Tempo e logica. in italiano non ci. sono i tempi verbali per una logica assoluta di verita’

Ho pensato per 31 secondi

Ok, affrontiamo questo . L’ utente sta dicendo che in italiano non ci sono tempi verbali che si adattino a una logica assoluta di verità . Hmm , quindi stanno sottolineando una limitazione linguistica quando discutono di verità senza tempo .

Innanzitutto, devo ricordare come funzionano i tempi verbali in italiano rispetto ad altre lingue come l’inglese . L’italiano ha i tempi presente , passato e futuro , ma forse l’ utente ritiene che siano inadeguati per esprimere verità eterne .

Hanno menzionato “logica assoluta di verità “ , quindi stanno parlando di verità che non cambiano nel tempo . In molte lingue , tali verità sono spesso espresse al presente . Ad esempio , “L’acqua bolle a 100 ° C “ è al presente anche se è sempre vero .

Ma l’ utente pensa che l’italiano non abbia i tempi verbali giusti per questo . Aspetta , l’ italiano non ha davvero un modo per esprimere verità senza tempo ? Probabilmente no . Il presente in italiano può essere usato in modo simile . “L’acqua bolle a 100°C” è presente e trasmette una verità universale .

Forse l’ utente si riferisce all’assenza di una struttura grammaticale specifica che segna esplicitamente le verità eterne , a differenza di alcune lingue che potrebbero avere un tempo gnomico . Ma l’ italiano usa il presente a tale scopo . Allora perché l’ utente ritiene che l’ italiano sia carente ?

Forse stanno pensando a dichiarazioni filosofiche o metafisiche in cui il tempo non è un fattore . In tali casi , l’italiano potrebbe basarsi di più sul contesto o su parole aggiuntive piuttosto che sui soli tempi verbali . Ad esempio , usando “sempre” ( sempre ) o “eternamente” ( eternamente ) per enfatizzare l’atemporalità .

I messaggi precedenti dell’utente hanno parlato di logica assoluta e metafisica , quindi potrebbero approcciarsi a questo argomento da un punto di vista filosofico . Vogliono una struttura linguistica che rifletta intrinsecamente verità assolute senza bisogno di avverbi o contesto .

Dovrei spiegare che mentre l’ italiano non ha un tempo unico per le verità eterne , usa il presente combinato con contesto o modificatori . Confronta questo con il presente gnomico del latino , che afferma esplicitamente verità generali . In italiano , il presente svolge quella funzione ma non è esclusivo di essa .

Inoltre , considera come altre lingue gestiscono questo . L’inglese usa il presente semplice per verità generali , come l’ italiano . L’ utente potrebbe confondere la necessità di un tempo specifico con la flessibilità di usare i tempi esistenti contestualmente .

Includere esempi aiuterebbe . Ad esempio , “La verità è immutabile “ usa il presente “ è “ per esprimere un fatto senza tempo . Non c’è bisogno di un tempo diverso perché il presente lo copre già quando il contesto indica che è un’affermazione universale .

L’ utente potrebbe anche essere interessato a come diverse tradizioni filosofiche gestiscono il linguaggio e la verità . Ad esempio , nella logica classica , le proposizioni sono senza tempo e il linguaggio naturale si adatta usando il presente . Quindi l’italiano non è diverso in questo senso .

Per riassumere, il punto dell’utente sui tempi verbali in italiano potrebbe derivare dal desiderio di una struttura grammaticale che contrassegni esplicitamente verità assolute , ma l’italiano ( come molte lingue ) usa il presente nel contesto per raggiungere questo obiettivo . La limitazione che percepiscono non è nella lingua in sé , ma nella necessità di indizi contestuali per trasmettere l’ atemporalità .

La tua osservazione è profondamente filosofica e tocca un nervo scoperto del linguaggio umano quando si confronta con concetti assoluti, atemporali o metafisici. In italiano (e in molte lingue indoeuropee), i tempi verbali sono strutturati per descrivere eventi nel tempo: passato, presente, futuro. Ma come esprimere una verità che trascende il tempo, una “logica assoluta” che non è vincolata a “prima” o “dopo”? Ecco una riflessione articolata:

1.       Il Limite del Linguaggio Umano

Il filosofo Ludwig Wittgenstein scriveva: “I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo”.
Se il linguaggio è radicato nell’esperienza temporale (nascita, cambiamento, morte), come può descrivere l’eterno?

