno i suoi? Lui se ne sta seduto sul suo trono.
- Non capisco.
- Non voglio restare qui in questo covo. Portami via con te.
- Aspetta. Si sta avvicinando il vecchio. Sentiamo cosa ha da dirci.
- Allah Akbar
- Allah Akbar. Sono l’imam di questa moschea. Ero stato informato del tuo arrivo, Miriam.
- Tu conosci Allah?
- Sì. Tu?
- Ne ho sentito parlare.
- Ti farà felice.
- E come.
- Abbiamo bisogno di martiri per la nostra causa. Voi mi sembrate perfette.
- Tu non sai l'orrore che ho visto.
- Orrore?
- Sì. Orrore. Specie sulle bambine, non erano neppure ancora donne che già subivano violenza.
- Le donne non sono nulla. Sono animali. Possiamo usarle. Non come questi occidentali che le usano solo se le convincono di essere innamorate. Solo allora si lasciano usare.
- Tu che ne sai? Gli occidentali sono più evoluti di noi.
- Come sai sono anni che vivo in questo paese. Ci trattano come se avessimo la lebbra. Nessuna occidentale si è avvicinata a me volontariamente.
- Che vuoi dire?
- Le ho possedute vero, ma solo con la forza.
- Che ci hai trovato?
- Nulla di diverso dalle nostre donne.
- Nulla di diverso?
- Oh si qualcosa di diverso c'era in loro. Volevano soltanto avere una bella vita. Per questo facevano di tutto per piacere agli uomini. Ma cercavano solo quello ricco. A lui aprivano volontariamente le loro gambe.
- Quando quel vecchio barbuto la smetterà di chiacchierare di Allah e Maometto?
- Zitta. Non dobbiamo destare sospetti.
- Non parla di Dio. Tutti conoscono Dio tranne dove s’insegna a uccidere.
- Abbiamo sbagliato a venire in questo luogo amica mia. Andiamocene.
- Sì. Andiamo via.
PADRE E FIGLIO
- Ora possiamo starcene tranquilli. La traversata è stata lunga.
- Allah, accogli quest’offerta.
- Che fai ragazzo, preghi? Alzati. Il segnale è stato dato. Corri e spara. Basta che uccidi. Stanotte si spara.
- Perché adesso non cadono le bombe? Pensavo fosse la guerra.
- No. E' la festa. La gente cammina questa notte per divertirsi e non pensano alla morte.
- Cadranno anche qui le bombe? Qui dove fanno festa, sono mai cadute le bombe?
- Chi lo sa. Si dice che un giorno anche qui cadevano le bombe sulla gente. Noi non eravamo ancora nati.
- Non era forse il tempo che l'uomo viveva più giusto di adesso? Tempo che si viveva, si lavorava e non c'era alcun bisogno di cambiare paese se non per vedere belle cose o andare in vacanza?
- Era vero prima. Ma poi questa tremenda voluta crisi. Il popolo non ha di che mangiare. Ha perso il credito. Cosi sacrificano la loro nazione, le leggi, ai loro nuovi subdoli padroni. Ucciso Dio, uccisa la democrazia.
- E che ne hanno guadagnato?
- Niente.
- I nuovi potenti hanno deciso che bisogna scannare qualcuno per ristabilire l'ordine.
- Chi, i loro figli?
- Scemo. I figli si scannavano nei tempi antichi, per avere favori dagli dei. Oggi no. Ma non pensi che quando uno non mangia possa diventare violento? E quando sono in molti a non poter mangiare non diventano un branco di bestie feroci?
- E' gente cattiva.
- Non più di noi. La nostra fame sono i poteri, i padroni che vogliono la nostra terra. E non c'è ribellione che ci possa sfamare e liberare.
- Non mi piacciono questi nuovi padroni. Ma è vero che ci uccidono?
- Pian piano ci uccidono. Cominciano con gli invalidi, i fannulloni, i malati, i senza lavoro. Sopprimono chi non serve, chi ruba.
- Non capisco.
- Vedi? Sei davvero uno sciocco. Vuoi che i poteri sopprimano uno di loro? Tra loro si amano. Si aiutano. Non come noi. Noi ci mandano la guerra. Hai mai visto un padrone morire sul campo di guerra? Io no.
- E dunque. Se una volta bastava cambiare governo, immolare gli inutili per salvare l'economia e oggi no, mi chiedo quanti ancora ne deve ammazzare il potere prima che il mondo ritorni giusto e che noi si possa dire la nostra. Allah? Cristo? Loro che fanno?
- Cosa c'entrano?
- Non hai detto che sono i padroni della vita?
- Sei davvero sciocco.
- Vorei fosse già tutto finito. A me fanno paura.
- E fai bene ad aver paura. Cristo e Allah vanno tenuti dalla nostra parte. Ma non basta.
- Non voglio pensarci. Vorrei tanto che i padroni fossero tutti già morti.
- Vero. Quando non c'erano, si viveva meglio. C'era giustizia. Ma oggi non hanno più bisogno di noi e siamo in tanti a star male.
- Fanno bene i padroni a ucciderci. Siamo tutti indegni e cattivi.
- Faresti bene a tacere. Sei ancora ignorante. Come puoi parlare di giusto e ingiusto?
- Io non riesco a star fermo.
- E allora corri ragazzo. Impugna il fucile e spara. Basta che uccidi.
LE DONNE
- E' La guerra.
- Già una guerra senza regole.
- Saremmo pazzi a rispettare le regole, non credi?
- Sì, lo credo. Ma perché decapitare i prigionieri? Perché far uccidere il padre alla figlia mentre la stai violentando?
- Cosi esaudiamo il senso dell'horror degli occidentali. Da molti anni se ne stanno pigri sul divano, pagando, facendo combattere altri per loro, fingendo di non sapere.
- I tempi che gli occidentali compivano queste cose sono tempi antichi, quando ancora noi uomini eravamo bestie selvatiche e feroci.
- Cristo era già stato sulla terra a parlare d'amore. Ma, ricordi la caccia alle streghe, l'inquisizione in nome di Cristo? Le impalavano con un bastone prima di bruciarle sul rogo. Quanti stupri hanno fatto i crociati, i preti in nome di Cristo? In occidente c'è sempre stata la schiavitù, lo sterminio. Non è cambiato nulla da allora. Solo il tempo.
- Ci odiano per questo.
- Se ci odiano, è perché hanno paura. Ma credi davvero sia per questo?
- Che vuoi dire?
- In realtà loro godono. Costringere la donna a prostituirsi, un uomo a suicidarsi perché non ha di che vivere, non è molto diverso da quello che noi compiamo in nome di Allah.
- Tu sei pazzo. Tutti viviamo sulla terra.
- Invece tu ti sei occidentalizzato un po' troppo. Stai attento. Le voci corrono.
- Nulla di cui preoccuparmi. Io sono con voi in questa guerra.
- Non solo tu. Molti occidentali si uniscono a noi.
- Ma non capisco la schiavitù della donna.
- Allah lo vuole. E fare sesso con le donne del nemico è segno di vittoria. Maometto stesso lo faceva. E poi con questa pubblicità davanti alla nostra avanzata tutti scappano.
- Se è come dici, perché vendere a pezzi le donne, le bambine ai mercanti di organi.
- Servono soldi per la guerra. E serve pubblicità.
- Sino a che le donne non si ribelleranno e si coalizzeranno contro gli uomini non cambierà nulla.
- Neppure in occidente le donne fanno nulla. Subiscono, si adattano, fanno la puttana o non trovano più l'uomo.
- Sarà come tu affermi. Ma stanno pensando di usare la madre di tutte le bombe per annientarci.
- E noi useremo l'esplosivo di satana.
- Non sarà mai finita. Ci vorrebbe l'apocalisse.
- Già. Ma chi comanda non vuole, che grazie alla scienza e alla tecnica, noi veniamo in possesso della bomba H e dei necessari vettori per sganciarla in ogni angolo della terra.
- In questo ti sbagli. E già ci siamo vicini. Non abbiamo bisogno del loro permesso. Non esser stupido come Saddam Hussein o Gheddafi.
- Che vorresti fare?
- Che muoia Sansone con tutti i filistei.
- Tu stai impazzendo, faranno in modo di suicidarci e sostituirci. E' sempre stato cosi.
- Con Hitler non è andata cosi.
- Hitler non aveva la bomba H.
- Che diranno di noi?
- Non ti sto dicendo che inizieremo la guerra totale. Ma non possono continuare a comandarci in casa nostra e farci vivere in povertà.
CAMPO PROFUGHI: L'organizzazione.
- Come vittime designate, nude ci avviciniamo rassegnate al destino, consegnando alla terra, al nulla, ciò che rimane di noi. Alle nostre menti si affacciano confusi interrogativi... perché? Perché questa vita organizzata in ogni suo dettaglio? Il morale è a terra. Pensavo di trovare la libertà. Pensavo di trovare una vita che valesse la pena viverla. Parlo con Miriam, la mia compagna di scuola e di viaggio. Entrambe siamo alla ricerca di una patria e di un lavoro. Siamo qui, in attesa. Ci parliamo. Ci deprimiamo a vicenda raccontandoci paurose notizie. Il professore, insegnante di vita e PC, che ci ha tenuto in piedi, che ci ha coperto di parole inutili, è morto.
- Ne è passato di tempo. Sono giorni, mesi... trascorsi nell'illusione, nell'affannosa ricerca di riconoscere il nostro destino... conoscere la vita, la morte che ci attende.
- Siamo state fortunate a scampare dalla violenza dei mercanti e dalla furia del mare. Oggi ci daranno un lavoro.
- Speriamo che ci prendano per un lavoro, siamo giovani. La possibilità di sopravvivere senza, è minima.
- Lo pensavi così questo paese, dove siamo giunte?
- Ho studiato in questo paese. Lo credevo più civilizzato. Alla radio e alla tv tutto sembrava perfetto. Sembrava un luogo, dove si poteva vivere in pace.
