essere nell'eternità

 

inferno

 

Qui è la festa eterna.

Giudicati gli avvenimenti del tempo,

il mai diventato

è.

Qui immobile il mio essere senza scopo

tra i seduti abbandonati, deformati, deviati,

spenti tra le fiamme,

è.

Qui dove il fuoco eterno arde e non brucia,

sprofondato nell'eterno

senza spazio

tempo senza universo

dove anche la vita non sa più nulla di sé.

 

Inutile la salvezza e la tentazione qui

e qui ancora risuona e non sale il coro del nulla.

Chiuso è il cielo.

 

Qui tutti i vizi e le virtù lassù.

Qui delusi per la divina assenza

s'aggravano le devastazioni

già dall'aspra precedente vita compiute.

Qui rottami

sterminato buio

staticità

tra ragni e sorci e serpenti

nell'ombra.

 

Tutti i paesaggi qui non ci sono

tutte le siepi e gli alberi sul fiume qui non ci sono

qui si disfa la luce ed il vento

qui non ci si addormenta

contagiati dall'eterno.

 

Ora non più, signori, ora non più,

Offeso hai il signore.

Non eletto,

irrecuperabile!

Definita definitiva la diagnosi primitiva.

Eterno condannato!

Decreto di associazione definitivo.

Ecco perché si viene qui

perché si ritorna a casa nostra

che è qui

e non c'è speranza di tornare liberi...

si è crocifisso il signore.

Qui è la casa povera e per di più non mia.

Qui è l'esclusione, antichissima condizione

in questo abisso freddati.

Come vorrei uscire

se il guardiano non chiudesse la porta.

Qui è la festa eterna, tra i nati respinti

anime dilaniate.

Qui le pietre coprono, i rami crocifiggono

qui dove sogghigna la finestra sul cielo

trascorro l'eternità

con questi dannati scombinati

che non comprendono

capito e respinto Dio.

 

Chi può riparare l'anima mia?

 

@clown 28/02/2007

 

Dico in giro i segreti e li spiego.

Fede, moneta e speranza.

Non io lo grido.

 

 

 

intervista ai dannati

 

Nell'eternità Dio è impazzito.

Io, che sono cresciuto figlio di Dio,

istruito nell'arte della salvezza,

decisi che non mi piacque

e fui traditore.

Io.

Condannato.

Io venuto a trovarti dove non sei

per re-incontrarti per tentarti

a darmi l'impossibile salvezza,

condannato.

 

Il calice è pronto sull'altare.

E tu,

tu raccontami di te risorto,

della tua vita dagli angeli ripresa.

Eri, sei,

chi ero quella notte di cui più nulla resta,

ti voglio spogliare dentro l'onda blu che ti culla

dove si affonda

tra spazi infiniti del futuro privati

nel labirinto spaziale a tempo

dove manca il respiro.

 

Oh nel pane cotto nasconditi pure,

che sarebbe peccato

noi.

 

Squillate trombe, la nostra è terra chiusa.

Qui tutto è confuso e concluso per sempre.

 

Ora chi è Dio

la belva

tu stessa lo sai.

 

T'aspettavo nella carne marcia e nuda

tu sempre pronta a gustare felicità,

prima di penzolare dall'albero di Giuda.

T'aspettavo nel pane,

mentre glorificava il coro angelico

nei cieli infuocati.

Ti vedevo, ti ascoltavo, ti sentivo...

da te venivo come a casa

per vivere in vita,

e guadagnarmi la vita eterna.

 

Condannato!

 

Oh come muore chi d'amore muore!

 

Ed è stata una corsa per la notte

nella luce

una bella corsa perdifiato nella vita,

ma non vi sarà una prossima.

E tu,

tu sei felice qui dove sei senza me?

Oh lo so bene che è felice

solo chi da Dio è incarnato

e giace nell'eterno sempre caldo suo seno,

confuso...

ma anche chi non si ciba di carne e vino santi

è un essere.

 

Ah nulla nelle creazioni umane,

nulla nelle creazioni d'amore

è rimasto.

 

 

@clown 01/03/2007