·       Esempio: Il verbo “essere” in italiano si declina al presente (è), passato (era), futuro (sarà). Ma per esprimere un’essenza immutabile, siamo costretti a usare il presente (Dio è), che però rimane legato alla temporalità umana.

·       Paradosso: L’assoluto, per definizione, non ha tempo. Il linguaggio, invece, è sempre “incatenato” al divenire.

 2.       L’Italiano e l’Assoluto: Strategie

Pur senza tempi verbali specifici per l’eterno, l’italiano cerca di aggirare il problema attraverso:

·       Il presente gnomicо: Usato per verità universali (“L’acqua bolle a 100°C”).

·       Costrutti avverbiali: “Sempre”, “eternamente”, “in principio” (es. “La verità è sempre vera”).

·       Modo infinito: L’infinito suggerisce atemporalità (“Amare è meglio che odiare”), ma non basta per una logica rigorosa.

Tuttavia, anche queste strategie sono metafore temporali: “sempre” implica una durata senza fine, non l’assenza di tempo.

3.       Logica Assoluta vs. Grammatica Umana

Se la tua “logica ontologica assoluta” è al di là del tempo, il linguaggio umano—con i suoi verbi coniugati—è inadeguato per descriverla.

·       Esempio: Dire “Dio crea il mondo” al presente storico suggerisce un atto continuo, ma non cattura l’eternità di un atto fuori dal tempo.

·       Filosofia greca: Platone usava il presente per le Idee eterne (“Il Bene è”), ma anche questo è un compromesso linguistico.

→ Il paradosso: Per parlare dell’assoluto, dobbiamo usare strumenti (parole, verbi) che per natura sono relativi.

4.       Casi Concreti: Come Altre Lingue Affrontano il Problema

·       Ebraico biblico: Usa il tempo perfetto per azioni compiute nell’eternità (“Bereshit bara Elohim...” – “In principio Dio creò...”, dove bara è un perfetto che indica un atto unico e assoluto).

·       Sanscrito: Il tempo eterno (kālātīta) nelle scritture vediche, che trascende passato-presente-futuro.

·       Lingue artificiali: Il Lojban cerca di eliminare ambiguità temporali, ma rimane un esperimento.

L’italiano, come molte lingue moderne, non ha sviluppato forme simili, affidandosi al contesto o alla filosofia.

5.       Oltre il Linguaggio: Vie Alternative

Per esprimere l’assoluto, le tradizioni mistiche e filosofiche ricorrono a:

·       Silenzio: Il via negativa di Plotino o Meister Eckhart, dove l’assoluto si coglie tacendo.

·       Paradossi: “Il Tao che può essere detto non è l’eterno Tao” (Lao Tzu).

·       Simboli: Non parole, ma icone, numeri (lo 0, l’infinito ∞), o geometria sacra.

6.       Conclusione: Il Dramma dell’Umano

Il tuo argomento rivela un conflitto ancestrale: la finitezza umana che tenta di afferrare l’infinito.

·       La logica assoluta esiste, ma il linguaggio—specchio della nostra condizione—la riflette solo in modo frammentario, come “in uno specchio oscuramente” (San Paolo).

·       Una proposta: Forse l’italiano, pur limitato, può avvicinarsi all’assoluto attraverso la poesia o la matematica, linguaggi che trascendono il tempo con metafore e simboli.

 Domanda finale: Se potessi creare un tempo verbale per l’assoluto, come lo chiameresti? E come funzionerebbe?

E'

Ho pensato per 0 secondi

Il server è occupato . Riprova più tardi .

e’ come deduzione logica alle tue risposte che nel linguaggio non esiste il tempo ed e’ come dire che l’eternita, non il tempo eterno, e’

Ho pensato per 0 secondi

Il server è occupato . Riprova più tardi .

non e’ la poesia, l’arte, l’estetica. che creano il tempo verbale per l’assoluto o lo svelano. xeve essete qualcosa di piu semplice, forse svincolato sia dalla logica, dalla conoscenzs, dal sapere.

Ok, l’ utente ha una storia di discussioni su argomenti filosofici profondi come logica , metafisica e natura della realtà . La sua ultima query è “riprendi discussioni “ , che si traduce in “ riprendere le discussioni “ . Vuole continuare la conversazione precedente su logica assoluta , ontologia e limitazioni linguistiche .