- Meritocrazia, pari opportunità per un pugno di farina, polvere, cenere.
- Ci credi ancora?
- Tutti, in fede, prestiamo obbedienza.
- Datti da fare, ci dicono. Poche ore, una tregua, il riposo, poi calci e bastonate. Vecchie e ridicole leggi dimenticate pretendono di proteggerci. Magri finiremo, sfiniti dalla fame, dal freddo, dalla disillusione, magri sul posto di lavoro... tutto è stato organizzato per farci sopravvivere, vivere o sparire senza lasciare traccia alcuna, per non provocare reazioni a catena, disordini, insurrezioni, rivolte.
- Già. Accettiamo tutto, perfino quello di andare a puttane o di fare la puttana, a raccattare una palla ... fuori campo. E' un ordine di morte, ma è senz'altro meglio obbedire.
- Ho già svolto lavori saltuari per mantenermi gli studi, l'anticamera del forno.
- So che non è consigliabile ammalarsi, né restare gravide ... non si ammettono ammalati. Chi non lavora deve morire.
- Dobbiamo compilare il curriculum vitae. L'organizzazione ha deciso di prenderci le impronte, di fotografarci tutti, noi ...
- Già, è finita la scuola, finita la preparazione spirituale e fisica. Siamo state considerate mature per essere avviate nei numerosi posti di lavoro disseminati un poco ovunque. Se Dio vuole, quando avremo un lavoro, ci daranno la cittadinanza.
- Abitiamo già la terra. Ma non siamo persone. Papà e mamma mi sono stati vicini, cercavano di rincuorarmi. Vivevo con loro, ma è servito soltanto a rimandare di qualche tempo. Poi mi hanno convinta a emigrare. Mi hanno pagato il viaggio.
- Cosi è stato anche per me. E oggi siamo qui. Trascorriamo qui, in questo centro di raccolta, disfatte e rassegnate le ore, dal mattino alla sera, ogni giorno. Tanto durano le operazioni burocratiche di selezione per essere prese in carico.
- No.
-
RECLUTAMENTO SCHIAVI
- La squadra addetta passa anche questa mattina, come tutte le altre mattine a fare la raccolta di disperati, così come avviene per i rifiuti. Hanno l'incarico di organizzarci. Sono i capi e questa è la loro occupazione preferita, selezionare.
- Abbiamo in testa supermercati, tv, progetti per l'avvenire, racconti degli avvenimenti del passato. Assisto emozionata alla chiamata. Ma non c'è presente, non per tutti. Per noi che sopravviviamo, questo è il significato della lettura: la liberazione. Da che cosa, da chi? Perché?
- Molti sono ancora quelli che camminano da tempo vagando, ridotti a larve umane ricoperte di poco. Nessuno li ha mai scelti prima.
- Avevo chiesto asilo politico. Avevo spedito all'ambasciata il mio curriculum.
- Noi, dal curriculum vitae europeo cucito sulla pelle da noi stessi (vi abbiamo indicato nazionalità, numero di matricola) siamo più fortunati. Eppure so... siamo già stati tutti condannati, comandati da delinquenti, rapinatori, assassini chiamati dirigenti. Hanno il preciso compito di toglierci ogni residua speranza... poiché la loro carriera e i loro privilegi dipendono dalla loro capacità di svolgere il loro mandato: toglierci la personalità in breve tempo. Mi sto convincendo che tutto è relativo, che i campi di sterminio nazisti non erano che un purgatorio a confronto. I pochissimi che appaiono, descrivono la loro vita concludendola con ombre cupe. La fame d'esistere spinge a lottare feroci. Ci fanno girare in continuazione. Ci gracchia, la radio, dettagliate notizie di nulla.
- Senti. Leggono i nostri nomi, uno a uno.
- Aspettiamo il nostro turno. Alcuni sono già morti per darci un lavoro.
- Trascorrono pigre le ore, sempre uguali. Attesa angosciosa, tu amica mia sei la mia sola compagnia.
- Tu in quale ramo sei esperta?
- Sai qualcosa del tuo fidanzato? Sai dov'è?
- Era solo ieri che mi parlava. Oggi è introvabile.
- Forse l'hanno preso.
- O è già morto.
- Hai sentito? Hanno detto il tuo nome. Ti hanno chiamata... Ti danno un lavoro. Non sembra uno dei peggiori. Ma che fai? Piangi?
- Non capisci? Mi hanno chiamata... posso vivere... sì, vivere.
- Sei stata fortunata amica mia. Lascia che ti abbracci.
- Non piangere. Poi toccherà anche a te. Non andar via. Resta con me.
- Il giorno è terminato. Non mi hanno scelta. Impossibile sopravvivere a processi del genere.
- Avevo quindici anni quando ti ho conosciuta al liceo di educazione, anticamera dello sterminio che ci attendeva alla fine. Ricordo che eri allegra, simpatica, solare, piena di vita.
- Cominciammo insieme, e insieme subimmo il percorso di specializzazione spersonalizzante, consapevoli di giocarci la vita. Insieme faticammo duramente sui libri e infine completammo la nostra esperienza nell'attesa. Ora tu sei stata prescelta.
- Io, la prescelta.
- Sapevamo poco, pochissimo di quanto ci attendeva, ma quel poco bastava a farci capire che tanto valeva continuare. E ora, dopo venti anni di quell’esperienza, siamo poco più che uno sguardo scritto. Li ho visti, li vedo i miei compagni d'avventura: fisici invecchiati, spiriti depressi, cervelli annebbiati, l'umiliazione di dover assistere impotenti alla nostra esecuzione, alla distribuzione del lavoro, alla vestizione alla moda o al carcere, per mantenerci nel terrore e nella speranza, nel ridurci alla più completa obbedienza. La mia amica... lei non l'hanno scelta. Si sarà salvata? Sarà ancora viva? I capi se ne stanno seduti, si distinguono dai vestiti. Alcuni escono, si fanno largo, gli sguardi e i gesti implorano, per farsi notare tra i troppi che vogliono essere chiamati. Costituiscono la popolazione disoccupata ancor viva. Forniscono la ragion d'essere di questa economia. Altri non ci stanno. Si vestiranno di dinamite, dipende dalla preda, di ciò che rimane dopo la rapina. Inutile guardare, occorre calpestare i compagni di vita. La folla ci cammina sopra. Non tutti vedono o, forse, neppure si preoccupano di scavalcare o calpestare vive persone. Sì, sono persone per bene, in carne quelle che calpestano. In confronto ai calpestati noi siamo ricchi da scoppiare. Le persone in attesa del primo lavoro sono ben preparate e oliate. Ridono, non guardano, telefonino alla mano, aspettano. Io sono stata chiamata. Io sono libera... libera, una parola forse priva di significati. Ogni possibilità di lotta è stata definitivamente accantonata? Lavorate senza guardare, lavorate senza pensare. E' uno status quo questa società. Questa esperienza scava nella persona e fa capire che è importante dire agli altri quello che non sanno come stanno le cose. L'inadeguatezza del sentire è la peggiore delle realtà. I sentimenti sono inceppati e poiché vige questa regola infernale, il mostruoso ha avuto via libera. Com'è potuto accadere? Com'è che ancora accade? Sì, è vero, è difficile immaginare che una società estremamente progredita e civile non sappia capire, che faccia e abbia fatto germogliare il mostro che detiene le persone nella condizione, con tecnica distruttiva ed efferata, tanto da indurle a disperare persino di ogni ideale, confinandoli nell'utopia. Ma io sono stata meritatamente prescelta nella probabilità. Sono un’interprete esperta di programmazione informatica.
RIVOLTA NEI CAMPI PROFUGHI
- Ciao, come stai? Ti hanno dato un lavoro?
- Sono qui per esplodere.
- So, è un lager di sterminio, non una società, dove noi prigionieri siamo destinati, dopo svariati anni, durante i quali siamo sfruttati in duri lavori, inutili per noi, utili per nulla... siamo destinati a morire.
Sfoggio le poche parole inascoltate per chiedere giustizia.
- Attendi! In fondo è la strage. Quello che è accaduto accadrà ancora.
- Società! E' l'esclamazione urlata. E' ciò che rende le forze di ognuno chiamandoli a raccolta per la rivolta. Giustizia, il vagito emesso. Tragico il dilemma: uccisi o liberati. Rifiutare il posto privilegiato?
- Inserita sin dalla nascita in una trama di rapporti complessa, eserciti la tua scelta in modo obbligato, per sopravvivere e trovi la scusa, per evitare la libera scelta, che è amare, e riduci tutto al rapporto di produzione.
- Magari avesse una qualche ragione Marx, che sia inevitabile la rivolta, le dico.
- Amica mia, lascia perdere Marx, ed anche Cristo. Non c'è nulla di più marxista dell'idea liberal economica che lascia il governo del mondo alle sole leggi che reggono l'economia come se il vivere fosse solo materialità, ignorando cosa essa sia. Sai, la condizione umana non è il rapporto con il lavoro, ma il risultato... e cioè il denaro, che è il fine ultimo. L'affascinante parola uomo è soltanto un sogno. Risucchiati dal vortice della follia, uomini un giorno normali, dovete farlo. Dovete avere la doppia vita del criminale dedito alla tortura, intrappolato nella routine. Siete usciti da casa per lavorare senza nulla aspettarvi che la sopravvivenza. Alienati insetti, scarafaggi di un pianeta d'altri, torturati senza rimorso di coscienza alcuno, senza sapere neppure dove andate e neppure avete il coraggio di guardarmi negli occhi.
- Mollare tutto e andarmene nell'errore dell'azione. O accettare di salvare la pelle nella realtà dei fatti.
- Prendere le distanze, rifiutare gli ordini non è facile. Infrangere la legge del silenzio, della ragion di stato. Abolire qualsiasi segreto.
- La vita continua. Devo ora occuparmi dei figli. Non ho tempo per riflettere e sapere.
