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linguaggio d'amore

( eco e narciso)

 

Ti sono in ascolto, tu mi senti? Ti guardo, tu mi vedi?

Sembra che noi non possiamo fare altro

che dirci parole e sogni per dirci l'un l'altro,

e leggere ognuno a modo suo.

 

Io questa sera, solitario, vado là dove sorge il sole,

vado ad ascoltare in me, la mia unione con te.

Questa sera lascio parlare il mare,

lascio che sia lui a portare i miei passi...

 

tu lo sai ancora ascoltare il silenzio?

 

Una vibrazione di mute parole si fa strada,

raggiunge i più intimi recessi della mia anima,

distinguendosi dal logorroico di questo mondo...

 

sei tu che mi parli, tu vuoi raggiungermi?

 

Vorrei avere l'udito dei sordi per saperlo,

avere la vista dei ciechi per riconoscere te

 nella figura impaurita dai contorni vaghi,

e non, per un tiro mancino dei sensi,

il mio io.

 

Ed non è facile, né è scontato, capire,

ma tu puoi darmi la chiave che sta di là delle parole,

la chiave che decripta la lingua che danza muta,

la realtà che fa restare in silenzio ad ascoltare il tuo colore

che fa chiudere gli occhi per vederne il suono...

 

Tu, nella vibrazione unisona dell'unione,

e non respirare per restare.

 

 

04/03/2005@a

Collegando questo mito al mito di Orfeo dove la parola, la comunicazione, deve essere negata per ottenere il ritorno al mondo dei vivi.

 

Questa mattina eri radiosa...

 

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