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Racconto erotico della nascita dell’anticristo

I

 

Oggi ho mal sopportato le tue distanze. Non riesco a concepire di stare con te con me distante che quasi mi impedisce di toccarti.

Dovrei ringraziarti per essere attento, ed invece non accetto l’evidente precauzione … o pudore … timore?

Credo che ciò che mi ha lasciato scia di incertezza. Alcuni punti di domande mentre tornavo a casa, e la rabbia di dover interrompere un incontro sempre troppo prezioso e brev.

Avevo aspettative, non so cosa, avevo voglia di vederti e sentirti … toccarti invece … maledetta palestra, maledetta luce del giorno, maledetto modo di pensare.

La mia ribellione non mi soddisfa, e quanto non mi sia possibile, non si manifesta mai violentemente ed apertamente, ma con lentezza, poco a poco, sale e nel tempo si maturano idee e sentimenti.

Il mio silenzio, oggi, mentre ti ascoltavo, era di stupore, e curiosità per eventi e casi della tuia vita, scelte comportamentali. Ogni scelta ha la sua situazione, motivazione razionale o no.

Ti desideravo mentre parlavi; ti avrei steso e spogliato, ma percepivo la barriera.

Si, ogni situazione si crea nel tempo … ed era il tempo delle parole, dei pensieri in libertà; era il tempo delle tue idee, del tuo essere non storico, ma determinato. Ma io… io ho bisogno di parlare con te il linguaggio della possibilità, della passione.

Quei discorsi fatti di domande e risposte mute … ho bisogno di parlarmi e liberarmi, solo per un poco e questo dentro di me.

Dopo, credendo di potermi estraniare da me stessa e dal mio essere, per vivere un istante indimenticabile … gli istanti che appartengono alla realtà pur essendo indelebili e piacevoli, talvolta molto speciali sono legati alle cause che trascina il trasformarmi … il trasformarsi delle cose, la realtà, ma quale?

 

II

 

Scottava il sole in quel pomeriggio di agosto. Non so cosa mi abbia spinto ad uscire dalla mia fresca stanza di albergo. Forse la voglia di vedere il mare con la spiaggia deserta a quell’ora; l’ora della siesta … chissà forse anche a qualcun altro questo caldo accendeva i sensi facendogli immaginare le situazioni più strane.

Ed era quanto stava succedendo a me … la voglia di un uomo si era fatta troppo forte, e, dopo essermi soddisfatta da sola nella mia camera d’albergo, non contenta ero alla ricerca di un rapporto che ti accende dentro e ti lascia la mente libera.

Il solo pensiero inumidiva il mio sesso voglioso.  Faceva caldo; ero senza mutandine sotto la gonna. Il mio seno strusciava sotto la camicia di cotone bianco stuzzicando i miei capezzoli eccitati. La pelle fremeva.

Mentre camminavo, capitai dinanzi ad una chiesa.  Perché no? Mi dissi ed entrai. Una frescura di muffa m’avvolse. Non comprendevo cosa speravo di trovare in un luogo di preghiera e devozione …

Vi erano alcune, poche, persone assorte in preghiera. Gironzolai un po’. Era molto grande, spoglia. Trasudava umidità, ma era piacevole. Mi portai verso un angolo buio, illuminato da una candela. Poi lo vidi, un prete di mezza età, dal portamento eretto, sicuro di sé. I nostri sguardi si incontrarono per un lungo istante. Mi bastò. Mi avviai verso di lui decisa. Pensò volessi confessarmi e sorridendomi si diresse verso il confessionale.

Ero eccitata … lui non intuiva neppure le mie intenzioni, ma del resto neppure io sapevo bene cosa volessi fare conscia di quanto sarebbe potuto accadere se il mio prete non fosse stato al gioco.

Entrò nel confessionale, tirò la tenda ed io mi inginocchiai davanti a lui. Ci divideva una semplice tenda viola che cadeva per tutta l’altezza del confessionale. Lui se ne stava seduto. Iniziò  a pregare sollecitando il mio pentimento per una vita di peccato. La sua voce mi giungeva calda, profonda …  io immaginavo  il da farsi. Sapevo … dovevo essere cauta e decisa. Dovevo sorprenderlo, ma non farlo scappare. I servi del signore, i prescelti, mi chiedevo, forse che scappano tutti davanti alla possibilità di una scopata?

Feci cadere le mie braccia lungo i fianchi mentre inventavo i miei peccati, gli raccontai dell’auto mia soddisfazione di qualche ora prima mentre con le mani aprivo la mia gonna.  L’aprii sino all’inguine e divaricai leggermente le gambe. Mi guardai in giro e nella penombra riuscivo a vede la gente che si preparava alla messa. Il quanto non mi fermò. Mi toccai il sesso e fremetti. Il prete si fermò un istante, ma non si scompose e prosegui la sua missione. Ero eccitatissima. L’avrei sbattuto a terra e cavalcato fino a godere come una pazza. Mi controllai. Ardita scivolai con l’altra mano sotto la tenda andandola a posare sulla sua coscia. Sussultò, ma non disse nulla. Continuò con voce alterata in latino la sua preghiera. Mi feci cosi ancor più coraggio e mentre mi masturbavo e sospiravo mi insinuai sotto la sua tonaca cercando di divaricargli le gambe.