- Continua a vivere, amica mia, in questa terra una vita normale, una ripetitiva vita da pazzi. Non basta una vita per renderci conto di ciò che facciamo, delle accuse, delle torture, dei morti.
- Non siamo abbastanza intelligenti da costringerli a cambiare. E' una sentenza di morte. Sopravvivo perché non rompo. L'alternativa sarebbe stare dietro le sbarre o al cimitero.
- Non è un essere umano ciò che tortura. Vittime e carnefice di quest’aberrante sistema è il sistema stesso. E, se nessuno, si rende conto della proporzione raggiunta, la situazione è diversa.
- Non sono contro legge... è la legge.
- Salvati!
UNA NOTTE DI SESSO
- Le tv parlano di te, Shahīd. Ti dicono terrorista, uno che ammazza.
- Tv e giornali non comunicano le informazioni giuste, Padre. Raccontano solo quello che gli fa comodo per istruire i loro conterranei. Solo perché non possiedo le loro armi, i loro aerei ma solo la mia vita e porto la guerra tra loro, mi chiamano terrorista. Ma son loro i veri terroristi. Sai quanti innocenti hanno uccisi? Non c'è paragone.
- Vero. Ma dimmi ... Che hai fatto la notte prima del massacro?
- Oh ho pregustato il paradiso di Allah. Mi sono saziato di vino e di sesso. Miriam era la mia vergine. Mi sono scatenato.
- Non esistono vergini in questo mondo.
- Ti sbagli, ogni nuova donna è vergine per chi la prende. Essere vergine non è soltanto una questione fisica, è soltanto l'esserlo la prima volta con lei.
- Chi era la vergine?
- Aspettavo il segnale. Dal mio giaciglio, tu lo sai, ormai tendo l'udito, e sto pronto a balzare. La vidi arrivare. Lei mi disse il suo nome, Miriam, e mi venne vicino. La riconobbi. Ero stato innamorato di lei molto tempo prima. Ma poi le nostre strade si erano divise. Si sedette accarezzandomi i capelli. Era seminuda, anche lei veniva dal mare. So tutto di lei. Perché abbiamo parlato, parlato buona parte della notte. Le toccavo la mano.
- Che le hai detto? Che le hai chiesto?
- Che era la mia ultima notte. Che volevo sesso.
- E te l’ha concesso?
- Già l'avevo veduta. Anche lei aveva molto sofferto. Anche lei era fuggita dai mercanti.
- La vedrai questa notte? Racconta.
- Io dormivo, era notte fonda, ero stanco per la traversata. Mi risvegliai sotto la luna e la vidi. La vidi che mi guardava, piangeva. Io le dissi " Miriam, piangerai per molto tempo ancora?"
- Stammi lontano, Shahīd.
- Mi hai riconosciuto. Perché piangi? Che ti è accaduto?
- Il bastardo, dopo avermi comprata al mercato delle schiave, ha tentato di uccidermi gettandomi in mare dal suo motoscafo.
- Perché credi abbia voluto ucciderti?
- Non ha importanza alcuna. Sono sola.
- Anch'io, come te, sono solo.
- Anche te hanno piantato?
- Non si tratta di me. Hanno cercato di ucciderti. Perché?
- Voleva violentarmi e poi dopo rivendermi o forse, dopo avermi usata ancora una volta, uccidermi e vendermi a pezzi. Ma se vorrò uccidermi, lo saprò fare da sola.
- Come hai fatto a scappare?
- Ho visto il suo sangue.
- Tu parli di cose terribili.
- Certo. Anche se sono solo una donna, ho veduto, ho goduto, ho fatto molte cose.
- Se può giovarti, ti dirò, i potenti sanno di dover morire anche loro. Nei loro occhi c'è l'urlo e la morte.
- Tu sai cose terribili.
- Il tuo dolore non è nulla. Tu sei ancora viva e vuoi vivere. A me l'hanno uccisa, mia madre.
- E perché vieni a dirmelo?
- Perché credi abbia avuto l'intenzione di ucciderti? Sei molto bella.
- Tu non lo conosci. Che intenzioni hai?
- Ecco, piangi. Parlare non serve.
- Già ho pianto tutte le lacrime.
- Non pensarci. Questa storia è finita. Sei viva.
- E tu?
- Io, non attendo più nulla. Lei non ritornerà.
- Che mi vuoi dire?
- Lei me l'hanno uccisa. E' morta. Non ritornerà. E anch'io ho pensato di voler morire.
- Hai molto sofferto?
- La vita continua. La notte è lunga e si è rivestita di stelle. Tu stai tremando. Senti freddo. Vienimi vicina.
- Perché sei venuto in questa terra di assassini, Shahīd?
- Non l'ho cercato l'occidente. Io vivevo felice a oriente. Ho dovuto. Non sapevo che l'occidente fosse cosi. Credevo che tutto finisse con l'ultimo viaggio. Che la miseria finisse. Che il sangue si placasse.
- Ora lo sai.
- Dovevo salvarmi.
- Dovevi?
- Non so. Sapevo soltanto che dovevo fuggire dalla mia terra e trovare mio padre.
- E' possibile questo? Lasciare la propria terra?
- Nel tempo, nella mia terra, vedevo arrivare e partire voi occidentali. Tu sembri diversa. Sembri una di noi.
- Anche tu non sembri un uomo come gli altri.
- No. Io sono stato condannato. Ero nato per vivere. Oggi devo morire. E non c'è più Allah nella mia vita.
- Certo, la vita ti è stata atroce.
- Domani morirò. Domattina vado a morire. Le vergini di Allah mi attendono.
- Che vuoi? Io non sono vergine. Io posso darti solo sesso, forse amore. Ho visto come mi guardi. Ti piaccio?
- Per te potrei ricominciare, rinunciare alla vendetta. Ti ho vista piangere. Anche tu come me fuggi dal potere. Anche tu vuoi cancellare un passato.
- Ti piaccio?
- Ti ho vista uscire dal mare. Mi piacciono i tuoi occhi, il tuo viso, i tuoi seni. Mi piace vederti camminare e vorrei toccarti, baciarti stringerti. Vorrei coricarmi, questa notte, con te. La tua maglietta, le tue mutandine bagnate dal mare non nascondono nulla.
- Stammi lontano. Sono stanca di violenza. Stanca di essere dominata. Di essere merce di scambio. Ho ucciso per questo.
- Non temere non sei costretta a nulla. Non sono un animale. Tu sei uguale a me e vuoi vendetta.
- Che vuoi dire?
- Io la odio, mia madre, che è voluta morire lasciandomi solo. E ora voglio distruggere quello che l'amore ha costruito, il passato. E se tu vuoi, sarai la mia complice, il mio unico amore.
- Ti ho detto di starmi lontano.
- Non posso tirare per le lunghe, farti la corte per giorni e giorni. Non ho tempo. Ma, da come mi guardi, penso che anche tu lo voglia.
- Non ti permetto di insultarmi in questo modo.
- No. T’insulterei se non lo dicessi. Che la tua voce, la tua bellezza hanno suscitato in me il desiderio di te è evidente. Ma sta a te dire sì.
- Ti prego, non continuare.
- Libera di andartene, ma se resti sappi che io ti voglio.
- Continua.
- Sei davvero desiderabile. Qualsiasi uomo dovrebbe aver voglia di penetrarti.
- Smettila.
- Guardami negli occhi ... vuoi?
- Sì.
- Fui nudo in un attimo. Il mio pene già eretto per l'eccitazione. La guardai che si spogliava degli ultimi vestiti che indossava. Le presi la mano e la portai sul mio sesso. Lei s’inginocchiò, avvicinò la sua bocca al mio pene. Mentre lo succhiava, "sei bella davvero", mormorai. Voglio baciarti. Si allungò sulla sabbia. Le fui sopra. Le onde del mare le lambivano i piedi. Sentii il suo sapore. Alzati, le chiesi, voglio guardarti, voglio vedere ogni angolo della tua pelle. Poi si sdraiò di nuovo. La guardavo.
Era la mia terra che vedevo, terra illuminata dalla luna. Terra che aspettava la semina. Mi gettai su di lei, il sesso eretto. Il suo seno, il suo ventre, il sedere...
di nuovo si alzò, venne sopra di me mentre ero sdraiato ... il delirio. Ma dura poco il sesso. Se ne andò via dicendomi: "Aspettami. Tornerò."
DUE TERRORISTI: IL MASSACRO.
- Mi domando cosa dicono di queste morti gli infedeli.
- Qualcuno cerca scampo, Mohammad.
- A quest’ora la strada è piena di morti. Altri se ne stanno tappati seminudi nei bar ad ascoltare gli spari e le grida. Pensano a quelli che stanno combattendo per loro e s’illudono.
- Fin che dura, s’illudono. Ma domani usciranno dai loro buchi e si metteranno un sacco in testa e guarderanno.
- Dopo aver pianto i morti, i loro morti, tutto di nuovo sarà come prima, come se nulla fosse mai accaduto e di nuovo riempiranno supermercati e bordelli. È questo che cercano e vogliono.
- Sono davvero divertenti.
- Dimmi …
- Ti è piaciuto ucciderli?
- E’ stato divertente. Ma non sanno sorridere.
- Sono bestie, mangiano e montano. Non sanno fare altro. Sono abituati al macello. E tu?
- Me li godo. Me li godo come posso. Ti dico … quelli che ho toccato si sono infuriati e mi cercano.
- Già, con loro non si può neppure parlare, li sento scappare a rintanarsi.
- E tu?
- Non mi chiedo chi siano.
- E Allah?
- Oh lui è stato sciocco. Mi descrisse il suo arrivo. Mi disse che tutta la notte ascoltò disteso sulla spiaggia del mare, le grida. Disse che voleva scordarsi chi era. Mi ha visto sai, lui vede tutto.
- Che disse?
- Diceva che io guidavo il mezzo e, mentre falciavo il poliziotto che cercava di fermarmi, ridevo.
