Caro Adriano

Riprendere la vita significa averla, o averla conosciuta piena, consapevole...Ormai so che esistere non sempre significa vivere, rimane il Mistero se si può vivere senza esistere, qui e ora come noi...Non so, ho la sensazione di vivere (da molti anni ormai e, al di là del tragico improvviso evento) a cavallo di due mondi senza appartenere (se hai voglia leggi l'Editoriale di novembre del sito, tra poco verrà sostituito), a nessuno dei due. 

Ho letto le tue pagine segnalate...e penso che riuscire a rielaborare qualcosa, anche un lutto, sia già una grossa individuale conquista. Io ho tempi lunghissimi tanto da parere infiniti (e se devo dire la verità oggi sto peggio di ieri) e sono molto affine al silenzio, anche artistico che significa consapevole assenza o anche non partecipazione ad una realtà sociale dove l'urlo, la provocazione sono la regola e i contenuti diventano sempre meno significativi. Sembra strano, ma chi cerca trova comunque (o forse è trovato) e, anche così, interessanti artisti dialogano (perché il dialogo è già di per sé una potentissima forma artistica) con me...questo mese inserirò nell' Antologia un significativo autore francese (pittore e poeta) che mi ha scritto una  lettera nella quale allegava qualche sua opera.

Forse tra qualche giorno nell' Editoriale di dicembre cercherò di chiarire i concetti che ho tentato di esprimere. Se vuoi inserirò nella mia Antologia di Iperspazio Poesia qualche Tua opera, scelta dal Tuo sito (ti dirò prima ovviamente quale) questo per creare un significativo link nelle Tue stesse opere e verso il loro approfondimento...per il commento non garantisco perché non ho ancora ricominciato e mi sento arido e inoltre sono impegnatissimo nel lavoro...

Un Saluto

@Arturo 05/12/2002
 
Ad Adriano
Dopo una prima lettura nel sito, sto rileggendo off- line i tuoi versi. (E riflettendo sui pensieri, anche contrastanti, che generano).

 L'ambigua intensità, poco sfiorata, in verità, dalla retorica, è una voce di disperazione e ribellione allo stesso tempo, una ricerca nelle profondità "infernali" del proprio io, anelito verso l'assoluto, Paradossalmente l' Assoluto che si rifiuta (o che ci ha rifiutati) o che ci sembra negato dagli eventi. Questi contrasti sono, in molte poesie del "lutto", la scintilla fra i poli della materia e del pensiero, dove, in immensi abissi di vuoto e di oscurità, brancola l'umanità stessa e gli stessi mondi materiali a cui apparteniamo.

Non blasfema, ma  illuminante, in questa solitudine, è la "ribellione" al Dio sentito assente, lontano, che assume la "materiale" ed umana forma di una invocazione- evocazione, dove ( è questo è un profondo mistero dei versi ) la stessa divinità quasi risponde dall'interno (non è forse anche e soprattutto in chi la pensa? Come potrebbe farlo, se no?).

La condizione umana, la società la storia, noi, gli eventi, il tempo...tuttavia sono (e riportano) il raggelante silenzio della voce persa, non espressa, non udita, non compresa forse o sognata, pensata, fuggita, creduta, temuta... ma la poesia, qui e ora la Tua è il più coraggioso, pericoloso, inquietante tentativo che si possa fare...quasi disumano, "sfacciato", perché "troppo umano", andando OLTRE se stesso, quell' io troppo individuale e individualizzato che è, nello stesso tempo, limite e carattere, fierezza e miseria...

Che dire…in mezzo a tanto pattume sentimental poetico che purtroppo vedo in giro, mi consola che si possa ancora scrivere così...Di per sé è un segno della continuità dello Spirito e che il silenzio non è poi così assoluto...(se è illusione o mia follia ben venga, se il resto è peggio).

@A... 05/12/2002