Il prete comprese le mie intenzioni, iniziò a sbottonare la tonaca. Affondali le unghie e risalii velocemente verso l’inguine. Non portava biancheria intima, ed era già eccitato. Il suo pene duro e vibrante era puntato verso di me. Afferrai bramosa, con la mano fatta a coppa, il glande umido e cominciai a carezzarlo piano.

Tolsi l’altra mano dal mio sesso, ed afferrai il suo pene. Cominciai a masturbarlo,  nel mentre camuffava i suoi gemiti di piacere ansimando  parole in latino.

Era iniziata la santa messa. Nessuno si era accorto di nulla. Il tutto rendeva ancor più eccitante la situazione che stavo vivendo. M’infilai sotto la tenda, ignorando che cosi facendo il mio posteriore usciva dal confessionale. Presi in bocca il suo sesso. Cominciai a succhiarlo avida, mentre mi masturbavo. Lui tratteneva la mia testa. Finalmente le sue mani agguantarono i miei seni. Li palpò, li accarezzò, li schiacciò, li pizzicò. Avrei urlato, ma soffocai l l’urlo del piacere succhiando e mordicchiando con più vigore.

Sentti sollevarmi la gonna scoprendomi il sedere. Alzai gli occhi, ma il prete era troppo assorto per accorgersi di quello che stava accadendo. Sentii due fredde mani accarezzarmi il sedere, lentamente, fremevo. Lo alzai un poco quasi a volerlo offrire a quello sconosciuto che prese a leccarmi dalla vagina al culo mandandomi in estasi. Ero tra due fuochi ed ardevo vogliosa di essere posseduta.

Le mani sacerdotali cercarono il mio sesso. Già posseduto. Chi poteva essere? Il sacrestano? Un fedele? Ora non mi interessava, ora mi importava, volevo solo scopare, essere scopata. Continuai a succhiare il pene del padre, sempre piu veloce. Ci stavamo perdendo nel labirinto delle nostre sensazioni.

Io avvolta su di te, tu dentro di me con movimenti lenti, voluti, sentiti, ascoltati. Tu dentro di me, come se il pulsare del mio utero e del tuo pene fossero il nostro centro di vita, il nostro essere uomo e donna fusi in un'unica persona.

Il tuo pene, la tua forza mi avvolge come un’onda che arriva e si ritrae.

Ti guardo. Aumenta il mio desiderio. Ho voglia di te. Ti bacio, cerco di saziarmi, ti indico la strada. Io sopra di te, perno del tuo essere.

Mi fermo. Ma non ti lascio. Ho voglia di leccarti, baciarti, mangiarti. Mi accoccolo ai tuoi piedi a leccarli. Aspetto da te una mossa imprevista, desiderata. Lecco le tue dita come se fossero piccoli peni mentre le mie mani scorrono sulle tue cosce sino all’inguine. Sei sempre eccitato. Pronto. Le tue mani mi cercano, ma ancora io non voglio. Ti succhio, ti mordo, vorrei di nuovo farti mio. Subito.  Ed esplodere con te.

Ma non è ora. Non ora. Struscio i miei seni induriti ed eccitati sulla tua pelle. Appoggio sulla tua gamba il mio sesso umido, aperto. Vorrei riempire di baci la tua bocca socchiusa. Mi muovo adagio sulla tua coscia, mentre ti lecco il torace. Ti annuso. Mordicchio i tuoi capezzoli. Quali sensazioni mentre mi aggrappo alle tue braccia.

Sei sempre piu eccitato. Hai voglia di  eiaculare. Fermo il mio movimento che mi fa impazzire e scendo a prendere in bocca il tuo pene. Te ne approfitti, mi afferri per il sedere e ti tuffi avido con la lingua. Mi lecchi, lentamente mi fai impazzire. Succhi adagio le tue labbra sulle mie.

Ho leccato il tuo pene, l’ho morsicchiato, ed alla fine l’ho accolto nella mia bocca, ho succhiato avida quasi a risucchiare dentro di me il tuo essere.  Mi riempi del tuo seme caldo, che ingoio avida. Mai avrei creduto d’esserne capace. Tu succhi il mio nettare.

Poi  lui, il tuo centro.

Su e giu. Il mio tempo, il tuo tempo. Vorrei poterti bere per il tuo pene, bere fino a non saziarmi mai. Sento l’orgasmo arrivare ad ondate.  Oh Dio non vorrei godere, non ora, ancora… ecco godiamo insieme … mi riempi del tuo seme caldo.,   

Ti sdrai accanto a me. Mi guardi come se mi vedessi per la prima volta. Chissà, capita anche a me. Ti scruto e mi sorridi. Mi accarezzi il viso. Chiudo gli occhi. Sento le tue labbra sulle mie, la tua lingua insinuarsi a cercare la mia. Mi sussurri che sono tua, solo tua baciandomi come se fosse l’ultima e la sola cosa che ti è stata concessa. Quasi con rabbia mi stringi a te.

Fuori ha iniziato a piovere. Un pomeriggio come tanti, dove per essere tua, ogni volta nuovamente e completamente tua, devo, e si puo, anche mentire.

Cosa vuoi tu da me? Ed io cosa voglio da te?

Forse solo questi istanti di passione dove ci sentiamo uniti e vivi…o forse no?.