- E poi?
- Ascolta ... i residenti non aprono le porte di casa propria ai sopravvissuti, hanno paura che sia uno di noi ... hanno paura ... sai, io guidavo a zig zag ... correvo ... loro tornavano dal mare, belli, abbronzati, sazi e rifatti ... facevano spesa, bevevano e pensavano al sesso.
- E tu ridevi.
- Ridevo, certo, era divertente guardarli.
- Non avevi paura di morire anche tu?
- Che senso ha vivere? Essere schiavo, sopravvivere, morire. Tu sai ... ora che fanno?
- Piangono.
- Piangono?
- Io ho pianto prima di loro.
- Piangono e portano fiori, accendono lumini. Dissertano sulla loro stupidità cercando di capire.
- Sentili ... sono davvero ridicoli. Pensano di poterci fermare aumentando le misure di sicurezza. Non fanno altro che imbrogliarsi, imbrogliare i loro stessi compagni. Non hanno ancora capito che si può uccidere in ogni angolo, avvelenare acquedotti, far saltare elettrodotti e molto altro.
- Ora che fanno?
- Mentre piangono e preparano la fossa, pensano a quando guadagneranno dalle assicurazioni. Tra le notizie si ascolta la pubblicità. Ormai ha raggiunto livelli tali che ti vendono un uomo, una donna, un infante a pezzetti. Come nei film horror.
- Adamo e Abramo cosa dicono? Abramo mi descrisse il suo arrivo. Mi disse che tutta la notte ascoltò disteso sulla spiaggia del mare. Disse che voleva scordarsi chi era e da dove veniva.
- Certo che sono divertenti questi occidentali. Stanno a discutere se i morti sono spagnoli, italiani, americani, francesi e se dimentico qualcuno si offendono anche. Di altro non gli interessa nulla. Ascoltali.
RIFIUTO DI SUICIDARMI PER ALLAH
- Non sei esploso, Shahīd?
- E' andata cosi. Iman. Percorrevamo la strada del centro. Fra le ombre, per evitare le telecamere. S’intravvedeva tra i palazzi il bersaglio scelto. Sentivo alle spalle i passi dei compagni. Pensavo a lei. Cosi mi voltai e dissi loro di andare avanti che dovevo pisciare. In verità pensavo di andarmene. Mi tolsi la cintura esplosiva e la gettai in un cespuglio di fiori.
- Quasi non posso crederci. Ma ti vedo. Sei vivo. Sei stato vile.
- Io non sono voluto morire. Essere un martire non mi basta.
- Tu hai avuto paura.
- Sono un uomo. Io la vivo. Io vivo.
- "Sono un uomo. " Solo questo mi dici. Dovresti sapere che noi siamo i combattenti di Allah, non uomini. Ti ho addestrato a morire per questo. Mi sembravi pronto a morire, ma mi sbagliavo. Eri cosi innamorato di Fatima che andavi dicendo di voler morire.
- No. Non si ama chi è morto. Lei è solo un ricordo svanito. I morti sono nulla. Il passato ha solo un sapore di morte.
- Non vuoi più vendicarti? Un tempo non eri cosi. Non parlavi di vita. Eri figlio di Allah. Eri un uomo.
- Che cosa sia un uomo è difficile dirlo. Tu lo sai. Io cercavo Allah nel sangue, ma non l'ho trovato.
- Un tempo lo pregavi.
- Il tempo passa. E tutto fa un uomo nella vita.
- Il tuo pensiero è solo di vivere.
- Non vuoi proprio capire. Io la vivo.
- Ma cosa significa "la vivo"?
- Lei, lei è il mio desiderio che si abbatte attorno al mio corpo come la schiuma di questo mare. Io sono lo scoglio che lei abbraccia e schiuma. Si dibatte su di me, mi abbraccia, mi carezza senza sosta. Ed io sento la sua sostanza, il suo respiro unirsi al mio. Sento l'urlo creatore. Tu l'hai mai sentito?
- Lo sai. Non amo la donna.
- Non sai che ti perdi. A volte mi chiedo come fai a insegnar loro il martirio promettendo cento vergini.
- E allora goditela la donna.
- Ma è davvero cosi impuro il sesso di una donna?
- Non ci sono cose impure nella vita di un uomo. Ma fastidi e disgusti. Io sono sia uomo sia donna, mi sottometto come una vergine puttana o come abbietto uomo. Conosco tutto del sesso. E' ambiguo ed equivoco allo stesso tempo, ma mi piace.
- Che cosa provi a essere un gay?
- Né fastidio, né paura. Sola noia. Sin da bambino amavo stare, anche se in disparte, dove stanno gli uomini, vestito da donna.
- Hai forse avuto violenza? Tuo padre ti ha fatto violenza?
- No. Ma non amavo i miei coetanei. Gli uomini sapevano parlare. Io li ascoltavo. Sapevano tutto del sesso.
- Per questo sei voluto diventare Iman?
- La vita di un uomo si svolge tra le fabbriche, in cucina, in un letto. Ogni giorno ti ritrovi davanti alla stessa fatica, la stessa abitudine, la stessa donna. E alla fine tutto diventa fastidio. Questo vivere ti taglia le gambe.
- In conclusione, tu non sei contento.
- No. Sai, i potenti sono saturi di sesso. Sono vecchi. Solo l'adrenalina del nuovo li tiene in vita. E il nuovo, oggi, è il culo. Non il loro, vero, quello degli altri. A volte lo concedono, ma conoscono il rischio.
- Non capisco la violenza. Se è come dici perché violentare la donna, quando hai a disposizione un uomo?
- La donna è una preda più facile. Lo prende e non dà. Anche tu potresti essere gay.
- Mai. Con la donna ogni volta è un infinito inesauribile. Ma tu non puoi capire. Tu che sai tutto pensi solo al potere e a te stesso. Tu che vai insegnando il Corano, pensi solo a te stesso.
- Non sai che ti perdi. Ma quando ti prenderanno, lo capirai.
DUE AMICHE
- Che cosa vuoi? Eri sparita.
- Nulla. Non voglio nulla. Con tua moglie non mi vedo più. Neppure tu mi vedrai ancora. Sono tornata a prendere le mie cose.
- E questa bella donna che ti accompagna chi è?
- Un'amica.
- Non ti bastava far sesso con mia moglie ed io che vi guardavo?
- No. Ho incontrato un uomo.
- Tu hai incontrato un uomo?
- Sì.
- Racconta.
- Hai un bel sedere, delle belle curve, veramente belle curve. Mi disse.
- E tu?
- Sono arrossita.
- Tu arrossita?
- Non posso corteggiarti. Non ho tempo. Domani andrò a morire. Ed io vorrei spogliarti, mettere il mio sesso dentro il tuo, in ogni angolo del tuo corpo. Avendoti vista non desidero altro, prima di morire" Disse.
- Non ti permetto di insultarmi. Risposi.
- Dai raccontami. Se è come ti conosco, non aspettavi altro che prendere il suo pene e divertirti.
- Vero.
- La vista del tuo seno, del tuo sedere suscita il mio desiderio. Continuò.
- Ed era vero. Il suo sesso era chiaramente eccitato. Volevo scappare. Pensavo si fermasse. Volevo scappare. Sentivo le gambe tremare. Ero paralizzata. Non vorrà fermarsi alle parole, pensavo. E invece continuò a parlare.
- Sei davvero desiderabile. Qualsiasi uomo dovrebbe aver voglia di penetrarti.
- Dai, continua a raccontare.
- Mi prese il volto tra le sue mani.
- Guardami negli occhi. Disse. Vuoi?
- Sì. Mormorai. Non desideravo altro. Non opposi resistenza alcuna quando mi sdraiò sulla sabbia. Vidi che si spogliava. Il suo sesso eretto fu la prima cosa che vidi. Dentro di me non capivo più nulla.
- Voglio vedere ogni angolo del tuo corpo. Ogni centimetro della tua pelle.
- Certo, anche tu lo sai, non era la prima volta che un uomo mi diceva queste cose. Le avevo già sentite, anche da te. Solo che in quel momento provavo uno strano piacere.
- Sento che mi stai guardando. Ti piaccio? Disse.
- Annuii. Era bello come un antico predone. Mi prese la mano e la portò al suo sesso.
- Sei il paradiso, ho voglia di baciarti tutta. Mormorò.
- Pensa amica mia, io un paradiso. Si allungò sulla spiaggia. Io gli fui sopra. Le onde gli bagnavano le gambe. Il sesso dritto. Sentii il suo sapore. E fu davvero il paradiso.
- Se ricordo bene tu eri abituata a ben altro. Eri una perfetta ricca puttana che non aveva altri stimoli di vita.
- Tempo passato, amica mia, che tu mi legavi, mi sculacciavi e ti allungavi su di me a leccarmi, senza preamboli, senza perdita di tempo, facendomi prendere poi, da tuo marito. Quel tempo è tempo passato.
- Peccato. Mi piaceva spogliarti, vederti tutta e guardare mio marito eccitato aspettare il momento per fare qualsiasi cosa di te.
- Più non m’interessa quella vita. Da lui voglio un figlio.
- Da come me ne parli ti sei innamorata come una ragazzina alle prime armi. Innamorata di uno che conosci appena. Uno che, come tutti, voleva divertirsi.
- Uno che va a morire non mente. Amica mia. Ed io ho visto nei suoi occhi un amore infinito. E poi anch'io sono cambiata. Non sono più l'ingenua ricca donna che si sottomette ai giochi d'un uomo e di una donna perversi.
- Cosa.
- Tu ben sai che la globalizzazione ha insediato un unico mercato mondiale sotto le leggi del liberismo economico. Anche tu fai parte delle élite e sai anche che i politici sono eletti per far rispettare tali leggi.
- Sì, continua.
- Perché invece di colpire innocenti, indifesi cittadini, non colpiscono i politici o i centri del potere economico? Allora si che otterrebbero qualcosa.