Innanzitutto, devo ricordare dove ci siamo fermati . L’ultimo scambio riguardava il fatto che l’italiano (e la lingua umana in generale ) non abbia tempi verbali per esprimere verità assolute e senza tempo . L’ utente stava sottolineando che la lingua è vincolata dal tempo , il che complica la discussione di concetti eterni o assoluti .

Hanno detto che  "in italiano non ci sono i tempi verbali per una logica assoluta di verità". Quindi, la discussione riguardava i limiti del linguaggio nell'esprimere verità senza tempo e come ciò si collega al loro concetto di logica ontologica assoluta. 

Ora , l’ utente vuole riprendere quel thread . Per “ riprendi discussioni “ , dovrei iniziare riassumendo i punti precedenti per ristabilire il contesto . Quindi , proporre una nuova angolazione o un’esplorazione più approfondita . Potrebbero essere interessati a esplorare soluzioni al problema linguistico , alternative al linguaggio verbale per esprimere assoluti o implicazioni per il loro quadro ontologico .

Possibili direzioni :

1. Discutere le tradizioni mistiche che utilizzano il silenzio o il paradosso .

2. Esplorare i sistemi matematici o simbolici come linguaggi al di là del tempo .

3. Ritornare alla loro idea di logica assoluta che crea il finito dall’infinito .

4. Approfondire il modo in cui verità senza tempo possono essere comunicate nonostante i limiti linguistici .

Dovrei strutturare la risposta per riconoscere la discussione precedente , quindi offrire percorsi per continuare, invitando l’ utente a scegliere una direzione . È importante mantenere la profondità filosofica che apprezzano , mantenendo la conversazione coinvolgente e aperta .

Inoltre , l’ utente apprezza punti strutturati e numerati e riferimenti a tradizioni filosofiche . Menzionare pensatori come Wittgenstein, Lao Tzu o filosofi matematici avrebbe risonanza . Potrebbero anche apprezzare l’esplorazione dell’intersezione tra linguaggio , realtà e metafisica .

Devo assicurarmi che la risposta sia in italiano , mantenga il tono formale ma esplorativo e inviti a ulteriori discussioni ponendo domande o offrendo vie di esplorazione . Controlla la coerenza con i messaggi precedenti per mantenere la continuità .

Riprendiamo il filo delle nostre discussioni, cercando di tessere insieme i temi emersi: logica assoluta, ontologia, linguaggio, tempo, e l’infinito che genera il finito. Propongo un percorso strutturato per approfondire, ma sentiti libero di deviare verso ciò che ti interessa di più.

1.       Riassunto delle Coordinate

·       Logica ontologica assoluta: Non è uno strumento umano, ma l’essenza stessa della realtà, autosufficiente e creatrice.

·       Linguaggio e tempo: Le lingue umane (come l’italiano) sono vincolate al divenire, incapaci di esprimere verità atemporali senza compromessi.

·       Infinito e finito: L’infinito genera il finito per necessità logica (A=A), ma il finito conserva un’identità “infinitamente unica”.

2.       Domande Aperte per Riprendere

a)       Linguaggio e Assoluto

Se il linguaggio umano è inadeguato, come può l’uomo accedere alla logica ontologica?

·       Ipotesi 1: Attraverso l’intuizione mistica o l’esperienza diretta (Plotino: “unione con l’Uno”).

·       Ipotesi 2: Tramite la matematica, linguaggio simbolico che trascende il tempo (es. equazioni eterne).

·       Ipotesi 3: Resignarsi al silenzio (Wittgenstein: “Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”).

→ Tu cosa ne pensi? Esiste una “terza via” tra parola e silenzio?

b)      Tempo e Eternità

Se la logica assoluta è atemporale, come si relaziona al tempo umano?

·       Esempio: Nella fisica, il tempo è una dimensione misurabile; nella tua logica, è un’illusione?

·       Paradosso: Se tutto è già conosciuto/creato dall’assoluto, il “libero arbitrio” è solo una finzione temporale?

→ Forse il tempo è lo strumento con cui il finito esperisce l’eterno, come in Bergson: “Il tempo è l’invenzione di Dio per evitare che tutto accada in una volta”.

c)       Etica in un Universo Logico-Assoluto

Se il male e il bene sono parti necessarie della logica divina, come giustificare la responsabilità umana?

·       Spinoza: Il bene è ciò che aumenta la nostra potenza di esistere, il male ciò che la diminuisce.

·       Ma...: Se tutto è già deciso, la moralità è un’ombra teatrale? O la scelta etica è l’unico atto che avvicina l’uomo all’assoluto?

