ritorna ad index sito                           Il principio di trascendenza e il principio d’immanenza.    ritorna indice filosofia

Il principio di trascendenza ed immanenza hanno generato un mare di confusione.

Quando la sostanza divina incorpora la sostanza materiale e viceversa non si può più parlare di trascendenza e d’immanenza.

Se il tutto è dio, noi esseri umani e qualsiasi altro ente (esistente) non siamo altro che derivazioni, emanazioni di dio o dio.

Questo è quanto accade nell’idealismo assoluto, nel materialismo assoluto, animismo, essoterismo, new age ed in tutte quelle filosofie, pensieri e religioni che non ammettono una creazione dal nulla.

Quando la realtà è dio non ha più senso parlare di trascendenza e immanenza. Si deve parlare di in conoscibile, irrazionale, mito, brodo primordiale essoterismo…

Per le religioni, filosofie…che ammettono la creazione dal nulla, trascendente è dio; immanente ciò che fa parte della stessa sostanza.

E qui sta la vera definizione di trascendente ed immanente: far parte o no di una sostanza.

Schematizzando il tutto in modo più semplice:

1-Tutto quanto è stato creato, dal nulla, da Dio.

2-Non esiste Dio e tutto quanto è Dio.

Conseguenze:

Se siamo stati creati dal nulla si hanno queste possibilità:

A-Dio è trascendente.

B-Dio si rivela.

C-Dio se non è irrazionale e se il soggetto conoscitivo e l’universo sono razionali, è possibile arrivare a lui mediante razionalità senza per questo infrangere il concetto di immanenza e trascendenza.

In quest’ultimo caso si tratta di decidere cosa sia la razionalità.

Se noi stessi siamo Dio le possibilità sono queste:

A-Non si può parlare di trascendente ed immanente, ma di razionale o irrazionale.

B-Di irrazionale che prende coscienza e razionalizza per diventare Dio.

Anche qui il problema consiste nel decidere cosa sia la razionalità.

Tutto questo è stato sintetizzato nella filosofia Kantiana con il concetto di noumeno (la realtà oggetto fuori di sé) ed idea realtà soggetto e le conseguenti critiche dei filosofi successivi.

Al di la della validità totale della tesi Kantiana, rimane in ogni modo acquisita la necessità delle critica al processo della conoscenza.

Kant dimostra che non è possibile costruire una metafisica senza contraddizioni dialettiche.

Hegel afferma che le contraddizioni stesse sono la struttura della realtà che come realtà non è altro che lo sviluppo dialettico della razionalità.

La realtà si crea come sintesi del dualismo e la conoscenza è dialettica:

soggetto-oggetto

natura-spirito

inconscio-coscienza

finito-infinito

empirico-logico

…..

e a seconda della risoluzione in uno dei termini dialettici si ha una evoluzione filosofica nelle varie scienze o teorie filosofiche con il termine stesso della storia e della filosofia.

Si annulla così la dialettica nell’assoluto che, in quanto tale invece, non può essere dialettico.

La dialettica è, infatti, il processo in continuo divenire verso l’assoluto (perfezione) di ciò che è imperfetto (in divenire) e come tale non può avere fine.

La dialettica stessa concretizzandosi congiunge l’oggetto con le leggi della conoscenza e trasforma il soggetto in un Dio ontologico in divenire perfezione assoluta storica, ideale…. (Ma non crea nulla, ricrea l’esistente) incorrendo nell’assurdo.

Al di la di ogni percorso ed analisi tentata, tutto si esaurisce nel sapere o non sapere se esiste o no un dio creatore dal nulla.

Eppure in questo mare di pensieri, analisi e parole qualcosa rimane: un rapporto di conoscenza dialettico tra soggetto ed oggetto (logica relativa) e la capacità acquisita o no da parte del soggetto conoscente di pervenire ad una logica assoluta.

In realtà le contraddizioni della conoscenza rilevate da Kant e che lo portano ad affermare l’impossibilità di costruire una metafisica ed utilizzate da Hegel per dare inizio alla logica dialettica sono la conseguenza stessa dello schematismo kantiano di pervenire alla metafisica usando una logica spuria, avente già dentro di sé il germe assolutizzante senza aver prima capito o deciso cosa era l’assoluto.

Per evitare la critica al concetto di causa di Hume, con Kant la filosofia si avvia a percorrere una strada che porta l’uomo ad essere Dio. In questo processo si dimentica tuttavia che anche il soggetto fa parte della stessa realtà, è quindi un soggetto relativo che si pone come assoluto non avendone i requisiti.

Alla critica della ragione di Kant manca quella parte che riguarda il modo di conoscere l’assoluto e che deriva proprio dal concetto di assoluto stesso: l’io Dio, ontologico, non dialettico. Il colui che è, senza tempo, senza spazio, non in divenire, non dialettico...

Tutte le strade dialettiche sono possibili e sottoposte tutte insieme alla critica derivata dalla logica dell’essere assoluto ne dimostrano la parziale validità o non validità e decidono allo stesso tempo ciò che può o non può essere una qualità dell’assoluto.

Quello che si rivela come contraddizione non può essere parte della logica assoluta e come tale deve esserne escluso.