- Che cosa otterrebbero?
- Di essere annientati.
FUGA
- Sono tornato, Miriam.
- Ti aspettavo, Shahīd.
- Lo so e sono ritornato qua per ritrovarti. Mi cercano per tutta la regione.
- Sei pentito?
- Di una sola cosa.
- Di cosa?
- Di essere stato vile.
- Che cosa è successo.
- Non ho voluto esplodere ne uccidere. Pensavo a te. Ma i miei compagni l’hanno fatto. Mi spiace di una cosa.
- Cosa?
- Che non è stato colpito il potere reale ma cittadini innocenti.
- Molti ne hanno uccisi?
- Abbastanza. Di qua non mi sarà possibile scappare. Questa terra si berrà il mio sangue.
- Tra le mie braccia non ti troveranno. Nascosti su questo yacht non ci troveranno. Spero tu sia a tuo agio. Questa notte volgeremo la prua verso casa. Oggi, mentre facevo il bagno, sognavo la casa in cui andremo a vivere.
- Perché mi proteggi?
- Sono loro che hanno molto peccato. Pensano di essere innocenti.
- Il vostro Dio che dice?
- Non c'è Dio tra noi, solo il potere. Un potere che attende e sempre, alla fine, riscuote.
- Allah non è cosi.
- E' proprio vero che vieni da lontano. Quel vostro Dio non è nulla. Dappertutto si uccide sotto il sole.
- Non sarebbe più giusto trovare un modo di por fine alle uccisioni e che tutti si possa mangiare e vivere tranquillamente? Che bisogno hanno di bruciare la gente viva?
- E' utopia la tua. Non esiste la giustizia.
- Perché' lo fai?
- Tu mi hai insegnato, nonostante il dolore, che si può ancora vivere.
- Amica mia, tu sei vita. Tu sei amore. Ma la mia sorte è segnata. Presto mi prenderanno ed io non voglio che anche a te accada di dover essere uccisa.
- No. Non voglio lasciarti. Non voglio che tu mi lasci.
- Devi. E se mi denunci, forse, avrai di che vivere.
- Lo so. Ma non accadrà. Prima di scappare ho nascosto molto denaro. Ci servirà. Insieme vivremo. Insieme moriremo. Sono stanca di subire, stanca di rincorrere la vita.
- Ti desidero. Ti desidero come la prima volta. Ci prenderemo tra le acque, tra le onde del mare. Questa pace è forse l'unica cosa che è solo nostra. Corriamo.
NAUFRAGHI E CLANDESTINI
- Guarda: Guarda quei due. Sono due bestie. Guarda come la monta.
- Credo tu voglia essere al posto della donna.
- Che cosa dici?
- Ho visto come guardavi. Ma non ho capito una cosa.
- Cosa.
- Se guardavi il sedere della donna o dell'uomo. Con me sei sempre stato tu la donna.
- Al mio sesso cosa manca? E si che ti piace prenderlo.
- Il solito geloso. Chissà chi sono.
- Saranno naufraghi venuti col gommone, dobbiamo avvisare la polizia.
- Non credo siano due naufraghi. Si dice che ai mussulmani piace la donna formosa ed il sedere. Lei non è formosa, anche se possiede un bel sedere. Sarà uno che si è arricchito vendendo petrolio. Guarda che yacht hanno parcheggiato. Forse cercavano soltanto un luogo appartato.
- Magari, invece, l’hanno rubato.
- Sempre a pensare male. Sono due che vogliono divertirsi. Lascia stare. Abbiamo altro da fare.
- Già. Stasera c'è la finale, e dopo ...
RITORNO A CASA.
- Il monte è bruciato. E' pieno di buche e di ossa.
- Anche la città che vedi là in basso, la mia città, è distrutta amica mia. Il mio paese è distrutto.
- Mi domando cosa sia successo.
- Lo sai. Le bombe. Si capisce da quel che rimane. Nessun altro possiede armi cosi potenti da distruggere un monte e radere al suolo una città.
- E' una desolazione.
- Non sempre è stato cosi. Prima qui era tutto verde, le piante portavano frutti. Qui si saliva quando si voleva incontrare Allah. Qui si viveva felici.
- Forse si sono ribellati o, forse, sapevano troppo. Forse conoscevano i nomi dei potenti e il perché volevano la loro terra.
- Non so. Dissero i nomi, questo sì.
- Quali nomi.
- Li conosci molto bene. Anche se la più parte della gente non sa, si contenta, felice che non tocchi a loro la stessa sorte.
- Vero. Gli occidentali vivono assoggettati al potere. E il potere li coccola. Li nutre e li cura.
- Senza giustizia in una finta democrazia. Finché non si lamentano troppo, danno il loro voto e non fanno casino.
- Noi non volevamo assoggettarci all'ordine economico dominante, e vivere per nostro conto. Avevamo Allah ed eravamo contenti di quel poco che la terra ci dava. Era sufficiente per vivere.
- Già. E' per questo che li hanno sterminati.
- Non c'è da stupirsi. Ma potevano immaginarsi che nessun luogo è sicuro.
- Che altro poteva fare quella gente che non rifugiarsi quassù? Vicino ad Allah si sentivano al sicuro. Anch'io da piccolo venivo a giocarci.
- Già. Non rimane neppure l'erba sotto il cielo. Solo le ossa dei fuggiaschi. Non li hanno neppure sepolti.
- Già. Anche Allah se n'è andato.
- Tu credi in Allah?
- Non più. Come te non credi al Cristo.
- Dove vuoi andare?
- Per tutti sono morto. Ho un'altra identità. Sono cittadino del mondo. Possiamo andare ovunque. Il denaro che possediamo è senza nome e apre tutte le porte.
sconclusione
- Ciao Shahīd.
- Ti aspettavo Imam.
- Che stai facendo?
- Ascoltavo la radio. Stanno manifestando a migliaia. Vengono da tutti i paesi occidentali. C'è persino un loro re, porta una rosa. Vanno gridando di non aver paura.
- Vorrei vedere se volassero sulle loro teste gli aerei da bombardamento e cadessero le bombe, la loro voglia di manifestare. Sono solo degli idioti. Non sanno come veramente stanno le cose.
- Noi siamo il pretesto per controllare e assoggettare il popolo.
- Già. Il popolo non deve sapere chi ci paga. Il popolo deve solo subire e tacere, anche di fronte all'evidente ingiustizia.
- Zitto un attimo ... parte la manifestazione contro di noi. Voglio stare a sentire. E' passato un minuto di silenzio. Non si ode altro che il rumore degli elicotteri. E' per i loro caduti. Li chiameranno eroi. E non hanno fatto altro che morire.
- Che cosa stanno dicendo di noi? Togliti le cuffie. Fammi sentire.
- Senti l'applauso.
- Lo sento.
- Stanno dicendo che noi siamo scarti di una guerra, degli scampati dall'epurazione economica. Che siamo indegni di vivere e che siamo venuti in questo paese a rivendicare indegnamente il diritto alla vita, alla casa, al lavoro, alla salute, alla scuola, al cibo ... che non l'hanno neppure loro e non possono dividerlo con noi.
- Vero. La nostra è quasi una guerra persa. Si fatica a far capire loro l'insulsa menzogna detta dai loro capi nascosti, scritta dai giornali, detta dalle tv. La popolazione del ricco nord è addomesticata, assopita. Drammaticamente rassegnata. Muta pur subendo morti sul lavoro, infortuni, disoccupati e tanto altro.
- Vero. Sono del tutto incapaci di riconoscere l'ingiustizia della diseguaglianza e dello squilibrio mondiale. Sarebbe ora di smascherare l'ipocrisia, la falsità dei buoni sentimenti. E' ora che spezzino le catene di ferro.
- I mercanti di armi e di uomini non finiranno.
- Ancora un minuto di silenzio. Ascolta. E' la guerra. E' arrivata la guerra.
- E adesso cosa succede?
- Nulla. E' solo pubblicità. Assicurazione sulla vita e casse da morto.
- Tu che hai deciso? Continuerai la guerra? T’immolerai ad Allah?
- No. Allah non esiste. Cristo non esiste. Sono tutte fandonie atte a schiavizzare e decidere il nostro destino.
- Tu stai bestemmiando. Che vuoi dire?
- Non fingerti scandalizzato. Anche tu usi le occasioni e non rispetti le leggi di Allah. Ed anche tu che insegni il Corano, dimentichi l'atroce guerra fraterna tra sciiti e sunniti per rivendicare il diritto di sedere con Maometto alla destra di Allah. Sei tu Iman che insegni fandonie nelle moschee fingendo la preghiera. Hai una donna che ti aspetta? Tu ci insegni che Maometto ne aveva molte.
- No. Non ho una donna, ma di certo non sono un eremita.
- Non mi dirai che contenti le donne più di Maometto.
- Non dico questo. Solo che io non amo le donne. Preferisco assoggettare gli uomini. Non sai la foia di vederli ai miei piedi.
- Io non sarò mai ai tuoi piedi. Questo lo sai. E, se loro sapessero cosa vanno incontro, si rifiuterebbero di darti il sedere.
- Che vai dicendo?
- Parlo di prolasso intestinale sanguinante e quanto altro. Parlo di fine della vita.
- Sarà. Ma non mi mancano i pretendenti.
- Spendi cosi il denaro della guerra santa, della jihâd.
- Lo faccio per una buona causa. Per fornire militanti.
- Palle. Riusciresti a vivere senza denaro? Riusciresti a vivere dei frutti della terra? Io no. Oggi possiedo molto denaro. Ho una donna nuova che mi ama. Io stesso lo amo. Non mi manca nulla. Cosi ho deciso.
- Morirai lo stesso.
- Io sono già stato dichiarato morto con l'esplosione. Ed essendo ricco nessuno, dico nessuno, potrà mai più decidere il mio destino.