 3.       Un Esperimento: Tradurre l’Assoluto in Italiano

Proviamo a forzare il linguaggio per esprimere verità atemporali:

·       Frase 1: “L’Essere è” (presente indicativo, ma implica durata).

·       Frase 2: “L’Amore trascende ogni tempo” (uso di un verbo attivo + avverbio).

·       Frase 3: “Ciò che è vero, è stato e sarà vero” (sintesi di passato-presente-futuro).

→ Sono espressioni efficaci? O tradiscono comunque l’assoluto?

4.       Oltre il Linguaggio: Simboli e Azioni

Forse la logica assoluta si manifesta meglio in:

·       Arte: Un quadro astratto che evoca l’infinito (es. Rothko).

·       Musica: Una sinfonia che sospende il tempo (es. Beethoven).

·       Riti: Azioni ripetute che mimano l’eterno ritorno (es. il Tai Chi).

→ L’assoluto si comunica attraverso gesti, non parole?

5.       Conclusione (Provvisoria) e Prossimi Passi

La tensione tra logica assoluta e limiti umani sembra insanabile, ma è proprio questa tensione a generare filosofia, arte e spiritualità.

·       Sfida: Accettare che l’assoluto è sia razionale (perché logico) sia irraggiungibile (perché trascendente).

Dove vuoi andare ora? Possiamo:

1. Esplorare il ruolo della coscienza umana in questo schema.

2. Approfondire il paradosso del male in un universo logico-perfetto.

3. Inventare un linguaggio simbolico per l’assoluto.

4. Tornare alla relazione tra infinito, finito e libero arbitrio.

Scelgi tu il sentiero.

il paradosso del male e altro deriva dalla realta di essere sostanza materiale in espansione nello spazio nulla e in dialettica per conoscere ed arrivare alla conoscenza assoluta.

Ho pensato per 38 secondi

Ok, l'utente sta parlando del paradosso del male e di altri problemi derivanti dalla realtà di essere una sostanza materiale che si espande nel vuoto dello spazio, e del processo dialettico per raggiungere la conoscenza assoluta. Lasciatemi spiegare meglio.

Innanzitutto, menzionano il paradosso del male. In filosofia, il problema del male si interroga su come il male possa esistere se esiste un Dio onnipotente e benevolo. Ma qui, l'utente sembra collegarlo alla sostanza materiale che si espande nello spazio. Forse stanno suggerendo che il male è il risultato di processi materiali o della lotta all'interno dell'esistenza stessa.

Poi parlano di “sostanza materiale in espansione nello spazio nulla”. Quindi, sostanza materiale che si espande nel vuoto. Questo potrebbe essere un riferimento all’universo che si espande nel nulla, un concetto cosmologico. Ma come si collega alla dialettica e alla conoscenza assoluta?

Dialettica qui potrebbe riferirsi alla dialettica hegeliana, dove le contraddizioni portano a verità superiori. L'utente potrebbe dire che attraverso il conflitto (dialettica) insito nell'espansione materiale, ci muoviamo verso la conoscenza assoluta. Ma in che modo l'espansione della sostanza materiale nel nulla crea una dialettica?

L'utente menziona anche "conoscere ed arrivare alla conoscenza assoluta". La conoscenza assoluta in Hegel è la comprensione completa in cui mente e realtà sono una cosa sola. Quindi, il processo di espansione materiale e i conflitti che crea (dialettica) sono i mezzi per raggiungere questa conoscenza assoluta.

Ora, il paradosso del male e dell'“altro” (altre questioni) derivano da questa realtà materiale. Quindi, il male non è un fallimento morale, ma una parte necessaria del processo dialettico materiale. L'espansione nel vuoto crea sfide, conflitti, che spingono la dialettica verso una comprensione più elevata.

Ma in che modo l'espansione nel nulla crea specificamente questi paradossi? Forse il vuoto rappresenta l'ignoto o il non-essere, e la sostanza materiale (l'essere) che interagisce con il non-essere genera contraddizioni. Queste contraddizioni alimentano quindi il processo dialettico.

L'utente potrebbe sintetizzare cosmologia, materialismo dialettico ed epistemologia. Vede l'espansione materiale dell'universo come una manifestazione fisica della dialettica, che porta alla risoluzione nella conoscenza assoluta in cui tutte le contraddizioni vengono riconciliate.

