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che importa...

 

Non amo il ricordo del tuo corpo nudo

quando piaceva anche a te far l'amore,

anche se allora godevi senza menzogna e senza ansietà

l'affettuosa carezza sulla schiena

e mi offrivi eccitata il candido tuo seno ed il lato più nascosto di te.

No, non amo immaginare il luogo dove si nasconde la tua bella nudità,

né quale foglia di fico ti copre, né in quale tenebra hai l'anima.

 

In corpi ridicoli! In corpi che invecchiano distorti

Dio costrinse l'anima alla nascita!

E voi, donne! Che consumate e nutrite confuse

l'amore con il vizio, voi che fate?

Oh carne oblìo dell'anima, oh giardino indolente,

oh Clella, mare che non posso non amare,

e nel quale confluisce e s'agita senza tregua la mia anima inquieta,

come vita nel mare dentro il mare.

Oh Clella, che m'importa dei poeti e dei loro canzonieri!

Che importa della fama delle piazze e delle tombe,

che importa vivere, se restare crocifisso alla parete

è solo un fatuo ornamento,

che importa se le mani in preghiera lacerano solo il velo

di un santuario vuoto, e la preghiera che sale

è soltanto una sozzura per lavarsi le mani?

Che importa di tutte le ricchezze del mondo?

Che importa!

Ed ancora, che importa della festa, del carnevale, che importa della cena,

che importa se le donne aggiustano una calza tra bestemmie e lamenti in attesa,

che importa dell'ordine di arricchire... che importa di tutto quanto,

quando la vita di questo singhiozzo d'amore è morire alle sponde della tua eternità?

Che importa?

E che importa della follia, delle notti insonni, degli occhi infossati,

che importa dell'anima che si sporca e si danna,

che importa dei pensieri e dei desideri,

che importa del sangue che scorre, delle parole, delle sillabe messe insieme,

che importa guadagnarsi il pane ogni giorno e ringraziare il Signore

impregnando la mia vita di lacrime che nessuno vede?

Che importa?

Che importa se le antica mura spiegano,

che m'importa se il numero mi insegna,

che mi importa della sapienza e delle lingue,

che mi importa della nascita di Cristo e della mia,

che m'importa del camposanto in cui giace l'artista,

che importa se la mia anima lei stessa è una tomba,

che importa se non c'è un lumino e neppure una preghiera,

che importa perdere tempo in qualche modo,

che importa se la pioggia cade, inonda  e scava buche grandi come tombe

che il sole scalda

e dalla morte

risorgono

morti

già morti?

Che importa della creazione, se da questa slavata terra

tu non mi sei nuda e mistico alimento eterno?

Non basta a giustificare tutto questo la fatica di Atlante,

né la punizione inferta ad Eva e a Sisifo,

forse non basta neppure la morte di Cristo.

 

Eppure tu non temere se le onde vanno al contrario,

non temere l'involuzione del tempo e dello spazio,

non temere se scompare anche il cielo, se scompare nel fuoco...

 

non ascoltare il lamento come vittima o carnefice,

non temere il lutto dell'amante...

 

a te della vita, il foglio bianco.

 

 

 

27/02/2005@a

 

 

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