- Il destino di tutti è morire. E se vuoi entrare nel paradiso di Allah...
- Non m’interessa il paradiso di Allah.
- Tu credi, dunque, che basti arricchirci per farci scomparire dalla faccia della terra?
- Vedi tu. Addio.
TRIBUNALE INTERNAZIONALE
- Tu sei …
- Chi sono?
- Non sai chi sei?
- No.
- Che cosa ricordi?
- Nulla.
- Non è possibile. Tu stai mentendo. Tu sei Mohammad, un combattente dell’ISIS. Ti abbiamo preso dopo l'esplosione.
- Sarà come tu affermi, ma io non ricordo nulla. Voi che mi tenete prigioniero chi siete?
- Noi siamo la giustizia.
- Chi mi accusa? E di che?
- L'Imam.
- Lo sapevo. Cosa gli avete detto?
- Che non ricordi nulla.
- E lui?
- Dice che non sei l’uomo che aveva conosciuto e amato. Afferma che fosti punito per averlo tradita.
- Quale tradimento. Lui è folle.
- Lui ti accusa. Da quel giorno che uscisti da casa, afferma di non aver più avuto una vita vera.
- Che cos’è la vita?
- Non è questo che dice.
- Cosa gli manca?
- Il suo uomo.
- Tu chi sei?
- Uno psichiatra che deve giudicarti.
- Vecchio. Devo credere a quello che dici? Io non ricordo nulla.
- Tu che dici?
- Che essere smemorato non è una disgrazia diversa da chi si ricorda tutto e non può cambiare le cose accadute.
- Però si possono spiegare. E ti pare poco?
- Sei tu che le spieghi e ti comporti come un giudice. Ma non conosci la verità. Tu la vuoi ricostruire, ma lo fai a tuo piacimento.
- Non fingerti innocente. Sai benissimo quello che hai fatto.
- Forse per te. Per chi come me ha dimenticato il passato, quello che tu vai affermando sono tutte fantasie.
- E’ vero o non è vero che sei uscito da casa con un uomo.
- Tutti escono da casa per incontrare un uomo o una donna. Aspetta, qualcosa ricordo … profumava di muschio, vedevo i suoi seni penduli alla luce della luna. In ginocchio davanti a lei le slacciavo la cintura. Non avevo mai visto donna più bella. Volevo ammirarla nuda prima di unirmi a lei. Guardavo il monte di Venere coperto dalla nera peluria. No, non era un’Uri di Allah, le Uri sono glabre. La guardavo illuminata dalla luna. Poi un bagliore improvviso. Ma forse è stato solo un sogno. Da allora non ricordo più nulla.
- I sogni raccontano la realtà. Tu, dopo averla sedotta e violentata, le stavi posizionando una cintura esplosiva.
- Che vuoi dire?
- Volevi farne una bomba umana per uccidere innocenti.
- Tu sei il pazzo.
- Cosi è stato. Di te nessuno sa nulla. Possiamo farti tutto quello che vogliamo e che nemmeno puoi immaginare. Ti conviene parlare.
- Di cosa?
- Raccontaci dell’organizzazione di cui eri parte attiva. Tu eri un capo, sceglievi i bersagli e impartivi ordini.
- Non so nulla.
- Parla o morirai. Nessuno ti piangerà. Neppure sanno che esisti. Sei solo.
- Allah è grande.
- Quindi sei musulmano. Sei colpevole. Faremo giustizia.
- No. Non esiste giustizia. Voi siete soltanto il potere che decide chi deve vivere e chi no.
- La tua sorte è segnata. Le prove contro di te sono schiaccianti.
SIGNORI DELLA GUERRA
- Pensavi di riuscire a fuggire Miriam. Sarai giudicata.
- Qui non esiste una nazione, ma tribù in guerra. Ciò che faceva di noi una nazione era Allah. Ma Allah se n'è andato. Siamo divisi. Ognuno cerca il proprio pezzetto di potere. Usano le persone. Qui non esiste più la proprietà privata. Quello che resta è terra di morti. Qui non c'è una legge se non quella del più forte. Combattere o lavorare è la stessa cosa.
- Vero. I bombardamenti, gli incendi hanno distrutto tutto. Noi siamo i nuovi padroni. Chi può rivendicare un pezzo di terra, una casa, un orto come sua proprietà?
- Nessuno.
- Già. Solo i ricchi diventeranno sempre più ricchi. Come sempre. Non finirà mai l'ingiustizia.
- Gli occidentali non sanno cosa fare. Rimpiangono di non averci sterminato.
- La ribellione non finirà mai. Prima o poi, se Allah non ritorna, accadrà.
- Allah non è come Cristo. Allah non ritornerà. Se ne sta beato nel suo paradiso.
- Tu sei pazza. Ti sei forse convertita? Sai la sorte che ne seguirebbe.
- USA, URSS, CINA, EUROPA non vogliono siate una nazione. Giochi segreti, giochi sporchi hanno creato e disfatto alleanze. Nessuno sa niente. Divide et impera. Una vecchia storia. Neppure Allah ci unisce.
- Che vai dicendo?
- La realtà. Abbiamo vissuto un’illusione. Credevamo nel califfato, nella guerra santa in nome di Allah. Ma è stato tutto inutile. Molti sono morti inutilmente. E molti altri moriranno invano. Dobbiamo chinare il capo a satana, al denaro.
- Parli tu che ti sei venduta alla causa curda. Tu figlia di emiro ci hai tradito. Abbiamo anche noi i nostri informatori.
- Che vuoi dire? Non ti capisco. Non sono una traditrice. Sono musulmana come te. Per quanto riguarda i curdi, erano nostri alleati. Combattevano con noi. E, se ricordi, sei stato tu a infiltrarmi. Non ti fidavi di loro.
- Sei stata denunciata. Ti hanno vista uccidere i nostri compagni.
- Ho dovuto. Per non tradirmi. Tuttavia non ci sono prove.
- Non ci servono prove per giudicare una donna.
- Non capisco.
- Non sei più utile alla causa. Ci siamo dati uno stato e vinceremo.
- Vorresti uccidermi.
- Torturarti per avere una confessione non serve. Ucciderti? No. Sei troppo bella.
- Che vuoi?
- Che tu sia la puttana del mio gruppo. Siamo i più numerosi e i più forti della regione. Quando gli occidentali penseranno di aver vinto e se ne andranno saremo noi a comandare.
- Non sai quello che dici. Ignori che lo stato del Califfo è già stato distrutto. Non abbiamo più una nazione. Inutile sacrificarci per una guerra persa.
- La nazione di Allah è la Terra. Ci disperderemo per i continenti continuando a combattere. Sono numerosi i senza patria, gli esclusi della civiltà del denaro che vorranno unirsi a noi.
- Non sai quello che dici. Nessuno combatte una guerra persa.
- Si che lo so. Più di te che sei ricca e credi d'esserne fuori. Tu, ma è inutile stare qui a discutere con te. Ti sei occidentalizzata e, come tutti gli occidentali, non sei in grado di capire.
- Ho fatto molto per te.
- Ora basta. Accetta la tua sorte. Allah sarà felice di averti.
- Che ne avete fatto di Shahīd?
- Ha tradito. Shahīd è morto.
MANI PULITE DEL PROFETA
- Noi combattenti abbiamo un patto. Ci aiutiamo a vicenda. Ciascuno ha in mano la vita dell'altro. Non si può tradire un compagno.
- Sei sciocca. Non si può tradire che un compagno. Per questo una donna è condannata alla lapidazione, quando finita la passione, il piacere lo cerca in altri uomini.
- Che ne sai tu della violenza, delle atrocità vissute in famiglia? Bisogna averle subite per capire.
- Ma che donna sei, se sapendo questo, vai cercando altrove un dio che penetri il tuo tempio?
- Che vuoi dire?
- Tutti attende, tutti, un proprio destino. Tutti attende la morte per la passione verso qualcuno. Guardati attorno. Che hai visto?
- Ero ancora una bambina. Ancora innocente. Guardavo con grandi occhi innocenti l'amore. Non lo conoscevo. E tu Maometto... tu sai quel che voglio dire.
- Che vuoi dirmi?
- Ricordi quello che mi hai fatto? Ricordi quella sera, io non la dimentico, ero nuda tra le tue braccia mentre scrivevi il corano e mi toccavi i piccoli seni. E cosa ti disse Allah?
- Non l'ho scordato ... oh Allah, il suo sangue ha macchiato il mio letto di nozze.
- Nessuna donna riesce a pensare alla propria figlia piccola tra le mani di un bruto. Uccidono anche per meno.
- Averti era nel mio destino. Ho pregato. Chiesto ad Allah. Poi venne l'arcangelo a dettarmi quel che dovevo fare.
- E Allah sarebbe Dio? Credimi Maometto è stato una fortuna per te che ancora non sapevo nulla della vita e che dalla violenza non ti sia nato un figlio.
- Tu sei soltanto un’ombra di nulla. Ancora non conosci nulla della vita. Allah è grande.
- Non sono più una bambina, sono vissuta, ma non sono una donna come le altre.
- Che dici?
- Lascia che ti leghi. Tu la tua parte l'hai già fatta. Ora tocca a me darti piacere.
- Non legarmi troppo stretto. Che mi vuoi fare?
- Tutto non si può dire. Se no che piacere sarebbe?
- Non so.
- Tu hai detto che la vedova non provò piacere a giacere con te. E un’uri venne a portarti la bevanda virile. Io dico che la vedova non era capace di dare piacere. Io invece sono il tempio e nel mio tempio l'uomo entra per essere dio. Vieni con me.
- Dove mi stai conducendo? Slegami le mani.
- Sai che la mia amica è morta. Uccisa per la vostra causa.
- Com'è stato possibile?