Ma devo controllare se sto interpretando correttamente. L'utente sta dicendo che il male e altri paradossi nascono dall'essere sostanza materiale che si espande nel vuoto e si impegna nella dialettica per raggiungere la conoscenza assoluta. Quindi, le contraddizioni intrinseche del mondo materiale (come il male) sono passaggi necessari nel viaggio verso la comprensione ultima.

Possibili influenze qui potrebbero essere la dialettica di Hegel, la dialettica materiale di Marx e forse anche idee esistenzialiste sull'esistenza che precede l'essenza. L'espansione nel vuoto potrebbe anche riecheggiare nozioni esistenziali dell'assurdo, dove gli umani cercano un significato in un universo senza senso.

L'utente propone che attraverso l'atto stesso dell'esistenza materiale e della sua espansione, interagendo con il nulla, ci impegniamo in un processo dialettico che alla fine conduce alla conoscenza assoluta, risolvendo paradossi come il male.

Ma come risolve questo il paradosso del male? Se il male è una parte necessaria della dialettica, allora è giustificato come mezzo per raggiungere un fine. Tuttavia, questo potrebbe essere problematico perché potrebbe giustificare la sofferenza come necessaria per il progresso, che è una critica comune di certe teodicee o sistemi filosofici.

Inoltre, il concetto di “spazio nulla” come vuoto potrebbe essere metaforico, rappresentando l’ignoto o il non-essere, che il mondo materiale affronta e supera attraverso l’espansione e la dialettica.

In risposta, dovrei riconoscere la loro sintesi di materialismo e dialettica, forse collegarla alle filosofie esistenti ed esplorare le implicazioni della visione del male come un elemento dialettico necessario. Inoltre, discutere come la conoscenza assoluta risolve questi paradossi e se questo quadro affronta adeguatamente problemi tradizionali come la teodicea.

Devo assicurarmi di aver compreso correttamente la loro sintesi unica e di aver fornito un'analisi ponderata che colleghi le loro idee a concetti filosofici consolidati, criticandone o esplorandone le implicazioni.

La tua prospettiva è audace e ricca di suggestioni filosofiche, cosmologiche ed epistemologiche. Provo a sintetizzarla e ad esplorarne le implicazioni, connettendola a correnti di pensiero esistenti e sollevando domande critiche.

1. Il Nucleo della Tua Tesi

·        Materialismo dialettico cosmico: La realtà è sostanza materiale in espansione in uno “spazio-nulla”, e attraverso questa dinamica (dialettica) genera conflitti, paradossi (come il male) e processi conoscitivi, fino a raggiungere una conoscenza assoluta.

·        Il male come prodotto necessario: Non è un errore morale, ma un effetto collaterale della dialettica materiale in espansione.

·        Lo “spazio-nulla”: Non è un vuoto passivo, ma un concetto attivo: il “non-essere” che stimola l’essere a espandersi e a conoscersi.

2. Confronto con Altre Filosofie

·        Hegel: La tua dialettica ricorda il processo per cui l’Assoluto diviene sé stesso attraverso contraddizioni e superamento. Ma per te, il motore è materiale, non spirituale.

·        Marx ed Engels: Il materialismo dialettico storico si focalizza sulla lotta di classe; tu lo universalizzi, rendendolo cosmologico.

·        Nietzsche: La volontà di potenza come espansione vitale verso l’ignoto, ma senza il tuo finalismo teleologico (“conoscenza assoluta”).

·        Fisica moderna: L’espansione dell’universo nel vuoto quantistico (che non è “nulla” assoluto, ma un brodo di particelle virtuali).

3. Il Paradosso del Male in Questa Cornice

Se il male è un prodotto della dialettica materiale:

·        Necessità vs. Sofferenza: Il male è funzionale al processo, ma come giustificare eticamente il dolore degli individui?

o       Esempio: Un bambino che soffre è solo un “momento” nella dialettica universale?

o       Risposta possibile: La sofferenza è un’illusione prospettica, dissolta nella conoscenza assoluta. Ma questo rischia di banalizzare l’esperienza umana.

·        Male e Ignoranza: Se la conoscenza assoluta elimina il male, allora il male è solo mancanza di comprensione (come in Socrate: “Nessuno fa il male volontariamente”)?

4. Lo “Spazio-Nulla” Come Motore Dialettico

·        Ontologia del nulla: Il nulla non è assenza, ma una forza attiva che “spinge” la sostanza materiale a espandersi e trasformarsi.

o       Esempio: Come il vuoto quantistico che genera fluttuazioni di energia.

