RIFORMA GIUSTIZIA 2019: i principi del diritto e la babele giudiziaria.
Ogni giorno nelle aule di giustizia
molte persone entrano pensando d’ottenere giustizia … non sanno invece di essere
entrate in una spirale senza fine che le porterà al fallimento più totale.
L’ingiustizia voluta e perpetrata dai tribunali italiani
ha la
stessa valenza culturale, sociale e criminale della mafia.
Si dovrebbe, si deve pretendere dallo Stato lo stesso sforzo dimostrato nel
combattere il fenomeno mafioso perché l’ingiustizia, intesa in senso ampio,
arriva ad ammazzare, nel disinteresse assoluto, più della mafia, uccide la vita
e la dignità delle persone, facendole
fallire, impedendole ogni altra possibilità e
rendendole succubi e incapaci di reagire, rendendo impossibile il reagire.
Ora, è certo: l’ingiustizia uccide più
della mafia e, per di più, è voluta impunemente.
Già da tempo, avevo pensato, a livello logico e senza alcuna esperienza da
operatore giuridico, associato i due fenomeni.
Essi si legano infatti, attraverso il filo sottile, talvolta trasparente, ma che
in realtà a chi comincia a interessarsi veramente al fenomeno e non così tanto
per dire, è visibilissimo, un filo costituito da omertà e connivenza del
sistema, soprattutto di quella parte di sistema che consiste nei Tribunali
stessi che dovrebbero invece essere proprio i luoghi di accoglienza delle
vittime e di giustizia, e in tutti gli apparati che intorno in maniera diretta o
indiretta mangiano la propria pagnotta su questo tipo di situazioni, vale a
dire, periti all’interno dei Tribunali, avvocati
e il non plus ultra talvolta delle stesse associazioni sindacali che non sempre
rappresentano un anello funzionante del sistema perché soggetti a innumerevoli
condizionamenti di carattere politico, economico e talvolta perfino di finalità
e di interesse.
Non bisogna, infatti, essere ingenui. Per lavorare seriamente contro
l’ingiustizia devono coincidere tanti elementi. Iindispensabili due:
preparazione e purezza di intenti. Cosa che ad esempio, nella politica stessa
che in maniera prioritaria dovrebbe occuparsi della giustizia, e negli stessi
giudici, avvocati, periti … lascia alquanto, volutamente, a desiderare.
Ciò che onestamente disturba
maggiormente sono l’indifferenza e la totale negligenza operativa in cui molto
spesso ci si imbatte nei Tribunali e questo anche grazie a periti supponenti ma
ignoranti che, senza preparazione, né vera e propria conoscenza delle
situazioni, azzardano stupidamente relazioni da bruciare.
Infatti, in molti Tribunali tra cui Bergamo, Brescia e la stessa Corte di
Cassazione sono proprio uno di quei luoghi, dove viene messa in atto una sorta
di metodologia , una modalità manipolativa messa in atto dal sistema
che volge a far passare l’ingiustizia, mettendo in dubbio ogni cosa
avversa.
Nei Tribunali viene esemplificata, ma in maniera ovviamente potenziata, questa
modalità, per parte di periti volutamente superficiali ( tanto sanno di non
pagare responsabilità alcuna) che in questo modo mettono in atto veri e propri
meccanismi giudiziari di morte in vita, nei confronti del cittadino plebe,
innescando iter giudiziari che annichiliscono ancora di più le vittime
richiedenti giustizia. Sia perché le inseriscono sia all’interno di giudizi
tecnici di pasticcioni ( vedi giudici e consulenti tecnici), sia perché portano
a una vera e propria speculazione economica sulla pelle delle persone che molto
spesso già si trovano in condizioni di debolezza economica, visto che, una delle
violenze che il maltrattante, in questo caso l’apparato giudiziario, sempre
opera sul cittadino è proprio la
violenza economica.
Per quale motivo persista questa ottusità istituzionale se, così come
sostengono, le persone sono in buona fede, non si capisce …
connivenza tra poteri per perpetuare il
proprio vantaggio economico, la propria poltrona?
A me pare vi sia una profonda superbia istituzionale nel non voler ammettere che
le prassi sono cancerogene e che vanno modificate.
Non è davvero concepibile che nel sistema, in un sistema già complicato, ove
arrivano situazioni complesse, vi siano operatori inadeguati in maniera
sfacciata a contrastare la violenza dell’ingiustizia, ma che si servono del
titolo da CTU solo per apparire.
Non è questione di vittimismo da parte del
cittadino, l’insistere per ottenere giustizia e richiedere di avere operatori
nei tribunali che sappiano ragionare in termini di dinamiche di giustizia, dove
senz’altro la violenza non è sempre manifesta è una necessità concreta.
Questo non è un problema che si risolverà con la riforma della giustizia
prospettata e continuare ad essere indifferenti è solo sinonimo di una grande,
altisonante cattiva coscienza oltre che
una conclamata ignoranza di quanto accade nei palazzi di giustizia.
Domani potrebbe accadere, per un qualsiasi motivo, anche a te.
LA LOGICA GIUDIZIARIA: TRA GIUSTIZIA E FILOSOFIA.
La verità assoluta, la verità relativa, la verità logica, la verità ontologica,
la verità storica, la verità giudiziaria.
Ricostruire, secondo regole giudiziarie, un fatto storico accaduto e, grazie al
libero convincimento di un giudice, certificare la verità dello stesso e,
qualora passata in giudicato, diventare verità assoluta anche se certamente vero
il contrario è un assurdo logico.
In filosofia, come nella realtà, vige il regno di confusione. Un regno voluto
più o meno coscientemente che moltiplica all’infinito la Babele della parola e
della realtà.
Dovrebbe esistere una verità storica fattuale assoluta, in teoria l’unica verità
possibile all’uomo. La verità assoluta
metafisica, la capacità ontologica, appartiene
soltanto a chi crea dal nulla quel che pensa. L’alternativa, per chi non
possiede tale capacità, è una rivelazione cui bisogna aderire per fede mediante
una grazia.
La filosofia ci insegna che tale adesione deve essere sottoposta alla capacità
logica dell’uomo.
Poi, come si diceva, ci sono verità storiche, la verità di un fatto accaduto. A
quanto sembra, nonostante io pensi che la storia sia falsa, il giudizio storico-
giudiziario dipende dalla documentazione ed eventuali testimoni sopravvissuti.
La realtà storica ricostruita ed acquisita secondo regole giudiziarie è a sua
volta sottoposta al libero convincimento del giudice, deus in cattedra, quasi
sempre relegata ad un tecnico “ ipoteticamente reputato
esperto”.
Verità e giustizia sono due elementi fondamentali dell’esistenza umana e del
dopo esistenza. Da una dipende l’altra e viceversa. Senza verità non c’è
giustizia e senza giustizia non c’’è verità e neppure una realtà vera.
LA COLPA ED IL GIUDIZIO: la babele giudiziaria.
La psicanalisi ha annullato la possibilità della responsabilità soggettiva
cosciente della colpa, ma non può annullare la certezza del fatto storico, del
fatto accaduto. A questo ci pensano Giudici coadiuvati dai CTU.
La confessione cristiana, volontaria, purifica e perdona esortando a
evitare la
coazione a ripetere, di derivazione
psicanalitica. La confessione
giudiziaria? L’ammissione della colpa è invece da evitare in qualsiasi modo: la
colpa o la si ammette o è impossibile da dimostrare, anche qualora fosse
documentalmente dimostrata. La Babele dei significati di una singola parola (
una parola non certifica più le qualità uniche che fanno della parola il
sostituto unico logico razionale dell’oggetto che rappresenta.