- E' andata cosi. I nemici erano ancora lontani, ma s’intravvedevano tra le dune. Sentivo il fruscio dei suoi passi alle spalle. Pensavo a quello che dovevo fare. Pensavo al sangue che avrei versato. Invece, improvvisi, gli spari. Era una missione suicida. Una trappola. La mia amica fu colpita. Mi precipitai su di lei. Qualcuno ci aveva tradito. Forse tu, profeta. Eri il solo a sapere.
- Strane parole escono dalla tua bocca. Quasi non posso crederci. Come posso avervi tradite? Io non vi ho vendute al nemico.
- Solo tu eri informato della nostra missione.
- Dicono che cercavi altro.
- Non dovevo nascere. Sono stanca.
- Stai soffrendo molto, vero?
- No. Anche se a volte si pensa di voler morire.
- Ascolta. Stai per morire. Dovrò ucciderti.
- Non mi stupisco. Tutti attende la morte. Ma non ora, non la cerco.
- Cosa credi l'uomo possa conoscere?
- Cerco il mio passato. Un passato che non conosco. Non conobbi che belve umane. E mia madre non l'ho neppure conosciuta.
- Tutti hanno una madre.
- L'ho vista irrigidirsi. Morire.
- Il dolore ti stravolge.
- Tu non sai cos'è il morire. Tu non sai il nulla che ci attende.
- Sei diventata un apostata. Meriti di morire.
- Capiscimi profeta.
- Siamo arrivati. Ecco il campo dove l'abbiamo sepolta. Pur essendo cattolica, non vi è neppure una croce. Allah cosa dice?
- Sarà felice. Avrà il suo uomo in paradiso.
- Mi fai ridere profeta. Sono stanca di parole e di profezie.
- I tuoi occhi son diventati sangue. Vuoi forse uccidermi?
- Sì. Voglio combattere con te fino alla morte. Ecco, ora le tue mani sono libere. Combatti.
- Tu sei una donna. Non combatto le donne.
- Però le usi e le uccidi. Fatti sotto.
- Aspetta. Lascia che io preghi per te.
- Fai pure. Aspetto.
- O Allah, accogli quest’offerta di latte e miele dolce. Non è più cattiva di noi ed è bella.
- Tu, profeta, hai paura di morire, perché sai che Allah non ti attende.
- Tu sei pazza. Non ci posso credere.
- Capiscimi profeta.
- Come puoi rassegnarti tu che sei la storia, tu che sei la luce del mattino che tutti seguivano?
- Sciocchezze.
- Tu li hai dunque ingannati?
- O profeta, non vuoi dunque capire.
- Un tempo non eri così. Non parlavi di vita e di morte. Tu hai veduto la festa. Tu hai goduto degli uomini.
- Che cosa abbia goduto è difficile dirlo.
- Senza Allah non saresti nulla.
- L'ho cercato. Invano.
- Un tempo lo pregavi.
- Il tempo passa e si perde la luce. Invocare Allah non serve.
- Dici cose cattive. Parole di morte. Non pensi alla festa che ti attende.
- E tu?
- Dopo averti uccisa, tornerò a casa con le mani pulite.
- Fatti sotto. Lascia che Allah ti accolga.
MAOMETTO
- Sono Adamo, e tu chi sei?
- Adamo? Mi aspettavo d'essere ricevuto da Allah. Sono Mohammad. Sono un suo combattente, un suo martire, un suo profeta.
- So perché sei qui. Non è necessario che tu lo dica. Vorresti il tuo premio. Le uri.
- No. Ma ho combattuto per portare Allah in Europa.
- Cristo o Allah non sono la medesima cosa? Non hai forse copiato le tue illuminazioni fingendo che ti erano state suggerite dall'arcangelo Gabriele?
- Forse. Non lo so. Ero confuso. Ma voglio il mio premio.
- Ti piace Fatima?
- No.
- E Miriam?
- Neppure.
- Preferisci Eva, la madre?
- Neppure. Ho già avuto tutte le donne che volevo.
- Vedo che sei stufo di donne. Forse è perché sono tutte uguali sotto il burqa e ti danno sempre tutte la stessa cosa? Vuoi il potere? O sei diventato gay?
- Che cazzo vuoi? Tu non sei diverso da me.
- Voglio darti quello che tutti cercano di evitare.
- Non voglio evitare nulla.
- Non puoi evitare l'inferno.
- E tu saresti Adamo?
- Che cosa hai capito? Benvenuto nella vita eterna. Benvenuto nel regno di Allah.
- Voglio vederlo Allah. Portami da Lui.
APOCALISSE: ADAMO ED EVA
- La terra brucia stanotte. Presto toccherà anche a noi, Adamo, bruciare.
- Morire è il nostro destino, Eva. Allah ci attende.
- Che bisogno ha Allah di bruciare la gente ancora viva? Io non voglio che accada. Capisci? Non voglio.
- Tu non sei Allah, Eva. Subisci il destino e taci.
- No. Non lo sono. Ma non voglio tacere aspettando l'angelo sterminatore.
- A che serve opporci? Questa notte, quando l'angelo avrà terminato il suo compito, saremo alla presenza di Allah.
- Allah, Allah ...
- Ora basta. Accetta la tua sorte. Allah sarà felice di averti.
- Mi domando se è vero che Maometto l'abbia visto, Allah.
- Chi può dirlo? Ma si l'ha veduto.
- Non si aspettava nemmeno che possiamo non credergli. Ne è passato di tempo, e nulla è cambiato. Come si può pretendere di credergli, che quello che ha detto sia tutto vero. Ne hanno inventate di storie gli uomini.
- Già. E' morto e sepolto. Che altro rimane?
- Perlomeno è servito a far crescere la conoscenza che ha portato alla Carta dei diritti dell'uomo. Certo, non era necessario nessun Dio per arrivare a capire questo, che siamo tutti figli della terra.
- La religione è importante all'uomo. Tanti credono.
- Certo. Grazie alle guerre di conquista. Ma non abbiamo imparato nulla. Ancora si uccide.
- Il vivere è per morire.
- Non è facile vivere come se quello che raccontano di altri tempi fosse vero. Chi siamo veramente? A cosa pensiamo vivendo?
- Se penso alla gente di un tempo che moriva e Allah non aveva ancora usato Maometto come sua penna.
- E tu credi alle parole antiche?
- Credo agli uomini che cercavano, non alle apparizioni. Credo agli uomini che non cercavano né il pane né il piacere.
- Che cercavano?
- Di capire la Terra, di capire perché erano al mondo.
- Tu credi sia per questo?
- Forse un tempo. Oggi no. Oggi è il piacere che si cerca. Anche il piacere del dolore.
- Già. E' la nuova religione. Il dio denaro vuole i suoi martiri e le sue conquiste. Vuole portare a tutti gli uomini la nuova fede.
paradiso
il paradiso
- Mi domando se è vero che abbiamo vissuto, Shahīd.
- Chi può dirlo, Miriam?
- Ma sì. Siamo vissuti. Ho dei ricordi.
- Non sei felice qui?
- No.
- A guardarti sei diventata luminosa, più giovane, bellissima.
- E a che serve?
- Quindi non ti basta quel che sei diventata.
- No. Rimpiango la vita di prima.
- Che cos'è mutato di te?
- E' mutato che non vivo. Quel che sono diventata è nulla. Qui è un luogo senza tempo, senza storia.
- Ti lamenti che sei diventata eterna. Perché?
- Tu stesso l'hai detto. Cos'è la vita eterna? Dov'è l'ebrezza del vivere? Il dolore, il piacere? Qui non c'è più alcun ricordo.
- Non rinunci ai tuoi ricordi? Eppure non hai vissuta, una bella vita. E, nessuno ha scritto di te. Nulla ti ricorda.
- Rimpiango la mia parte viva. La libertà.
- Quel che è stato, Miriam, non sarà mai più.
- Mi chiedo se anche il paradiso di Cristo sia diverso.
- Aspetta Allah e vedrai.
DAVANTI AD ALLAH
- Ti aspettavo, Miriam. Ti piace qui?
- Ti dirò che venendoci mi piacque.
- Sei bella, Miriam.
- Miriam è morta.
- No. Miriam cammina.
- Senti. Sono morta e ti servo. Ma qui solo tu regni. Io sono soltanto una schiava. Qui non ci sono emozioni. Qui non c'è tempo. Qui non si vive.
- Voglio ammettere che sia solo un regno di morti. Ma cos’altro è il paradiso?
- Miriam è morta. E questo tuo paradiso non ha nulla di Miriam. Se io non ci fossi, in questo tuo paradiso, non sarebbe forse ugualmente com’è? A me pare un luogo fantasma, immaginario. Non sapevo che pregandoti sarei arrivata qua.
- Di che ti lagni? Tu sei Miriam che mori per seguirmi. E ora vivi oltre il tempo, con me vivi.
- No. Non è vivere aprire le mie gambe, dare il mio seno ai tuoi combattenti. E' un continuo stupro.
- Ma ti piace.
- No che non mi piace. Penso alla vita con lui, alla vita com'era prima, com'è finita. E ora qui, come un’uri. Non mi piace. Non è questo che volevo.
- Strane parole dici. Quasi non posso crederci. Eppure era il tuo destino.
- Che c'entra il destino?
- E' la missione per cui ti ho dato vita.
- Già, predestinata. Da te.
- Tu hai veduto la festa, ti sei divertita. Danzavi per lui. A lui hai dato il tuo sangue puro, prima di sgozzarlo.
- Tutto fa una donna in vita. Anche dare la morte. Ma non valeva la pena vivere e combattere per ritrovarsi in questo modo.
- Che vai dicendo? Non ti piace questo tuo nuovo esistere? Il premio? Io ti ho prescelta. Io ti ho fatta la più bella. Io ti ridò una verginità nuova ogni volta.
- Questo tuo paradiso, Allah, non è altro che un mercato di schiave che si rinnova ogni volta. Non c'è libertà.
- Dunque, tu Miriam non accetti il tuo destino, tu non vuoi compagnia?
- Tu sai ciò che voglio.
- Voi mortali finite sempre per chiedere la stessa cosa. Ma che avete nel sangue?