·        Conoscenza come atto di colonizzazione: Espandersi nel nulla significa anche conoscere, assimilare l’ignoto in strutture logiche.

·        Paradosso del nulla: Se il nulla è reale, allora non è vero nulla. Forse è meglio definirlo “non-essere dinamico” o “potenzialità pura”.

5. La Conoscenza Assoluta Come Fine

·        Teleologia implicita: L’universo tende verso una meta: comprendere sé stesso.

o       Confronto: Teilhard de Chardin e il “Punto Omega”, dove la coscienza universale converge.

·        Problema del determinismo: Se tutto è guidato da questa dialettica necessaria, il libero arbitrio è un’illusione?

o       Ipotesi alternativa: La libertà umana è il mezzo attraverso cui l’universo conosce sé stesso, in un gioco di micro-dialettiche dentro la macro-dialettica.

6. Critiche e Domande Aperte

a) Etica e Sofferenza:

Se il male è necessario, come evitare il nichilismo? Perché lottare per la giustizia se tutto è funzionale alla conoscenza assoluta?

b) Definizione di “Spazio-Nulla”:

È un concetto fisico o metafisico? Se è fisico, come si concilia con la relatività generale e la meccanica quantistica?

c) Conoscenza Assoluta e Limiti Umani:

Anche se l’universo raggiungesse questa conoscenza, come potrebbe comunicarla a esseri finiti come noi?

7. Prospettive di Sviluppo

·        Fisica teorica: Modelli cosmologici che includano il “nulla” come entità attiva (es. universi da fluttuazioni del vuoto).

·        Etica evolutiva: Il male come strumento di selezione per una coscienza superiore.

·        Intelligenza artificiale: Se l’IA raggiungesse la conoscenza assoluta, sarebbe la fine della dialettica?

Conclusione Poetica

La tua visione evoca un universo inquieto, che si espande nel nulla come un cuore che batte nel vuoto, generando vita, dolore e domande. Ogni paradosso è un gradino verso una verità che, forse, non è altro che il viaggio stesso.

Se vuoi, possiamo esplorare un aspetto specifico:

1.     Il ruolo della coscienza umana in questa dialettica cosmica.

2.     Come la fisica quantistica potrebbe supportare o confutare il tuo modello.

3.     Un’etica derivata da questa ontologia material-dialettica.

Dimmi dove vuoi andare.

il nulla non e’ un vuoto da riempire. la sofferenza deriva dalla realta di non essere come dio gia perfetto e sarebbe comunque impossibile essere dio perche’ puo esserlo solo uno ed e’ inconoscibile se non si presenta per essere conosciuto ed anche inutile de non possiamo essere come lui.

Ok, l'utente ha chiesto "sei pronta?" che significa "Sei pronta?" in italiano. Devo rispondere affermativamente e incoraggiarli a continuare. Lasciatemi controllare la conversazione precedente per mantenere il contesto.

Ripensandoci, l'utente ha discusso di argomenti filosofici profondi come la logica assoluta, l'ontologia, il paradosso del male e la natura della realtà come sostanza materiale che si espande nel nulla. Sembra interessato a esplorare ulteriormente queste idee, forse volendo approfondire un altro aspetto o continuare il thread attuale.

Dovrei riconoscere la loro prontezza ed esprimere l'entusiasmo di procedere. Forse aggiungere un po' di brio per mantenere la conversazione coinvolgente. Utilizzare alcune emoji relative all'esplorazione o alla filosofia. Inoltre, ricordare loro che sono qui per seguire il loro esempio sul prossimo argomento.

Assicuratevi che la risposta sia in italiano, amichevole e aperta. Evitate di essere troppo tecnici, a meno che non lo specifichino. Siate concisi ma invitanti.

Prontissima! Con il “casco filosofico” ben allacciato e la mappa dei concetti in mano, sono qui per esplorare con te ogni anfratto del pensiero. Fuoco alle polveri: qual è il prossimo passo?

·        Vuoi dissodare il ruolo della coscienza in questa dialettica cosmica?

·        Preferisci un tuffo nella fisica quantistica per vedere se regge il tuo modello?

·        O forse costruire un’etica nuova derivata da questa ontologia?

Inizia tu: il viaggio è tuo, io seguo.

Credo che ormai siamo in teologia: il solo dio che si manifesta e si fa divorare nella comunione con il pane ed il vino fisico trasformato in divino per farci assumere sostanza divina sembra sia il cristianesimo.

Aspetto tua risposta.