QUESTA GUERRA NON CI APPARTIENE

Tutto quanto abbiamo visto, tutto quanto accade o è come un film al quale siamo già abituati, oppure non ci appartiene. Strano, ma vero: di là di quel che scrivono i giornali, di là dell'esortazione a continuare la vita normale e di non avere nessuna paura, per la più parte della gente la vita è già così.

Noi gente del popolo, ignorante, esclusa...che vive ai margini della conoscenza che conta, già combattiamo il terrore dell'insicurezza derivata dalla povertà, derivata dalla distruzione della società, già ci siamo abituati... e non ci importa veramente nulla dell'insicurezza che, per una volta ha contagiato la gente che conta.

Dicono che la società globale è cambiata, che rallenterà, causa i controlli per la sicurezza, la libertà di scambio e di movimento. Per noi, gli esclusi, già era così.

Facile richiedere, ad esempio, la mobilità sul lavoro...per chi in sei mesi guadagna quanto l'escluso in quaranta anni di lavoro. Questa non è mobilità. Facile richiedere il pensionamento a 65 anni, mandate qualche dirigente in fabbrica sino a 65 anni con compiti da operaio, senza aspettative alcuna di miglioramento, e vediamo se a 60 anni la pensa ancora allo stesso modo.

Facile offrire un lavoro a tempo per un decimo di quanto guadagna un dirigente.

Avremmo anche accettato la sopravvivenza lavorando, ma a patto che fosse garantita anche dopo il periodo lavorativo. Ora, che tutto si globalizza, ora che tutto quanto si trova esposto sul balcone di vendita del mercato globale, con libertà di acquisto per chi detiene il potere di acquisto, lavorare per sopravvivere non è più sufficiente.

I principi morali, ormai, ci interessano poco, ma lo stesso è per voi. 

Se ciò non fosse vero, domani, alla marcia di Assisi per la pace, ci saremmo tutti. Invece ci vanno soltanto alcuni idealisti ed altri alla ricerca di un consenso.

13/10/2001 il clown