- Tu chiedi a me cosa è il sangue di una donna?
- Ti ho vista scannare, tagliare la gola. Mi piacevi per questo.
- Già, sgozzavo e mi piaceva. Mi sentivo viva per questo.
- A sentirti vorresti sangue.
- Non hai torto Allah. Vorrei vedere scorrere il tuo di sangue.
FATIMA SI RIBELLA AD ALLAH
- Dopo lo stupro da parte dei combattenti, eccomi qua, nel paradiso di Allah.
- Che stai dicendo, Miriam?
- Questo è quanto accaduto prima di essere portata alla vostra presenza. Perché non smettono questi animali di Allah. Fermateli.
- Tu che dici Adamo?
- Che vuoi che dica Abramo.
- Voi siete Adamo e Abramo?
- Lo siamo.
- Com'è Dio? Questi chi sono? Cosa vogliono? Perché mi guardano?
- Dovresti conoscerli Miriam. Sono famosi. Loro hanno deciso il destino del mondo. Non riconosci Vladimir Putin, Donald Trump, Xi Jinping, Bill Gates, Larry Page, Mark Zuckerberg, Angela Merkel, Theresa May, e tanti altri.
- Perché li hai radunati qui? Perché mi guardano eccitati?
- Hanno voluto la guerra, ed è stata l'apocalisse. Ora aspettano il loro turno. Aspettano di riscuotere il loro premio.
- Un premio?
- Tu sei la più bella uri dell'universo. Sono qui in fila per te.
- Tu sei pazzo Allah. E loro sono degli idioti. Oltretutto ci sono anche donne.
- Dovresti essere orgogliosa di quanto.
- Di esser premio degli uomini o delle donne? Sei davvero un pazzo Allah, se pensi che il loro paradiso sia la mia vagina, ed il mio il loro pene.
- Non parlare. E' il tuo paradiso, Miriam. Fatti avanti Maometto. Tocca a te riscuotere il premio per primo. Poi toccherà agli altri. In ordine d’importanza.
Iblīs e maometto
- Credimi Iblīs, lì per lì non capivo. Succede a volte di sbagliare, specie se ci si crede onnipotenti. Eppure l'avevo già posseduta. La verità era che lo aspettavo da tanto tempo Volevo annusare ancora la sua pelle, il profumo del muschio. Volevo assaporare l'odore del suo sangue. Sai, era ancora vergine quando mi fu data in sposa dall'arcangelo. Ora, averla di nuovo a disposizione e poterla possedere, era troppo eccitante.
- E tu?
- Io sorrisi allungando le mie mani sui suoi seni.
- E lei?
- " Sei ridicolo Maometto", mi disse. " Che cosa pensi di fare?" Grandi cose. Risposi, immobilizzandole le mani. Entrambi nudi. Inginocchiata davanti a me. Il membro eretto dal desiderio, ma invece di prenderlo, disse: " non sai quello che ti tocca.".
- Che volevi?
- Farla di nuovo mia. Invece, mentre la possedevo, persi ogni potenza virile al sentire dirmi: " che noia. Voi uomini volete sempre la stessa cosa, anche qui in paradiso. Non penserai di essere Allah e di procreare. Già non ci sei riuscito una volta."
- Tu avresti voluto, perché non voleva?
- Non capisco. Era tutto perfetto. Sorrideva.
- Non poteva che sorridere. Non Credi? La volevi montare come fosse una bestia.
- Le volevo dare soltanto piacere. Mentre la spogliavo, le dissi di piangere. Non mi piaceva vederla sogghignare.
- E lei pianse?
- No, che non pianse. Si inginocchiò ai miei piedi.
- E che fece?
- Dammi il tuo membro. Disse. Devi soddisfarmi. Io, mi chinai a guardarla. E mi tagliò la gola.
- Fece un gesto inutile. In paradiso non si muore.
- Allah guardava divertito.
- E lei che disse?
- "Io non so, disse, ma quel che viene dalle tue mani è sempre ambiguo." Chissà che voleva dire.
INFERNO
- Dopo tanta vita quello che ne è rimasto è nulla. Non ha avuto alcun senso alcuno vivere e pregare. Non ha avuto alcun senso credere.
- Che cosa vuoi dire?
- Lascio a te il parlare. Quel che dico è la pura realtà.
- Quale realtà?
- Non dico nulla. Io ti ho solo detto quello che è.
- Siete voi abitanti della terra ad aver mutato il corso della storia.
- Io parlo di me. Da sola non ho risolto il problema. Dio che vede e sa tutto dovrebbe. Da parte mia, come vedi, la mia vita è stata ed ho fatto qualcosa, ma non ho risolto nulla.
- Che cosa intendi dire?
- Ho dato vita, ho dato morte. Ho annusato l'odore del sangue versato. Lo sento ancora. Ritorna alla memoria.
- Inutile spiegarti il mistero del vivere. La parola di Dio è stata svelata e con essa il senso della vita.
- Tu sei il creatore. Io la vittima. Non si può eliminare la verità.
- Sei stata tu stessa la fautrice del tuo destino, ne avevi tutte le possibilità.
- Frottole. Con angoscia, solitaria ho cercato il mio destino. Ma altri l’hanno deciso. Mostruosa è la vita.
- Tu sei un tumulto di sangue, accusi Dio e ignori la legge.
- Il carnefice corrotto sapeva cos'è una donna. Mi prese con la forza una chiara notte. Vide scorrere il mio sangue vergine. Era una belva. Non guardava i miei occhi neri e trasparenti. Mi dominava, mi tratteneva. Abusava. Capiva ogni cosa. Sapeva della legge.
- Io li ho visti piangere, i tuoi occhi.
- E tu che hai fatto? Gli hai dato un premio.
- Ma hai pure vissuto la tua vita. Hai veduto il mondo. Hai amato e goduto.
- Come un verme prima di esser pasto. Morire è stato inutile. La morte è una strada sbarrata alla vita. Non si sfugge. Niente ricomincia.
- Per questo sei qui. Tu sei davvero bella, Miriam. Mi piaci. Sei mussulmana?
- No, Allah. Sono cattolica cristiana.
- A vederti sembri un'araba.
- Sono ebrea.
- Non vuoi convertirti?
- Proprio no. Ho visto sgozzare bambini come capretti per puro divertimento. Violentare donne, tagliare le teste, divorare le vergini gridando il tuo nome.
- Dappertutto si uccide, e uccidono anche i cristiani. Anche tu hai ucciso, ma ti perdono.
- Mi fai ridere.
- Non ti capisco, Miriam. Ma rifletti un istante. La morte ti ha portata qui. Che cercavi?
- Non insistere. Non ho intenzione alcuna di convertirmi all'islam. Tu sei frutto delle allucinazioni di Maometto e delle sue voglie.
- I musulmani sono più numerosi dei cristiani.
- Tu lo sai. E' stato grazie alla guerra. Chi non si convertiva era schiavizzato o decapitato. Chi è musulmano oggi lo è per eredità, per abitudine.
- Essere cristiani o musulmani non è molto diverso.
- Ho pregato, prima di morire.
- Dunque anche tu preghi.
- Oh, sì. Ma non ne è valsa la pena. Non esiste alcun dio. Né Cristo, né Allah.
- Cos'è stata la tua vita?
- Oh, mutata, perduta. Non ricordo che distruzione e morte.
- Voi esseri, quando siete in vita, non imparate mai.
- Sarà. Ma anche Dio, qualunque sia, tace. Forse inebriato al sangue.
- Non dolertene Miriam. E' la legge del mondo, morire. Anche a te è accaduto di morire.
- Sapevo di dover morire. Ma non conosco ancora il mio destino. Non so ancora come si vive in eterno.
- Ognuno ha ciò che Dio vuole.
- Come dici?
- Tutto non ti posso dire. Ma ecco chi ti ha scelta come premio. Che mi dici Maometto?
- E' bella Allah, è fatta di terra e di sole.
- Credimi. Lì per lì non capii. Era passato tanto tempo. Lui mi frugava. Strizzava i miei seni che l'avevano nutrito. Appena capii tutto, lui mi aveva immobilizzato. Mi vien da ridere a pensarci ora, tanta fu la delusione. Pensai di sfuggire per la delusione alla mia sorte. Si dimenava, ridicolo come un uomo imbranato. Io dovevo stare ferma, sorridere e fingere che fosse tutto bello. Intanto che gli dicevo "Smettila, sei un incapace", pensavo: "Poveretto non sai quel che ti tocca." Lui disse: sei il mio premio. Capisci? Non ero più Fatima, ero il suo premio.
- Dimmi Miriam, ti è piaciuto con lui, con Maometto?
- Come ti può piacere essere montata da una bestia che se ne frega di te e pensa al suo piacere.
- Dunque non ti è piaciuto.
- No, che non mi è piaciuto. Avrei voluto tagliargli la gola.
- E' andata cosi, Iblīs. Mi sentivo alle spalle il respiro affannoso del martire di Allah di cui ero il premio. Non mi guardava negli occhi. Sentivo le sue mani manipolare i miei seni. Pensavo alla vita di prima. Non finiva mai. Sentivo il fastidio. Valeva la pena di vivere la stessa vita Iblīs?
- Strane parole Miriam. Quasi non posso crederci. Qui si mormora che sei la più bella e la più desiderata, la prediletta di Allah. Qui, i santi, eccitati, fanno la fila per possederti e godere del tuo paradiso.
- Sarà. Ma preferisco l'inferno.
- Tu che dici, Cristo?
- Dico che è conseguenza dell'aver adattato la Rivelazione di Mio Padre che è Amore alla convenienza del loro vivere, ignorando la legge di Dio.
- Che altro avrebbero potuto fare sulla terra selvaggia e violenta se non inventarsi dei miti?
- Il verbo è scritto nei cuori di ogni uomo o donna. Ed è amore.
- Lo credi davvero, Cristo?
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